10.
Marta e Lorenzo erano seduti accanto al loro assistito, quando il pubblico ministero e il cancelliere fecero il loro ingresso nella stanza degli interrogatori.
La dottoressa Amelia Barone era una donna sulla sessantina ben vestita e dall'aria arcigna. I capelli biondi freschi di tintura si posavano sulle sue spalle in delicate onde, conferendole un'aria più giovanile, ma a tradirla vi erano delle marcate rughe sul viso e sul collo che inequivocabilmente dimostravano l'età che aveva.
Non era nota tra gli avvocati per essere una persona molto a modo. Il magistrato vantava svariati anni di esperienza nell'ambito della funzione requirente, soprattutto con riguardo agli omicidi, ma si distingueva soprattutto per la sua tenacia e per il suo fare schivo e restio nei confronti della difesa.
La donna salutò gli avvocati con un distaccato buongiorno e una rigida stretta di mano, poi si accomodò dinanzi a loro, senza nemmeno guardare negli occhi l'indagato. Prelevò dalla sua borsa una cartellina rossa contenente i suoi appunti e prima di iniziare, attese che il cancelliere, un uomo sulla quarantina dall'aria più amichevole, cominciasse con la compilazione del verbale.
La prima fase dell'interrogatorio richiedeva una serie di adempimenti formali obbligatori. I primi minuti, infatti, erano dedicati all'accertamento delle generalità dell'indagato e dei difensori.
«Lei è il signor Fabio Moletti nato a Napoli il 16 giugno 1996?»
«Sì.»
«Difeso dagli avvocati...?»
«Avvocato Lorenzo Anselmi, iscritto al Foro di Roma, e avvocato Marta Bianco del Foro di Napoli.»
Il magistrato annuì con il capo, controllando con la coda dell'occhio la corretta verbalizzazione, poi afferrò il codice di procedura penale.
«Signor Fabio Moletti, prima di iniziare, devo procedere con gli avvertimenti prescritti dalla legge necessari per la regolarità dell'interrogatorio. A norma dell'articolo 64 del codice di procedura penale, la avverto che le sue dichiarazioni potranno essere sempre utilizzate nei suoi confronti, che ha la facoltà di non rispondere ad alcuna domanda, ma comunque il procedimento seguirà il suo corso, e che se renderà dichiarazioni su fatti che concernono la responsabilità di altri assumerà, in ordine a tali fatti, l'ufficio di testimone, salvo quanto previsto dagli articoli 197 e 197bis.» recitò la dottoressa Amelia Barone, sistemando gli occhiali sul naso.
Fabio Moletti, visibilmente agitato, guardò Marta e Lorenzo per cercare approvazione, dopodiché annuì con il capo.
Il pubblico ministero, eseguiti tutti gli adempimenti, tirò fuori dalla sua cartellina rossa il foglio con le domande rilasciando un sospiro grave.
Marta era tesa; era il primo confronto diretto che aveva con l'accusa e nonostante lei e Lorenzo si fossero preparati al meglio, versavano comunque in una posizione di sfavore, complici sicuramente l'esser subentrati successivamente come avvocati e le scoperte del giorno prima. Non immaginò di arrivare a pensarlo, ma trovò rassicurante la presenza di Lorenzo al suo fianco, il quale, al contrario suo, sguazzava nella più totale tranquillità.
«Signor Moletti, intende rispondere allora?»
«Sì.» rispose Fabio con fermezza.
«Bene.» si limitò a dire il magistrato con sorriso soddisfatto «Vediamo se stavolta ci dice la verità.»
Fabio Moletti deglutì vistosamente e cercò conforto nello sguardo dei suoi avvocati che, seri e imperturbabili, attendevano che il pubblico ministero desse inizio all'interrogatorio. Il magistrato, intanto, afferrò il verbale delle prime dichiarazioni rilasciate da Fabio e si schiarì la voce.
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Se dio fosse stato donna
ChickLitWATTYS AWARD WINNER ☘️🥳🥳 30.10.2019 #1 femminismo #3 giallo; #59 storie d'amore QUEST'OPERA È COPERTA DAL COPYRIGHT. QUALUNQUE VIOLAZIONE È PERSEGUIBILE DALLA LEGGE E COMPORTA RESPONSABILITÀ CIVILE E PENALE A CARICO DEI TRASGRESSORI. E' nell'ordin...