Capitolo 4

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Katlin

Primo giorno di scuola, avevo l’adrenalina a mille. L’edificio era enorme, c’erano aule per la sartoria, per le sfilate, biblioteche e molto altro. Per mia fortuna gli alunni del primo anno venivano affiancati da quelli del secondo in molte lezioni, così non sarei stata da sola.

Le prime due ore furono di presentazione dei corsi e di divisione in gruppi, nei quali dovevamo scegliere noi con chi stare. In ogni gruppo dovevano esserci due ragazzi del primo anno e due del secondo. Il mio gruppo era formato da Alex, Veronica, una ragazza bassina con gli occhiali e Leonardo, un ragazzo del primo anno pieno di tatuaggi.

«Come creatore di questo gruppo mi pare giusto essere anche il leader» esordì Alex.

«Perché, ne abbiamo bisogno? Non possiamo semplicemente decidere tutti insieme?» chiese Leonardo.

«Non hai sentito la spiegazione? Ogni gruppo deve avere un leader, questo dovrà esporre tutti i progetti durante le sfilate, però non decide niente. Alex vuole solo mettersi in mostra, lo era anche l’anno scorso» disse Veronica.

«Sapete tutti che sono un tipo che non vuole passare inosservato» disse facendo una piroetta seguita da un inchino, facendoci ridere.

«Va bene, fai quello che ti pare, basta che lavori!» dissi.

«Gattina ti ricordo che l’anno scorso sono uscito con il massimo dei voti, devi sentirti onorata a far parte del mio gruppo. Sono il re del Fashion Lab!» mi misi in ginocchio e dissi «Oh vostra maestà, scusate la mia sfiducia nei vostri confronti, riuscirete a perdonare questa povera suddita?» tutti risero ma Alex mi tenne il gioco.

«Forse. Dipende se mi procuri un appuntamento con un bel manzo, magari con il tuo coinquilino»

«Mi dispiace ma come sa, lui è interessato al genere femminile, ma posso vedere di trovarvi un “manzo” adatto a lei»

«Ok ok, ora basta, mi state facendo morire» disse Leonardo. Alla fine mi alzai e mettiamo fine alla scenetta. Il resto della mattinata fu altrettanto rilassante, era bello lavorare con persone che avessero la mia stessa passione e soprattutto era bello essere me stessa.

Chiacchierando durante l’ora di sartoria, scoprii che Veronica era una ragazza molto timida. Studiava per diventare truccatrice, cosa che mi stupì visto che aveva solo un filo di eyeliner per accentuare l’occhio castano. Mi raccontò delle sfilate dell’anno passato, di tutti gli abiti strani che si era messo Alex durante le presentazioni e degli scherzi che aveva fatto agli altri studenti, ma la cosa che mi interessava di più erano le possibilità di partecipare a vere sfilate con stilisti famosi, non quelle che si tenevano per esporre i progetti, ma quelle per vendere il proprio marchio.

«I professori volevano che Alex ci partecipasse, dicono che è molto portato, ma lui è fissato con la storia del modello e dire che è difficilissimo avere la possibilità di parteciparvi, solo i migliori studenti possono farlo»

«Voglio essere una di quelli● affermai decisa.

“Se ti impegni ci riuscirai e noi ti aiuteremo per quanto possibile”

«Grazie mille»

Veronica era una ragazza davvero dolce, speravo con tutto il cuore che diventasse una grande truccatrice. Di sicuro io l’avrei assunta per ogni sfilata.

Dopo l’ora di sartoria ci dividemmo con quelli del secondo anno per le lezioni del primo anno, così ci ritrovammo soli io e Leonardo.

«Ora che abbiamo?»  chiese.

«Inglese. Speravo di non avere più a che fare con questa roba, faccio davvero pena»

«Se vuoi ti posso dare una mano, sono abbastanza bravo»

«Non l’avrei mai detto»

«Sono un tipo da mille risorse»

L’ora trascorse con me che non capivo niente e Leonardo che prendeva appunti come un professionista. Era ufficiale, avevo bisogno d’aiuto. Tra una lezione e l’altra parlai con Leonardo. Scoprii che voleva fare anche lui lo stilista, che gli piaceva l’arte in ogni sua sfaccettatura, infatti non solo disegnava vestiti ma dipingeva e suonava la chitarra. Ero incuriosita dai suoi tatuaggi così gli feci qualche domanda.

«È una forma d’arte. È come se il mio corpo fosse una tela che voglio riempire con i ricordi più preziosi»

«Praticamente ti trasformi in arte pura»

«Forse, non ci avevo mai pensato, ma in fondo noi siamo già arte» mi piaceva questa frase.

«Qual è il tatuaggio a cui sei più affezionato?»

«Il budino» Si era davvero tatuato un budino? Un ragazzo grande e grosso come lui aveva un budino tatuato da qualche parte?! Non riuscii a trattenermi, scoppiai a ridere nel bel mezzo della lezione di storia dell’arte. Il professore mi guardò male così mi scusai e cercai di trattenermi. Leonardo mi sorrise. Aveva le labbra fini, mi ricordava un po il becco di un'anatra. Un'anatra che sorride. Inizia ad immaginarlo con il becco e le piume tutte tatuate, non sarei riuscita a trattenermi a lungo, per fortuna la campanella suonò. Corsi in corridoio e ricominciai a ridere.

«Vabbè che è un tatuaggio particolare, ma è il mio preferito!» disse Leonardo uscendo dalla classe.

«Scusa, scusa. Dammi un minuto» feci dei respiri profondi «non è solo per il tatuaggio» dissi asciugandomi una lacrima.

«Allora cosa?»

«Te lo dico se prometti che non ti arrabbi» i suoi occhi azzurri, poco più scuri dei miei, mi fissavano con aria interrogativa, alla fine annuì.

«Quando mi hai sorriso ho pensato ad una papera, così ho immaginato una tua versione papera e ti giuro eri buffissimo» scoppiai a ridere e lui con me.

«Ok mi ritengo offeso» disse scherzando.

Quando rideva era davvero carino, gli occhi si illuminavano e sembrava avere il vizio di mettere le mani nel ciuffo biondo scuro mentre rideva, l’aveva fatto anche prima.

«Dai ora dimmi perché il budino»

«Perché mia madre mi chiama sempre Pudding, cioè budino in inglese, così mi ricorda lei»

Ripensai ai miei, forse avrei dovuto farmi qualcosa anche io, qualcosa che mi ricordasse di loro.

«Sei davvero dolce, proprio come un budino, mi sa che ti chiamerò anche io così!»

«Basta che non lo fai davanti ad Alex, mi prenderebbe in giro per il resto della mia vita»

«Affare fatto, pudding»

La scuola finì in un batter baleno tra le chiacchiere con i ragazzi. Non vedevo l’ora di tornare a casa e fare un video su questo meraviglioso primo giorno! Aprii la porta e non c’era nessuno, logico, Dario lavorava. Andai in cucina per mangiare qualcosa e trovai un suo biglietto “Chiamami quando torni, voglio sapere com’è andata e ricordati che devi chiamare Simone p.s. in frigo c’è della pizza per te”

Aprii il frigo e presi la pizza, Margherita, ti pareva. Mentre addentavo la fetta di pizza chiamai mio fratello e gli dissi qualche cavolata sulle lezioni a cui credette, lo salutai e riattaccai. Non mi andava di chiamare Dario perciò messaggia un Po con i ragazzi del gruppo. Creammo un gruppo su Whatsapp, ci chiamammo “gli stilosi”, ovviamente scelto da Alex. Era il momento di occuparsi del blog.

«Ciao ragazze! Bentornate su Kittystile, il canale della moda fai da te! Lo so, è da un Po che non aggiorno, ma ho avuto molto da fare. Come avrete notato questa non è la solita location, bè ho una grande novità. Mi sono trasferita a Milano! Voi vi chiederete il perchè, beh… OGGI HO INIZIATO I CORSI AL FASHION LAB! Sono felicissima di condividere questo con voi! Sono sicura che questo migliorerà i miei lavori e questo canale! Ho conosciuto delle persone fantastiche, non vedo l’ora di presentarvele!» raccontai del primo giorno e dei ragazzi, poi salutai tutti, ringraziandoli per essere sempre presenti. Era stata una giornata lunga ma molto divertente. Mi andai a cambiare, mettendomi la maglietta dei Kiss e un paio di pantaloncini da yoga.  Fu dura fare gli esercizi di inglese per il giorno dopo, ero molto stanca, così decisi di fare un pisolino sul divano.

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