CAPITOLO 10

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Mi sentivo stranamente rilassata, il mio corpo poggiava su qualcosa di morbido, mi girai su un fianco e posai la mano sotto il cuscino...aspetta! Un cuscino? Mi sveglia di colpo annaspando e cercai il mio pugnale in mezzo al seno ma non lo trovai, al posto dei vestiti che indossavo avevo una camicia da notte in raso color bordò, aveva le spalline sottili e del pizzo sullo scollo leggermente a cuore. Mi guardai attorno, la stanza era poco illuminata poiché le tapparelle alla finestra erano calate quasi del tutto, mi trovavo su un letto matrimoniale a baldacchino, le lenzuola erano di seta nera, mentre le federe dei cuscini avevano lo stesso colore della camicia da notte che indossavo, le tende del letto erano legate, quindi potevo osservare il resto della stanza. A parte il letto molto imponente il resto della stanza era più sobrio, in fondo alla stanza si trovava un ampio armadio, la carta da parati era broccata in rosso bordò, l'intera stanza aveva come colori principali il bordò e il nero, era molto gotica. Sulla parete alla mia sinistra c'era un quadro, non riuscivo bene a distinguere cosa ci fosse raffigurato data la scarsa luce, ma sembrava un ritratto, a parte questi piccoli dettagli la stanza non aveva altro...se non una piccola poltrona che scorsi a lato dell'armadio però cera qualcosa di strano, sembrava troppo alta come se ci fosse seduto qualcuno....cercai di nuovo il mio pugnale ma non lo trovai:

<Che cazzo!> per sbaglio mi partì un imprecazione...mossa sbagliata. Qualcosa sopra la poltrona comincio a muoversi e una voce mi arrivò dal fondo:

< Ti sei svegliata?> sembrava preoccupata e aveva un chè di familiare, ma non capivo dove la avevo già sentita...inizia a ricordare cosa era accaduto la sera prima, mi toccai la ferita al collo ma si era già cicatrizzata, come era possibile se era accaduto solo la notte precedente. Il panico si impossessò di me:

<Quanto ho dormito?> la mia domanda sembrò cogliere l'uomo di sorpresa.

< Avevi perso molto sangue, ho dovuto dartene del mio per farti guarire prima, sei stata incosciente per 1 settimana>.

< che vuol dire che hai dovuto darmene del tuo? > che fosse stato un vampiro ad avermi salvata? No, impossibile, i vampiri non salvano i cacciatori, sicuramente avrà fatto una trasfusione. Mi partì una risata isterica.

< Sono un vampiro, ma non ti farò del male> mentre lo diceva, si stava alzando dalla sua poltrona. Si certo e io ci credo che non mi farà del male. Mi alzai di scatto dal letto, ma non avevo preventivato di essere debole, quanto stupida ero diventata? Persi l'equilibrio , la seconda volta in 1 settimana, ma anziché cercare di buttarmi sul letto per non farmi male, caddì nella direzione opposta, verso un comodino che non avevo notato. Ah! Fantastico...chiusi gli occhi. Qualcosa di veloce arrivò verso di me, mi prese e indirizzò la mia caduta verso il letto, ma caddè con me. Riaprì gli occhi e mi trovai di fronte una massa di capelli castano dorato, dove avevo già visto quei capelli?

< ma che cazzo stai facendo? Togliti subito di dosso!> ero furiosa, ma con me stessa, ero una sciocca e sembravo diventata una sprovveduta, inizia a tirargli dei pugni addosso.

L'uomo si alzò da me, si mise a cavalcioni e mi blocco i polsi sopra la testa, mi immobilizzò. Finalmente riuscì a scorgere il suo volto..

<Sebastian!> sembrava sorpreso che lo avessi riconosciuto, quindi il ragazzo che mi evitò la caduta al night era un vampiro.

< Mi dispiace tenerti bloccata così, ma è così che ringrazi chi ti ha salvato la vita? Tirando dei pugni....innocui direi> si mise a ridere, aveva un suono così melodico e rilassante, non sembrava un vampiro...

< Sei un vampiro, sicuramente mi avrai salvato per torturarmi...>

< non credi che ti avrei messo in una sala delle torture anziché nella mia bellissima stanza? con una camicia da notte che ho fatto acquistare da una delle mie domestiche...molto sexy tra l'altro> e ammiccò un sorriso, guardando la mia scollatura.

< Forse vuoi solo ingannarmi> ma mentre lo dicevo, non ne ero poi più così convinta..

< Non sono io quello che ti ha ingannata fin'ora> il suo tono di voce diventò di colpo duro.

< Che vuoi dire?>

<Appena ti sarai ripresa, ti racconterò tutto>

<Perché mi hai salvata?>

< Perché so chi sei Alyssa, è da una vita che ti osservo> sembrò vagare nei ricordi mentre lo diceva.

< Sei uno stalker quindi?> cercai di sdrammatizzare un po', senza capire perché lo stessi facendo.

Indicò il mio occhio viola:

< So chi sei Alyssa...e riguardo a quello che ti è successo con quel cacciatore, io ero lì, ho visto tutto, avrei tanto voluto intervenire e spaccargli la faccia a pugni> mentre parlava, un ringhio gli scappo dalla bocca, lasciando intravvedere i canini < ma non potevo, il complesso è protetto, mi dispiace tanto>. Era visibilmente dispiaciuto, quasi come fosse stata colpa sua.

Per un attimo avevo scordato quello che era accaduto prima della notte al night, ma ora tutto stava tornando fuori, quello che Caleb mi aveva fatto, il fantasma di mia madre, l'aggressione del vampiro e non ne potevo più. Inizia a piangere davanti a uno sconosciuto, che diceva di conoscermi, di sapere chi sono. Sebastian si tolse da sopra di me, si distese accanto a me e mi avvolse in un abbraccio, le sue braccia erano forti e possenti e stranamente calde per essere un vampiro, forse si era appena nutrito, ma non mi importava, lui era l'unico che poteva darmi delle risposte. Mi persi nel suo abbraccio.

< Mi dispiace tanto Alyssa per quello che hai dovuto passare fin'ora, è stata tutta colpa mia>. Non capivo perché si stesse prendendo la colpa di cose che non aveva fatto, ma ero troppo stanca per chiederglielo, troppo stanca per parlare. Rimanemmo così, abbracciati l'uno all'altra per una mezz'ora, finché il brontolio della mia pancia ruppe il silenzio.

< Hai fame?> mi chiese da sopra la mia testa.

Annuì.

Si alzò dolcemente e mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi, mi asciugai le lacrime esiccate con il dorso della mano e l'altra la tesi verso Sebastian e accettai il suo aiuto.

< Aspetta un attimo> e si avvio verso l'armadio in fondo alla stanza, lo aprì e prese qualcosa. Tornò da me e me lo porse.

< Indossa questo, così non sentirai freddo>.

Lo presi dalle sue mani, era una vestaglia, ovviamente nera, in raso. La indossai e mi accorsi di essere a piedi nudi. Sebastian seguì il mio sguardo e sorrise. Aprì il cassetto del comodino e tirò fuori un paio di pantofole con il pelo, nere.

< Metti queste> e me le poso delicatamente a terra.

Indossai anche le pantofole e lo ringraziai guardandolo negli occhi. Sorrise di nuovo, sembrava sorpreso...in effetti avevo risposto un po' di merda prima e ora lo stavo ringraziando. Sebastian aprì la porta della camera e dietro di lui lo seguì fuori.

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