La Casa Dei Miei Sogni E Il Ragazzo Dei Miei Incubi

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Dedicato a alesstar e alla sua infinita pazienza.

Scarlett

Mentre i penetranti occhi verdi di Dylan mi fissano, ripenso all'appartamento angusto che sono andata a visitare qualche giorno fa e rimpiango di non essermi accontentata di quella piccola camera claustrofobica e senza finestre; se l'avessi fatto, non sarei dovuta venire qui oggi, per l'ennesimo appuntamento, e ora non mi troverei di fronte al ragazzo con cui ho fatto sesso giusto ieri notte, dal quale sono fuggita senza una spiegazione e al quale ho rifilato un nome falso, per poi contraddirmi da sola nel peggiore dei modi.

Non posso biasimare lo sguardo accusatorio di Dylan. Prima che la situazione peggiori ulteriormente, devo trovare una via d'uscita dignitosa; perciò mi decido a parlare, sorvolando l'argomento falsa identità.

"Ho appuntamento con un certo Adam, sono qui per vedere la casa." Ostento una fittizia noncuranza nei confronti della sua espressione indagatrice.

Evito di chiedergli cosa ci faccia qui, non sono affari miei, ma poi, prima che lui possa rispondermi, rammento il foglietto spiegazzato che mi ha portato Tristan questo lunedì, quello relativo all'annuncio della ricerca di un coinquilino per questa splendida casetta. Si parlava della presenza di due ragazzi che cercavano il terzo coabitante. Io ho preso contatto con Adam, ma non conosco il nome dell'altro ragazzo; perciò, considerato l'abbigliamento casalingo di Dylan, tutto fa presupporre che sia proprio lui il coinquilino misterioso.

"Io vivo qui, insieme ad Adam. Ha avuto un imprevisto sul lavoro, per questo ha delegato me. Mi ha parlato di una certa Scarlett." Mi studia con quei suoi occhi chiari e ancor più belli alla luce del sole, attende la mia mossa.

Non mi resta altro che confessare.

"Sono io. Il mio vero nome è Scarlett." Mi mordo le labbra, mi vergogno profondamente delle mie assurde azioni nelle ultime quarantotto ore.

Piccoli incidenti di percorso, ecco come li ha definiti oggi Tris, incidenti che però, in questo momento, non mi sembrano tanto piccoli.

Il coprotagonista della mia notte di follia mi trafigge. Nel vano tentativo di eludere il suo sguardo, sulla sua mascella tesa e sulla bocca carnosa; per un secondo, i miei pensieri tornano a poche ore fa, a quando quelle labbra si muovevano sulle mie e le sue iridi smeraldine mi davano la sensazione di poter annegare dentro quella distesa verde intrappolata in due palpebre.

Forse Tristan ha ragione, forse è questo il momento di sbagliare, l'età giusta per fare cose di cui pentirsi, ma non oggi; dopo l'escalation di errori commessi nelle ultime ore, posso dire di aver fatto il pieno per un po'.

Per questo sto per congedarmi da Dylan, per riporre finalmente questa faccenda scomoda in un cassettino con l'etichetta NON APRIRE, esattamente dove deve stare. Ma prima che possa uscire di scena con la coda tra le gambe, il suo telefono, inizia a suonare e, mentre lui si allontana per recuperarlo, mi dice di entrare e di aspettarlo dentro.

Lo guardo sparire dietro la porta e, tentata da questa via di fuga facile e indolore, compio un paio di passi verso la mia auto, pronta a scappare come un ladro beccato con le mani nel sacco, ma poi mi fermo e cambio idea.

Non sono mai stata uno struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia, ho dovuto fronteggiare cose ben peggiori di questa e non sono mai fuggita. Sono un'adulta, anche se la mia età anagrafica dice il contrario; sono una persona responsabile e in grado di affrontare Dylan a viso aperto. In fin dei conti lui è stato davvero gentile ieri sera e ciò che è successo dopo è stato solo un brandello di pazzia, perciò non mi resta altro che spiegargli tutto, considerato che lui sembra una persona ragionevole e intelligente. L'ho già piantato in asso una volta, sparire nel nulla nuovamente non sarebbe per niente carino. Perciò mi faccio forza, torno sui miei passi e varco la soglia di questa stupenda villetta sull'oceano.

In My Veins In My Blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora