Fumo e macerie

50 2 0
                                    

Narwa era acquattata nel fogliame, in attesa.

I muscoli tesi, pronta allo scatto che avrebbe decretato la fine della sua preda.

Un maestoso cervo, dalle imponenti corna, che si stava abbeverando in un ruscello poco avanti. Un esemplare magnifico, degno trofeo per la sua caccia.

Improvvisamente, un forte terremoto scosse la terra, facendo scappare l'animale.
Mentre la terra continuava a tremare, lei corse fuori dal boschetto in cui si trovava. Appena sbucata fuori dagli aberi venne accecata da una fortissima luce, che si dirigeva verso Utumno.
In un lampo fu in groppa a Temblor, che l'aspettava poco lontano, spronandolo al galoppo.

In breve tempo fu alla nera fortezza, che normalmente sarebbe distata giorni a cavallo di mannari, ma l'imponente stallone aveva sviluppato un dono particolare, ovvero una velocissima galoppata.
Era ormai in grado di percorrere enormi distanze in pochi attimi, cosa che risultava enormemente utile in casi come questo.

Smontata dal dorso di Temblor, Narwa corse subito negli appartamenti di Melkor, che trovò in una stanza, intento ad avvolgere con un pesante mantello un grosso fagotto.

"Padre!" Urlò Narwa, mentre un'altra scossa fece tremare la fortezza.

"Cosa sta succedendo?"

"I Valar. Hanno scoperto cosa stiamo realizzando, si dirigono qui per distruggere tutto"

"Allora dobbiamo andarcene! Sbrighiamoci, se partiamo subito abbiamo ancora una speranza di riuscita!"

"No. Cercano me, non avranno pace finché non mi troveranno."

"Ma se scappiamo a nord non ci troveranno mai tra i ghiacciai e le bufere di neve."

"Percepiscono la mia presenza, in ogni luogo. Se venissi con te non avresti scampo. Devi prendere un manipolo di orchi e di mannari e dirigerti a nord-ovest. Quando troverai il mare potrai tornare indietro. Io li fermerò, ma per farlo ho bisogno di saperti al sicuro, lontano da qui."

"No io non ti lascio. Non potrei mai farlo."

"Non temere. Tornerò da te, te lo giuro."

Un altro terremoto, più forte di tutti gli altri, scosse le fondamenta della fortezza, facendo tremare le pareti, e facendo rovesciare armi e oggetti di ogni sorta.

Entrambi caddero in ginocchio.
Melkor prese il fagotto da terra e lo spinse tra le braccia di Narwa.

"Sbrigati! Non mi resta molto tempo, ormai sono quasi arrivati. Devi andartene subito! Dentro ci sono vestiti caldi, cibo ed acqua." Concluse, indicando il fagotto.

La strinse in un ultimo abbraccio, per poi allontanarla da sè.

Quando l'ultima parte del suo corpo si staccò da quella del padre, Narwa sentì un rumore come di un laccio spezzato, e seppe nel suo cuore che non avrebbe rivisto Melkor per molto tempo.

Corse fuori dalla fortezza, e radunati quanti più orchi e mannari potè, salì in groppa a Temblor e al galoppo si diresse a Nord.

----

Narwa era stremata.

Erano anni che vagavano nei ghiacci del nord, alla ricerca del mare.

Durante il giorno camminavano, avanzando inesorabilmente verso una meta che non sapevano se esistesse oppure no.

La notte, si rintanavano in buchi scavati sotto lo spesso strato di neve.

Molti orchi erano morti, ed erano stati costretti a mangiarli per sopravvivere. Molti altri si erano ribellati, ed avevano ucciso e mangiato anche quelli.

Figlia del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora