Notte

102 7 0
                                    

Narwa aprì gli occhi.

Si rigirò nel letto, ancora assonnata, poi si alzò.

Erano passati cinquant'anni da quando Sauron l'aveva trovata, lei però cresceva molto lentamente, dimostrava circa cinque anni.

Indossò una tunica rossa e nera, si lavò il volto e si pettinò i capelli, dopodichè uscì dalla sua stanza, diretta a quella di Sauron.

Era ancora molto presto, e lei voleva andare a svegliarlo.

Da quando la luce dei due Alberi si era innalzata da Valinor, Melkor aveva oscurato la Terra di Mezzo con fumi e vapori nerastri, in modo che un'ombra perenne giacesse nel cielo, a protezione dei suoi servi, che odiavano la luce più di ogni altra cosa. A regolare lo scandire del tempo era un fuoco magico, che bruciava in torce o candelabri appesi ovunque ad Utumno, fuoco che seguiva l'alternarsi dei due Alberi, affievolendosi o innalzandosi a seconda della luce di Telperion o di Laurelin.

Aperta delicatamente la porta, però, non trovò nessuno all'interno. Doveva essersi già alzato, oppure non aveva proprio dormito, perciò andò a cercarlo.

Per prima cosa andò nella sala del trono di suo padre, ma trovandola deserta scese nelle fucine, dove era solito passare molto del suo tempo.

Anche quelle però erano vuote, e non sapendo dove andare ancora si diresse nella stanza di Melkor.

Aprì la porta, e un fitto buio la avvolse.

Nella stanza di Melkor non si trovavano quasi mai candele accese, lasciando spazio ad un buio assoluto.

A Narwa però quel buio era sempre piaciuto. Le era familiare, e la avvolgeva come una coperta.

Oltretutto, anche se non vedeva nel buio, percepiva chiaramente gli oggetti e le persone vicine.

Aperta la porta, un debole spiraglio di luce si introdusse nella stanza, che le permise di vedere Sauron e Melkor abbracciati, mentre dormivano nel grande letto del secondo.

Facendo attenzione a non urtare le innumerevoli armi sparse sul pavimento, arrivò fino al letto, dove si arrampicò e si intrufolò nel letto, tra Melkor e Sauron.

"....Narwa... che ci fai sveglia...è presto... su dai, torna a dormire" mormorò Sauron, che aveva aperto debolmente gli occhi.

"Ma non ho sonno"

"Ma devi dormire comunque"

"Allora... posso restare qui a dormire?"

"Cosa succede? Narwa cosa ci fai qui? Dovresti essere a dormire" disse una voce profonda e cavernosa.

"Ma papà non ho sonno! Mamma dice che posso restare qui a dormire"

"Io non ho mai detto una cosa simile! E poi, quante volte ti ho detto di non chiamarmi mamma?"

"Tante, però..."

"Insomma, sono un maschio?"

"Allora papà va bene?"

"Assolutamente no! Sono io tuo padre, solo io" esclamò Melkor, leggermente infastidito

"Allora mamma va bene" esclamò la piccola, abbracciando Sauron.

Sauron levò lo sguardo esasperato verso il suo Maestro, che gli rispose con un piccolo sorriso di scuse.

"Però io non ho sonno"

"Non importa. Puoi restare, ma devi dormire"

"Ma..." uno sguardo di Melkor le bastò per capire che non doveva andare oltre "va bene" disse, accoccolandosi meglio tra i due Ainur.

Con un gesto della mano, Melkor fece chiudere la porta, e dopo aver dato un veloce bacio a Sauron,  avvolse la figlia e il compagno in un abbraccio, e chiuse gli occhi.
































Figlia del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora