Narwa cavalcava nella notte, sul suo splendido stallone nero, Temblor.
Mancava da Utumno da ormai tre settimane, e si era spinta più in là di quanto avesse mai fatto, arrivando sulle sponde di un lungo lago cristallino.
Scese dalla groppa di Temblor, lasciandolo libero di abbeverarsi, e inginocchiatasi sulla sabbia candida della riva, si sciacquò il volto e bevve avidamente quella pura e fresca acqua.
Stava per rimontare in sella quando scorse del movimento dall'altra parte del lago.
Silenziosamente si avvicinò, sfoderando una delle due nere spade che aveva imparato a maneggiare perfettamente.
Nascosta tra le fronde degli alberi spiò quello che a prima vista sembrava un accampamento.
Lentamente e senza fare rumore rinfoderò la spada.
Strani esseri dalla forma simile alla sua, vestiti di candide tuniche, riposavano sulla sabbia, si rincorrevano tra di loro, o danzavano leggiadri.
Alcuni scrutavano il cielo pieno di stelle, come non lo era mai stato.
Lei ricordava un cielo completamente privo di luci, eccetto quella che veniva dell'ovest, ma da quando era nata, 1050 anni prima, miriadi di stelle erano apparse nel cielo, e brillavano nella notte.
Udì un rumore dietro di lei, e voltatasi di scatto scoprì una di quelle creature dietro di lei, che la guardava confuso.
Da vicino erano ancora più belli. I lineamenti del viso sottili, le orecchie a punta, gli occhi grigio chiaro e i lunghi capelli biondi facevano di quell'essere la cosa più bella che avesse mai visto.Doveva essere un maschio, a giudicare dalle forme del corpo.
Ad un tratto, ebbe uno strano presentimento, e con una mossa fulminea con una mano tappò la bocca a quella creatura, e lo bloccò a terra.
Poi lo trasse a sè, e sempre tenendogli la bocca tappata lo condusse fino a Temblor, e potè guardare l'espressione ammirata alla vista dello stallone sul viso di quell'essere.
Gli legò le mani e lo fece montare in sella, e al galoppo si diresse verso Utumno.
Ci vollero alcuni giorni per arrivare alla fortezza, durante i quali dovette provvedere al sostentamento di quella cosa, che non parlava mai e che guardava tutto con occhi sgranati.
Finalmente giunti a Utumno, si diresse nella sala del trono di suo padre Melkor, dopo aver levato sella e briglie a Temblor e averlo lasciato nelle stalle, con una grande riserva di fieno e paglia fresca.
Arrivati nell'immensa sala, avanzò fino sotto al trono di suo padre, conducendo davanti a sé il prigioniero.
"Sei stata via molto" la voce di Melkor, dura e cavernosa, sembrava provenire da tutta la sala, donandogli una sembianza di onnipotenza, enfatizzata dal trono che, completamente in ombra, non dava certezza delle sue dimensioni e della posizione di Melkor. Pareva a tratti che fosse la sala stessa a parlare.
"Sono andata molto più ad est di quanto non abbia mai fatto, e giunta ad un lago cristallino mi sono imbattuta in questi strani esseri"
Detto ciò spinse davanti a sé il prigioniero, che era evidentemente spaventato dall'imponenza di quell'enorme sala nera.
Melkor parve stupito e arrabbiato allo stesso tempo, ma la sua espressione faceva trasparire più di tutte una cosa: stava pensando attentamente sul da farsi.
"Padre, hai idea di cosa possa essere questa creatura?"
"Credo sia uno dei primogeniti. Sapevo che sarebbero arrivati prima o poi, e questa è un'ottima opportunità per avere un esercito a disposizione. Tienilo e cerca di insegnargli a combattere, a parlare. Cerca di capire il più possibile su di lui, in modo da poterlo portare dalla nostra parte"
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Figlia del Male
Fanfiction~SOSPESA~ Fine. Per molti, la fine è un nuovo inizio. Non per Narwa. Mentre guarda la costa che si fa sempre più piccola, sul ponte della nave che la sta portando via da casa sua, via dalla Terra di Mezzo, lei ricorda. Ricorda la sua lunga vita, ch...