XXXIII - 20 Febbraio

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Epilogue

Hoobastank – The Reason

EREN

"Oi, giù i piedi dal divano. Ci devo mettere il mio culo poi, lì sopra."

Levi è un rompipalle, il più grande dei rompipalle. Sempre a lamentarsi di polvere e sporcizia, a pulire minuziosamente ogni angolo della casa senza tralasciare mai nulla. È maniacale a dir poco, così come è maniacale anche la sua collezione –sì, perché di quello si tratta, ai miei occhi- di detersivi, tutti riposti sullo scaffale in ripostiglio seguendo un ordine che sarebbe riduttivo definire come ossessivo-compulsivo. Sbuffo, e sposto i miei piedi dalla morbida pelle scura in maniera teatrale.

"Agli ordini, Capitano!"

Si è guadagnato quel soprannome dopo soltanto una settimana di convivenza, impegnato com'era a sbraitare ordini a destra e a manca – perché sì, un po' tutti ci hanno aiutato nel trasferimento, anche i miei genitori – per tirare a lucido la sua vecchia casa. È un appartamento meraviglioso, nulla a che vedere con suo piccolo bilocale di Shiganshina: spazioso e luminoso, ideale per noi due e per una vita insieme. Il nostro letto nuovo è morbidissimo, i due bagni – uno esclusivamente di Levi – sono una comodità che altrimenti non avremmo potuto permetterci, e il corvino ha adibito la sua vecchia stanza ad uno studio a posta per me. Comprare qualche pezzo di mobilio nuovo è stato inevitabile, ma ha provveduto lui alla maggior parte delle spese.

Ho mandato la mail di accettazione della borsa di studio il giorno dopo che Levi mi ha proposto di convivere, e poco mi è importato che fosse il primo di gennaio. Abbiamo avuto i tempi un po'stretti per sbrigare tutte le faccende del trasloco, ma con tanta organizzazione e buona volontà siamo riusciti a fare tutto.

I miei l'hanno presa bene, anche se la gelosia di mio padre è tornata un po' a farsi sentire. Ma sanno quanto è profondo quello che c'è fra me e Levi, che lui non mi farebbe mai del male e che sogniamo un futuro insieme; si fidano ciecamente, come me.

Vedo Armin più spesso ora, il Trost Institute è a meno di dieci minuti a piedi dalla mia università, e spesso trascorriamo le pause pranzo insieme, circondati anche dagli altri ragazzi con cui sto stringendo amicizia. Quanto alla comitiva di noi disagiati mentali – nome creativo ideato da Sasha e Connie, divenuti un duo inseparabile – troviamo sempre il modo per riunirci e per sostenerci a vicenda nelle nostre battaglie quotidiane. Mikasa sta mettendo da parte dei soldi per il corso di moda dei suoi sogni, a tutti la stiamo aiutando economicamente come possiamo, a seconda delle nostre possibilità; vedere i suoi occhi scuri e particolari riempirsi di lacrime alla busta piena di banconote che le abbiamo regalato non ha avuto prezzo. Ymir e Historia sono la coppia più felice del mondo, Jean e Marco hanno ufficializzato la loro relazione e già se la stanno facendo sotto per la loro maturità; Gabi ha trovato una famiglia meravigliosa, in grado di accudirla e di farla sentire al sicuro. E se lo meritano, si meritano tutto il bene di questo mondo.

Torniamo a Shiganshina quando possiamo, e non manca mai l'occasione di passare in reparto, anche se i miei colloqui con Erwin si stanno facendo man mano meno frequenti: non ho più bisogno di vederlo una o due volte a settimana, ma ci limitiamo ad un paio di sedute di controllo al mese. È sempre un piacere però parlare con i ragazzi ricoverati, infondergli speranza ed essere testimone di storie e volti che vanno e vengono, che vincono e che non si lasciano schiacciare dai loro demoni.

Ho imparato però che non sempre va tutto bene, che non è detto che ci sia una guarigione e che si possa stare meglio; la settimana scorsa, Bertholdt si è tolto la vita. Non lo conoscevo molto, ma ho compreso la sua sofferenza attraverso i suoi occhi stanchi e annebbiati dalle voci della malattia, ho visto nelle sue iridi il riflesso della sua anima straziata. E non ce l'ha fatta, perché poco dopo uscito dal reparto ha smesso di botto di prendere tutti i farmaci, e immediatamente i mostri si sono cibati di lui e hanno vinto. Ho imparato che in questo mondo, non trionfa sempre la luce.

Ma io la mia luce l'ho trovata, e ho trovato la mia chiave per la felicità. Chissà se Levi, quando mi ha regalato il ciondolo che porto sempre legato al collo, sapesse già che sarebbe stato lui a farmi risalire dal pozzo in cui mi trovavo immerso, circondato da torbida melma e cattivi pensieri. Ha incollato i cocci rotti della mia anima insieme a me, mi ha aiutato a trovare il giusto incastro di quei frammenti e a rimetterli insieme, tenendoli insieme con il suo amore; istintivamente, mi rigiro il ciondolo dorato fra le mani. Quello che io e Levi abbiamo, quello che ci lega, è preziozo.

A volte l'ansia torna, mi piega, mi parla; i demoni sussurrano, perché vorrebbero gridare ma non ci riescono. Mi seducono, ci provano a ributtarmi le loro abisso e a farmi annegare, a dilaniarmi con i loro artigli fino a ridurmi a laceri brandelli. E allora mi faccio ancora più forza, o stringo forte Levi al mio petto quando un attacco di panico mi costringe a terra. Inalo il suo odore, mi lascio curare dalle sue braccia, consolare dalla sua presenza. E tutto passa, assume i contorni sbiaditi di un ricordo insignificante, abbagliato dalla luminosità della vita.

Il corvino prende posto accanto a me, posando un delicato bacio fra i miei capelli e io ne approfitto per accoccolarmi contro la sua spalla e per inebriarmi della sua fragranza direttamente dalla stoffa pesante della sua felpa.

"Sei di turno questa sera, vero?"

Chiedo, affondando ancora di più la testa nell'incavo del suo collo; ridacchia al mio gesto infantile.

"No, Nile mi ha chiesto di sostituirlo domani mattina, quindi lui ha preso il mio turno di oggi. Ergo, non potrai ingozzarti di cibo spazzatura e chissà quali altre schifezze varie mentre io non ci sono. E non fare quella faccia, era ovvio che me ne accorgessi: le briciole che rimangono sul divano le vedo."

Arrossisco per l'essere stato scoperto come un bambino con le mani nella marmellata, e gli rifilo una gomitata scherzosa che blocca prontamente e che ricambia con più forza.

"Ahi! Sei cattivo però!"

Ride mentre mi attira a sé e mi bacia; mai come ora mi sono sentito più leggero, più complice con lui. Perché le sue labbra morbide e sottili sanno di casa, il suo odore misto al mio è migliore di qualunque pillola del buonumore sul mercato. Perché è Levi, ed è la persona migliore che io conosca e la sua anima sembra essere stata creata apposta per trovare l'incastro perfetto con la mia in un intreccio indissolubile.

E per la prima volta, dopo anni di psicoterapia e scatole di medicine mandate giù come fossero acqua, mi sento davvero libero.

Mi sento amato.

Forte.

Sicuro.

Abbastanza.

Fine

BORDERLINE - Ereri/Riren -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora