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É il cinque novembre, sono ormai passati diciassette giorni e solo oggi sono riuscito a riprendermi da quanto è successo ieri. È sempre più difficile comprendere cosa o chi muova il tuo operare. Ieri, come ogni mattina, ti ho mandato il solito messaggio giusto per ricordarti di non dimenticarmi, una sciocchezza del tipo "sai che non ti ho mai visto con gli occhiali. Se mi fai 1 squillo ti richiamo".

Contrariamente al solito, e del tutto inaspettatamente, mi hai davvero squillato.

Ho cercato la sveglia per vedere l'ora e per capire fra quanto tempo mi sarei dovuto alzare. Ma la sveglia non c'era. Non ero nella mia stanza. Non era un sogno. Mi avevi davvero squillato.

Incredulo ti ho mandato un nuovo sms "Posso chiamarti davvero? Ho un po' paura... è forse un tranello? Rifammi 1 squillo se posso chiamarti senza che mi insacchi".

Ed ecco un secondo squillo.

Ti ho quindi richiamata. Ancor prima che fosse il tuo telefono questa a volte a squillare, ho risentito la tua voce pronunciare il mio nome.

Sembrerò sciocco, ma la dolcezza con cui lo facesti mi tolse ogni parola e dovetti attendere qualche secondo prima di dirti:

«Scusami un attimo, mi devo riprendere.»

«Dimmi», replicasti con un tono più secco.

«Come stai? Avevo un po' paura a chiamarti perché temevo volessi invitarmi soltanto a non mandarti altri messaggi.»

«Beh, in effetti il primo squillo era dettato da quella intenzione ma, quando ho letto il tuo secondo messaggio mi è venuto da ridere, e poi non voglio essere cattiva con te...»

«Amore come stai?»

«Bene.»

«Bene?»

«Bene.»

«Bene» aggiunsi io con un tono di voce che sembrava significare "Se stai bene allora che cosa devo dirti?", ma non perdendomi d'animo continuai dicendoti

«Ne sono contento, mi vuoi bene?»

«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.»

Sentii nuovamente un tono di dolcezza e di felicità nella tua voce e ciò mi portò ad osare oltre:

«Ti manco?»

«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere» replicasti con lo stesso tono gaio di prima.

Mi sentivo un po' rincuorato e come un navigato giocatore di poker, buttai lì il mio bluff:

«Ho saputo che ti fai vedere in discoteca con altri ragazzi, complimenti! Non è un po' presto?»

«E chi te lo avrebbe detto?»

«Dei miei informatori.»

«I tuoi informatori ti hanno informato male.

«Impossibile.»

«Senti credi un po' quello che vuoi, non saprei che dirti per non farti credere quello che tu vuoi credere. Tanto qualsiasi cosa io ti dico tu non ci crederesti.»

Era un po' ridondante, ma era quello che volevo sentirti dire e, rasserenato, mi spinsi oltre

«Mi ami?»

Ho sentito la voce morirti in gola, stavi per cambiare ancora una volta tono.

«Non c'entra il fatto di amarti, se mi manchi o che, è normale che io ti ami e che mi manchi. Il fatto è che non possiamo stare insieme. Non c'è la minima possibilità che torniamo insieme. É ovvio che mi faccia piacere essere corteggiata, sentirmi voluta bene, ma per favore non mandarmi più messaggi, perché non sono tranquilla e perché comunque è inutile. Non cambia niente, e non cambierà mai niente. Io ora mi sto rifacendo la mia vita. Era sbagliato stare insieme. Ognuno per la sua strada. Rifatti una vita

Rimasi pietrificato al punto che, dopo aver nuovamente pronunciato il mio nome, mi domandasti:

«Ci sei

«Ho capito perfettamente quello che mi hai detto, va bene, come vuoi tu, è chiaro che mi piacerebbe vederti ma va bene così.»

«Ok torno a studiare.»

«Bene.»

«Ciao.»

«Ciao.»

E mi ritrovai in piedi con il cellulare muto in mano. Lo guardavo. Quasi a chiedermi a che cosa mi servisse. Cosa me ne importava di quel cellulare se non potevamo sentirci. Ho iniziato a maneggiarlo quasi inconsapevolmente e sono arrivato alla voce "Crea messaggio". A poco a poco, lettera dopo lettera, sullo schermo illuminato si leggeva

"Avrei bisogno di vederti per l'ultima volta, onde evitare di costruirmi ancora castelli in aria. Preferirei, vista la tua determinazione, farlo oggi se non domani, per permettere a te di toglierti il dente subito ed evitare a me di torturarmi oltre. So di chiederti tanto, ma avevo e ho bisogno di guardarti negli occhi per capire fino in fondo. Per me è importante, per te è solo un'ora del tuo tempo. Te ne sarei grato. In fondo meglio oggi che due venerdì fa. Ti prego almeno un'ora."

Ricordo di avertelo inviato e che dopo dieci minuti mi richiamasti singhiozzando:

«Tu pensi che io non stia soffrendo, che a me non importi nulla che io non ti ami, che per me sia tutto facile, ma non è così. Ti amo. E per me sarebbe una tortura vederti. Magari potremmo vederci dalle 7.00 alle 8.00 stasera. Ma no, non voglio, vedi che mi fai dire, sono confusa»

«Amore, scusami, fai come ritieni giusto. Nonostante prima ti abbia sentita così determinata nel dirmi che non c'è alcuna possibilità che torneremo insieme, io continuo ad amarti e l'unica possibilità per rifarmi una vita è soffrire a tal punto da costringermi a chiudere questa storia. Penso che soltanto vedendoti stasera, soltanto sentendomi dire di persona certe cose e rendendomi conto che tu sei lì senza essere più mia, troverò la forza di ricominciare.»

«Sai» – continuai – «per proteggermi dal trauma della fine della nostra storia e come se mi fossi costruito un mondo parallelo: immagino che non ci sentiamo e non ci vediamo solo perché tu sei partita per un viaggio. Nella mia testa è come se tu fossi in vacanza con i tuoi o come se fossi andata all'estero e non potessimo sentirci. Vedendoti stasera, o domani, mi renderò probabilmente conto che non è vero, che tu dal viaggio sei tornata e che ciò nonostante non sei più mia. Non so se riesci a capirmi. So di chiederti tanto. Ma ne ho bisogno.»

«Non sono d'accordo. Sarebbe inutile vederci, tu proveresti a baciarmi.»

«Non lo farei.»

«E mi richiederesti di ritornare con te.»

«Non lo farei, ho capito che non c'è neanche una minima possibilità che si torni insieme.»

«Non ci credo.»

«Guarda, a me farebbe piacere vederti, per i motivi che ti ho detto prima. Agisci come meglio credi. Il mio numero lo hai. Se vuoi chiamami. Io ti aspetto.»

«é sbagliato che mi aspetti. Ora vado.»

«Ok, Ti amo.»

Ora mi sentivo più tranquillo, perché non eri stata dura come prima. Perché sentivo che non eri ancora riuscita a cancellare dal tuo cuore ogni sentimento nei miei confronti.

E intanto lungo quella strada deserta su cui mi avevi lasciato quel giorno, iniziavano ad apparire i primi segnali. La luce del mattino stava vincendo la sua battaglia con le tenebre. Avevo incontrato anche una giovane donna disponibile ad aiutarmi a superare quel momento, a farsi mia compagna di viaggio. Mi ricordo esattamente che la ringraziai, ma che le dissi che in quel posto, in mezzo a quel deserto lei non aveva i mezzi per aiutarmi. Mi colpì molto la sua risposta.

"Può darsi che tu abbia ragione, ma se decido di aiutarti, i mezzi per farlo li trovo. Piuttosto me li creo dal nulla".

Non ero ancora pronto però per permettere ad un'altra persona di prendere il tuo posto, di mettersi al mio fianco per percorrere insieme un tratto lungo o breve di quel camino tanto impervio quanto meraviglioso, meglio conosciuto con il nome di vita.


Indefinitamente tuo (frammenti di un amore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora