▶Chapter 14

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Quella notte feci un incubo terribile. Nel bel mezzo del mio sogno comparve Louis. Sì, era proprio lui che sorrideva allegramente, come non mai.

Un sorriso accattivante il suo, accattivante di tenerezza e nostalgia. Aveva delle ali, ali bianche impiantate sulle sue spalle come quelle degli angeli, maestose e soffici.

Si trovava nel bel mezzo, al centro della strada, fino a quando la sua immagine si offuscava nel nulla ed un enorme taxi rovinava la sua presenza che si ingrigiva, per poi corrermi addosso.

Mi svegliai di colpo.

Nonostante il tempo passato, quel maledetto giorno continuava a perseguitarmi in tutti i modi possibili come avrebbe potuto essere perseguitato un killer.

Mi alzai dal letto e il cuore rimbombava nel petto. Appoggiavo la mano per sentirlo e per calmarmi.

Erano le 08.30 e neanche quel giorno avrei messo piede al giornale, ed infatti non ci andai.

Mi sollevai con fatica dal letto scaraventando con rabbia le lenzuola ora blu e inodore della pensione. Una volta messo i piedi a terra ed infilato le mie pantofole, andai in bagno specchiando il mio volto su quella superficie clonata ed argentata. Aprii il rubinetto facendo scorrere dell'acqua gelida che avrei buttato sul mio viso, pretendendo di risvegliarmi da quello stato confusionale una volta per tutte.

Uscii da lì con ancora il viso umido e freddo prendendo subito l'ultima bottiglia di alcolico che era rimasta sul tavolo, e ne bevvi un sorso.

... Dopo una ventina di minuti, quel sorso ne aveva trascinati degli altri, tanto da lasciare la bottiglia mezza vuota ed il bicchiere mezzo pieno.

Mi sentivo completamente assente e persa. Ero davvero senza speranze e non potevo far altro che immaginare o sognare ad occhi aperti una realtà che non stavo vivendo e che non avrei mai vissuto. Una realtà in cui tutto andava per il meglio, al giornale era una vera e propria bomba; Liam sarebbe venuto a prendermi da casa per portarmi fuori, magari al cinema in compagnia di amici. Jasmine non era mai stata la ex donna del mio ragazzo, avrebbe amato solo ed esclusivamente il suo moro Zayn ... Magari quei due maschietti sarebbero andati d'accordo parlando di carriere, seppure con scopi diversi. Jerry avrebbe continuato a sfornare hot dog e pizze farcite a più non posso allargando la sua gestione, magari altrove, e Louis, invece, si sarebbe sistemato trovando un'occupazione migliore, e noi l'avremmo ospitato in casa fin quando non saremmo state scoperte dalla proprietaria di quell'appartamento che ci avrebbe cacciate o fino a quando quel ragazzo non avrebbe trovato qualcosa di migliore di quella roulotte arrugginita.

Aprii la finestra e mi affacciai sul balcone della pensione, pensando che fino a quel momento quel terzo ed ultimo piano, non mi era mai sembrato così alto.

Alzai un dito verso il cielo azzurro, come i suoi occhi, potendo sentire quasi sul mio polpastrello che consistenza avesse quel colore, pensando a quante cose e avventure demenziali avrei potuto vivere ancora insieme a lui.

Ma avrei dovuto farmene una ragione.

Ero ubriaca alle 10.00 di mattina, ubriaca come avrebbe potuto esserlo un adolescente di quindici anni, ma di sogni.

Ubriaco di sogni.

La mia ubriachezza era diversa, alcool e martirio, un mix non poi tanto positivo. Pensai di farla finita e di chiudere con quello schifo di vita che mi sarebbe rimasta da portare avanti.

Non volevo, non ne potevo più! Nonostante tutti i suoi segnali che mi ritagliavano un pizzico di felicità nell'arco di un'intera giornata, davvero proprio non ne potevo più. Chissà come sarebbe stato bello il mondo, lassù, dove c'era lui. Alzai una gamba portandola al difuori della ringhiera e con una mano occupata dalla bottiglia, cercai di sedermi a cavalcioni sulla struttura in ferro del balcone.

" Goodbye "Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora