Therapy
Linkin Park - Breaking The Habit
EREN
Ormai sette spesse linee marcano il muro di nero sotto le mie iniziali. È passata quasi una settimana dal mio arrivo durante la quale il mio umore mi ha catapultato in alti e bassi, fra scatti di rossa e incontenibile ira, momenti di apparente quiete e un'angoscia tanto profonda da provocarmi fitte di dolore sordo allo sterno e allo stomaco . Ho avuto più di qualche attacco di panico ma le mie crisi sono state calmate dalle carezze e dalle parole rassicuranti di Nanaba e dalla pazienza invidiabile di Hanji.
L'inquietudine che però attanaglia il mio animo nel profondo e scalpita continuamente non va mai via. Mi segue, silente e oscura come un'ombra ovunque io vada e senza mai staccarsi da me. Mi rincorre, mi caccia, mi toglie il respiro e davanti alla sua oscurità io non sono che un burattino senza difese.
Sto malissimo. Mi sento carico dentro, saturo di qualcosa a cui non so dare un nome. Come se dovessi esplodere da un momento all'altro.
Ma allo stesso tempo mi sento così aridamente vuoto.
L'unica cosa che mi fa sentire ancora vivo è il dolore fisico, che intorpidisce e sopprime quello mentale seppur momentaneamente, nient'altro che uno stupido palliativo. E così in quei momenti in cui le emozioni negative mi annebbiano la mente e prendono possesso e comando del mio corpo mi ritrovo a mordere le mie carni fino a sentire il sapore metallico del sangue infestarmi la bocca e affondo le unghie nelle braccia e nelle gambe fino a che lo stesso liquido rosso e viscoso non macchia la mia pelle.
Stringo forte i bordi del lavabo del bagno del reparto, mentre alzo il viso ad incontrare la mia immagine riflessa nel grosso specchio. Profonde occhiaie segnano il contorno dei miei occhi verdi spenti e vuoti, lo sguardo perso nel nulla. Le ciocche castane ricadono più disordinate del solito sul mio volto emaciato e segnato dalla stanchezza, toccando quasi le spalle. Quanto tempo è che non taglio i capelli? Non riesco a davvero a ricordare l'ultima volta che l'ho fatto. Il colorito pallido e malsano che non apparteneva all'Eren di un tempo rende il tutto peggiore. Mi sembra di essere faccia a faccia con un fantasma, il fantasma di me stesso.
Non sono mai stato particolarmente contento del mio aspetto fisico e non ho mai avuto abbastanza sicurezza in me per avere qualcosa di anche lontanamente paragonabile all'autostima, e guardandomi ora mi dico che chiunque nella mia vita mi abbia detto di trovarmi disgustoso aveva pienamente ragione e la ha tutt'ora.
Il solo guardarmi mi provoca disgusto.
Distolgo lo sguardo dalla mia immagine riflessa e faccio rotta verso la mia camera a passi veloci, cercando di ignorare il macigno che sento premere sullo stomaco ad ogni falcata. Non appena mi chiudo la pesante porta alle spalle sento il mio telefono vibrare nella tasca dei jeans e la familiare suoneria rompere il silenzio della stanza.
Mi butto malamente e svogliatamente sul letto con un grugnito prima di rispondere senza controllare chi mi stia chiamando, sapendo già che è arrivato l'orario della chiacchierata pomeridiana con Armin.
"Ehi, come stai?"
La sua voce dall'altro lato del telefono suona stanca e debole.
"Al solito, Arm. Tu come stai? Ti sento stanco."
"Sono solo raffreddato ed ho un po' di febbre, nulla che non passerà con un paio di aspirine. Come vanno lì le cose?"
Mi lascio andare ad un sospiro, prima di rispondere con voce incerta.
"Bene, credo...Gli infermieri sono davvero disponibili e simpatici e sempre pronti a tirare su il morale di tutti, anche i dottori aiutano se qualcuno di noi sta male."
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BORDERLINE - Ereri/Riren -
FanfictionII COMPLETA II Eren Yeager, studente diciassettenne di quinta liceo, ha davvero toccato il fondo. Dopo anni di battaglia contro il suo disturbo di personalità viene ricoverato nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Shiganshina in seguito ad un...