Terza parte

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"A un passo dal possibile, a un passo da te... paura di decidere, paura di me, di tutto quello che non so, di tutto quello che non ho" canta Elisa.

È il 19 luglio 2017, fra tre mesi saranno trascorsi esattamente quattro anni da quando non stiamo più insieme. Ho deciso di trascorrere questo pomeriggio estivo guardando il soffitto della mia camera da letto. Non ho mai capito quelli che guardano il soffitto. È come se aspettassero una qualche risposta. Ma non arriva. E loro continuano a fissare quel soffitto che è lì per fare il soffitto, non per dare risposte.

Ci sono ricaduto. Mi sono innamorato nuovamente. Come un bimbo ho ripreso a fare bolle di sapone. E nonostante passino gli anni non capisco perché bolle così belle, che possono volare così in alto trasportate dal vento, debbano finire per sciogliersi ineluttabilmente e sparire davanti ai nostri occhi.

Certo gli anni di differenza questa volta erano abbastanza per spiegare le fragilità delle bolle. I cinquecento chilometri di distanza tra la sua famiglia e me, probabilmente erano troppi per qualsiasi vento.

Ma qualcosa non torna: in una storia d'amore né la distanza né la differenza di età possono rovinare qualcosa di bello. Ne ero sicuro allora e lo sono tutt'oggi. Non sono però ancora riuscito a provarlo, non sono riuscito a provarlo a me stesso.

Prima di lei, con il cuore aperto ad inebriarsi di ogni sensazione possibile, negli ultimi mesi avevo anche provato a frequentare coetanee, ragazze più grandi. Ma non funzionava. Mancava sempre qualcosa. E dopo qualche settimana ero io a volar via.

Poi e arrivata lei.

Conosciuta in una partita di Risiko on line. In quel periodo frequentavo una fisioterapista. Lei, invece, stava uscendo da una storia di tre anni vissuta, a suo dire, in un continuo tira e molla, in una continua apprensione data dalla instabilità sentimentale di quel suo coetaneo che, a ventun anni, probabilmente non aveva ancora voglia di un impegno fisso.

Come spesso accade in un incontro on–line quel due giugno ci scambiammo le foto, e fu subito chiaro che non le fui indifferente.

«Non sono solita far complimenti, ma hai degli occhi bellissimi lo sai, sono molto dolci. Anche le mani, sono estremamente curate, e mi danno l'idea di essere liscissime» furono le sue prime parole.

«Che fai? Appena mi conosci e già ci provi...» le risposi con un fin troppo evidente tono provocatorio... On line, non sentendo la voce del tuo interlocutore, tutto è affidato alle parole, ai puntini di sospensione e alle emoticon, a quelle faccine che con la combinazione di due o tre tasti riescono a suscitare tali emozioni che spiegarlo a parole rimarrà sempre impossibile.

«Se lo facessi spariresti? Come la metteresti con la tua fidanzata?» mi incalzò, accettando la provocazione.

«E tu, cosa faresti con il tuo ragazzo?», le replicai velocemente.

La risposta a quelle domande non arrivò quella domenica, ma qualche giorno dopo. Mi stavo affezionando a quella ragazzina, e per vivere serenamente quella storia decisi di lasciare quella che, in allora, era la mia compagna. Senza neanche un ultimo bacio, per evitare di sentirmi in difetto nei confronti di quel mio nuovo giovane amore. Ma lei avrebbe fatto lo stesso con il suo ragazzo?

Tra una partita di Risiko e molte ore passate in messenger, il nostro affiatamento cresceva sempre più.

Il quattro giugno, fu lei ad inviarmi una foto tra mille timori. Non ne aveva di recenti.

«Ti mando una mia foto – mi disse – di quando avevo 17 anni e mezzo, ma poi promettimi di darmi una seconda chance

«Ok... promesso... ma sei stata da un chirurgo estetico e hai rifatto tutto? Non puoi essere cambiata così tanto, comunque sicuramente ti darò una seconda chance... ma ricorda che ho gusti moooolto difficili... e che abitiamo moooolto lontanissimi... quindi esprimerò parere favorevole ad un nostro eventuale incontro solo se mi colpirai tantissimo... e l'essere carina non basta... mi devi piacere.»

Indefinitamente tuo (frammenti di un amore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora