38.
Marta aprì debolmente gli occhi, ma tutto le appariva sfuocato. Sentiva un terribile dolore alla testa e avvertiva un fluido scorrerle sulla tempia. I suoi sensi erano intorpiditi, ma il suo corpo era in movimento.
Non si stava muovendo con le sue gambe, qualcuno la stava trascinando.
Si sforzò di guardare alla sua sinistra e vide il profilo di Vittorio Spinelli.
Come un lampo accecante che le fece girare la testa, ricordò tutto. Vittorio Spinelli l'aveva colpita e quello sulla sua tempia era sangue.
Marta emise un lamento e provò a svincolarsi. Le forze però le mancavano e lei sentiva solo il bisogno di assopirsi.
Vittorio Spinelli la teneva stretta a sé, mentre la trascinava per via Giovanni Paladino in direzione della sua auto.
Marta si sentiva particolarmente costretta e guardando verso il basso, si rese conto di indossare il parka del ragazzo sopra al cappotto e il cappuccio sulla testa per coprire la ferita.
«Ti sei ripresa!» commentò Vittorio con un mezzo sorriso.
Marta si contorse su se stessa e tentò di piegare il ginocchio per allontanarlo. A ogni movimento, però, terribili fitte le colpivano il capo e si ritrovava a tremare come una foglia, ansimando per il dolore.
«Non ti muovere.» ordinò perentorio il ragazzo.
Marta provò a disobbedire. Puntò i piedi a terra e cercò di allontanarlo con una mano.
«Lasciami andare!» sussurrò in quello che nella sua mente era stato pensato come un urlo.
Il ragazzo sbuffò stizzito e la strattonò con più forza per costringerla a collaborare. Marta strinse i denti, si sforzò di resistere, ma si accasciò su di lui come un sacco di patate.
La fronte sbatté sul suo petto e un gemito ansante fu soffocato sul maglione. Rimase in quella posizione, tremando, con dei fischi che le assordavano le orecchie e la gola che bruciava a causa di quel pianto che non aveva nemmeno la forza di far uscire fuori.
«Ti prego...» gemette affranta «...lasciami andare!»
«Oh, avvocato! Non si preoccupi, farò in modo che sia rapido e indolore!» le sussurrò lui suadente, con un tono di voce così schifosamente viscido da scuoterle lo stomaco.
Lui parlava di come l'avrebbe uccisa come un qualcosa da pregustare. E ne rideva, perché Marta, benché non riuscisse nemmeno a guardarlo in faccia, lo immaginava con un sorriso terrificante.
Afferrò il suo maglione con le unghie, provò a graffiarlo, sperò di fargli male. Provò a ignorare quel bisogno di accasciarsi, chiudere gli occhi e non sentire più nulla, di sfuggire a quel terribile dolore al capo, ai muscoli intorpiditi, al freddo che sentiva dentro, alla paura paralizzante. Il suo compito era quello di restare lucida. E di pregare, affinché Lorenzo venisse in suo soccorso prima che fosse troppo tardi.
Pensò a lui, a come doveva sentirsi in quel momento, a quanto era stata stupida a non dirgli almeno una volta che lo amava.
Cominciò a piangere violentemente. Ogni singhiozzo era una fitta nel petto, un rimpianto che scappava via dalla bocca.
«Shh! Non fare così!» la rassicurò Vittorio con un soffio «Se ti può consolare, non c'è mai stata una via d'uscita per te. Hai firmato la tua condanna a morte nel momento esatto in cui hai accettato di vederti con me stasera. Seguirmi, mi ha solo evitato uno sforzo in più.»
Marta emise un lamento e il pianto si fece più disperato. Il ragazzo rise compiaciuto dell'arrendevolezza della donna, che sempre si era mostrata algida e contenuta. Vederla frignare come una bambina lo inondò di un senso di onnipotenza che lo elettrizzò in ogni cellula del suo essere.
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Se dio fosse stato donna
ChickLitWATTYS AWARD WINNER ☘️🥳🥳 30.10.2019 #1 femminismo #3 giallo; #59 storie d'amore QUEST'OPERA È COPERTA DAL COPYRIGHT. QUALUNQUE VIOLAZIONE È PERSEGUIBILE DALLA LEGGE E COMPORTA RESPONSABILITÀ CIVILE E PENALE A CARICO DEI TRASGRESSORI. E' nell'ordin...