La Dura Verità

949 58 25
                                    

Dylan

Cosa cazzo ho fatto?

La guancia brucia per lo schiaffo, ma il cuore, be', quello è incenerito, ridotto a un cumulo di polvere.

Come ho potuto dirle una cosa del genere?

Sono un idiota, devo rincorrerla, chiederle scusa, dirgli che sono uno stronzo senza precedenti, che non penso quello che ho detto.

Mi riprendo dallo shock e corro verso la porta, verso la sola ragazza che stimo, che mi piace anche fuori dalle lenzuola. Mi fiondo fuori, la cerco con lo sguardo e la vedo marciare decisa lungo la via che porta alla strada principale.

Sto per gridare il suo nome, per andarle dietro, ma mi blocco sui miei passi. Un'utilitaria bordeaux arriva e si ferma davanti a Scarlett.

È il suo accompagnatore, quello per cui si è truccata e vestita con tanta cura, quello che se la spoglierà con gli occhi, non appena vedrà quanto è abbagliante stasera.

Me la sta portando via e io non posso fare nulla per fermarlo. Se possibile, mi sento anche peggio.

Rimango a guardarla salire in auto, la fisso mentre sparisce dalla mia visuale e si allontana da me, dopo quello che le ho detto, probabilmente per sempre.

Mellow è andata via, l'ho persa solo perché non sono riuscito a tenere a bada questa dannata gelosia senza capo né coda.

Mi tappo la bocca con una mano, ma ormai è troppo tardi, avrei dovuto farlo prima.

"Cazzo, cazzo, cazzo!" Sferro un pugno alla colonna di legno che sostiene il porticato e mi faccio un male cane.

Rientro in casa, con la mano che trema per la botta, mi accendo una sigaretta, sgarro alle regole che io stesso ho imposto e fumo in salotto. Aspiro la nicotina come un tossicomane, picchetto il piede sul pavimento e respingo l'istinto animale di prendere a mazzate tutto quello che mi capita a tiro.

L'ho ferita, Dio, non li scorderò più i suoi occhi tristi e lucidi a causa mia.

Forse posso mandarle un messaggio, spiegarle che non volevo dire quello che ho detto. Oppure la chiamo e glielo dico a voce, anche se è in compagnia di un ragazzo. O meglio ancora la aspetto sveglio, intanto che è fuori vado a prenderle delle rose e gliele do quando ritorna.

Spengo il mozzicone in un bicchiere d'acqua e sbuffo. Rose, sms? Che diavolo ho nel cervello?

Se la aspetto con dei fiori, me li brucia sotto il naso, se la chiamo riattacca di sicuro e se le mando un messaggio lo cestina senza leggerlo.

'Non rivolgermi mai più la parola'.

Mai più è un sacco di tempo, forse era solo arrabbiata, forse mi darà l'ennesima chance di redimermi, o forse niente di quello che farò riparerà il danno. Mi sento male, mi manca l'aria.

Mi accendo un'altra Marlboro e quando il mio cellulare suona, la sigaretta mi cade sul tappeto della cucina e ci fa un buco. Un odore di gomma bruciata si propaga in tutto l'ambiente, mi affretto a schiacciare tutto con la suola e spargo tabacco e cenere dovunque.

Il cellulare è sul divano, seppellito dai cuscini, inizio a lanciarli in aria come un giocoliere e mi getto sul display illuminato. Forse è lei...

Era troppo bello per essere vero.

"Zach, che vuoi?" ringhio.

Rispondo solo perché so che altrimenti continuerebbe a darmi il tormento.

"Sempre questo tono gentile. Non sarai un po' troppo amorevole con la tua famiglia?"

E la mia famiglia non sarà un po' troppo rompipalle e assillante con me?

In My Veins In My Blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora