Scomode rivelazioni

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Melkor era seduto sul suo trono, quando iniziò tutto.

Dapprima un forte boato, da far tremare la terra, e poi un dolore lancinante alla testa, come se qualcuno la stesse perforando con dei chiodi.

Si contorse sul trono, prendendosi la testa tra le mani.

Cercò di confinare il dolore in una piccola parte della mente, pensando a Sauron e a Narwa.

Si alzò, e appoggiandosi alle pareti si trascinò fino alle fucine, dove sapeva che l'allievo stava lavorando.

La scena che gli si prospettò davanti fu preoccupante.

Sauron da un lato, raggomitolato a terra, con la testa fra le mani, che si contorceva emettendo urla disumane. Dall'altro Narwa, svenuta sul pavimento, supina, con intorno un cerchio di fiamme.

Si diresse per prima cosa dall'allievo.

Gli prese la testa tra le mani, e guardandolo negli occhi cercò di confinare il dolore anche nella sua mente.

Lentamente, gli occhi di lui diventarono più vividi, e la patina opaca che prima era stesa sull'iride si dissolse.

La pupilla si ingrandì, e Sauron scosse più volte la testa, riprendendosi, per poi chiedere con voce roca: "Che cosa è successo?"

"Non lo so... ero seduto sul mio trono, quando ho sentito un forte boato, e poi è arrivato il dolore. Tu non ricordi nulla?"

"Non molto. Avevo appena finito di lavorare qui, poi è arrivata Narwa"

"Ha avuto un altro incubo?"

Sauron annuì piano.

"Si era avvicinata ad un braciere, per scaldarsi. Io le sono venuto accanto, e poi l'ho abbracciata, per consolarla. Piangeva, era sul punto di avere una crisi di nervi. Poi si è avvicinata alle fiamme, come in trance ed ha steso una mano nel fuoco, che si è innalzato all'improvviso, ed ha incominciato ad avvolgerla. Quando l'ha avvolta completamente, è scoppiato una specie di terremoto, un forte boato e poi il dolore. Da lì non ricordo altro"

"Portiamola intanto a letto" disse Melkor, cingendo con un braccio la vita di Sauron.

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Fiamme.

Era circondata completamente da fiamme che lambivano il terreno, e che si innalzavano fino al cielo.

Tutto l'ambiente intorno a lei era di sfumature arancioni.

Si guardò le mani.

Erano ricoperte di strane squame dorate, che risalivano fino al gomito, dove scomparivano lentamente, lasciando il posto alla sua pelle, che però era nera, come l'ossidiana.

Potenti ruggiti squarciarono l'aria, mentre un'enorme animale avanzava verso di lei.

Il corpo era grande quanto una montagna, e le squame completamente nere.

Squame, sì, perchè si trattava di un'enorme rettile.

Altri animali simili volteggiavano in cielo, mentre ad ogni passo di quella bestia la terra tremava.

"Draghi..." sussurrò Narwa, estasiata dal potere che emanavano quelle creature.

Il drago nero emerse dalle fiamme, e si erse in tutta la sua grandezza.

Spalancò le ali, nere come la notte, e ruggì. Poi protese il gigantesco muso verso di lei, che alzò una mano, a toccare quelle bellissime squame.

Appena la sua mano sfiorò il muso di quel maestoso drago, un forte calore si fece strada nel suo corpo.

"TROVACI...." sussurrò la creatura. "richiamaci, mia signora"

Poi si fece nuovamente tutto buio, e lei si sentì precipitare nel vuoto.

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Avevano steso Narwa sul letto, sotto le coperte.

Poi avevano deciso di restare lì a vegliarla, per assicurarsi che non succedesse niente di simile a prima.

Erano passate due settimane, ma lei non accennava a svegliarsi.

Melkor e Sauron si davano il cambio, restando sempre nella sua camera.

Erano stanchi, e preoccupati, poichè le condizioni di Narwa non erano migliorate.

Melkor era appoggiato contro il muro, leggermente in ombra, quando con la coda dell'occhio colse un movimento.

Si avvicinò a Narwa, che aveva incominciato a tremare.

Chiamò Sauron, che si avvicinò anche lui, preoccupato.

Ad un tratto, Narwa spalancò gli occhi, e l'oro dell'iride si espanse, fino a coprire tutto il bianco. La pupilla si allungò, fino a diventare verticale, e la pelle si scurì, fino a diventare completamente nera. I denti si trasformarono in candide zanne, il naso si appiattì e le narici si allungarono, come quelle di un rettile.

Piccole squame dorate comparvero sulla pelle, e l'espressione del viso mutò, e un ringhio animalesco fuoriuscì dalla gola.

Gli occhi saettarono verso Sauron, e lei con un balzo gli fu sopra.

Ringhiò nuovamente, e alzò un braccio, ricoperto di squame, di cui le unghie della mano si erano allungate in artigli, e avrebbe ferito Sauron, se Melkor prontamente non fosse scattato in avanti, intrappolandola tra le braccia.

Narwa cercava di divincolarsi, senza successo, poichè Melkor incurante dei morsi e dei calci la teneva stretta.

Lentamente smise di muoversi, le squame scomparvero, la pelle tornò dell'originario colore, le zanne ridiventarono normali denti e il dorato degli occhi tornò ad essere circoscritto nell'iride. La pupilla restò verticale, anche se molto meno rispetto a prima.

Si guardò intorno confusa, per poi chiedere con voce spezzata. "Che cosa ho fatto?!", per poi scoppiare a piangere.

Melkor si inginocchiò davanti a lei, le prese le mani tra le sue, e insieme a Sauron cercò di spiegarle che quella che aveva cercato di ucciderli non era lei, e che l'avrebbero aiutata.

Lei però scosse la testa e gli disse:"Voi non capite. Non ero incosciente, o in trance. Io volevo uccidervi. Ero io quella. Fa parte di me, e presto ricapiterà. Non potete aiutarmi. Non voglio che succeda di nuovo."

"Non esiste. Quella non è una scelta contemplabile." disse Melkor, intuendo come quel discorso sarebbe finito.

"Non importa quante volte cercherai di ucciderci, volente o nolente. Noi saremo sempre lì pronti ad aiutarti e a consigliarti. Insieme ne capiremo di più, e ti aiuteremo a gestirlo." la rassicurò Sauron.

"Dopotutto, siamo comunque immortali. Tutti e tre." concluse Melkor.

Dopodiché, entrambi la abbracciarono.

"Grazie..." sussurrò lei.

Figlia del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora