XX - 13 Gennaio, Giorno 45

2.2K 198 215
                                    

Loneliness

Three Days Grace - Someone Who Cares

LEVI

Lascio che Eren mi stampi un leggero e timido bacio sulla guancia mentre lo attiro a me fra le coperte, stringendolo ancora di più fra le mie braccia e intrecciando le nostre gambe. Probabilmente non dovremmo essere nello stesso letto insieme, ma gli unici infermieri rimasti di guardia sono Isabel e Nanaba – e sono più che sicuro che la bionda sia venuta a conoscenza della nostra relazione da quella squinternata della quattr'occhi - ed Erwin ha staccato ormai da un po'. Di certo non possiamo rischiare di far sapere allo psichiatra che il nostro bel rapporto che tanto loda si è evoluto verso qualcosa che sicuramente non gli andrebbe a genio e che valuterebbe come non professionale, soprattutto per quanto riguarda il mio comportamento. Con la copertura assicurataci delle infermiere, ci siamo permessi il rischio di passare una notte insieme, l'uno nelle braccia dell'altro a condividere quello stretto letto d'ospedale. E non c'è nessun altro posto dove desidererei essere in questo momento. È perfetto così, anche se le sue ciocche castane ricadono morbidamente sulle lenzuola del un letto di un reparto psichiatrico, profumate dei nostri odori mischiati. Le braccia di Eren gettate attorno al mio collo mi attirano a sé come se fossi la sua ultima ancora di salvezza, stringendomi forte e con una delicatezza spiazzante allo stesso momento. Il suo è un tocco delicato, timido, bruciante e caldo come la sua pelle naturalmente baciata dal sole.

Forse, all'inizio ho ceduto alla proposta di Isabel di sgattaiolare nella sua stanza pensando che sarebbe stato uno dei pochi momenti che avrei potuto passare in tranquillità e in intimità con il mio moccioso, visto che ieri e l'altro ieri abbiamo avuto a malapena il tempo di scambiarci un bacio per il buongiorno e uno per la buonanotte. O meglio, sono stato io quello a non aver avuto tempo, talmente tanto immerso nel preparare le carte per le dimissioni di Ymir, che ha lasciato il reparto stamattina per la gioia di quel muso di equino. Non sono comunque mancate velate effusioni e sguardi fugaci tra di noi, tanto che dubito che la verità sul nostro rapporto sia rimasta sconosciuta agli altri ragazzi.

Ogni tanto Eren sposta la testa dall'incavo del mio collo per incontrare il mio sguardo e mi scruta da sotto le lunghe ciglia nere con quei suoi occhi impossibili carichi di un'emozione a cui non riesco a dare un nome, come se volesse assicurarsi che la mia presenza lì accanto a lui non sia un'illusione, come se temesse che potessi dissolvermi nell'aria da un momento all'altro. Come se non avessi consistenza, come se fossi un fantasma o un'allucinazione evanescente e fatua.

Sembra inspiegabilmente teso, turbato; un frullare frenetico di pensieri ad incupirgli le iridi smeraldine. Quando però provo a chiedergli se c'è qualcosa che non va, torna ad affondare il volto nella mia spalla e a stringermi come se potessi scomparire da un momento all'altro. E più mi chiedo cosa possa crucciarlo così tanto ora che sta meglio e che sta pian piano acquistando controllo e consapevolezza di sé con non pochi sacrifici, più non so darmi una risposta. Sta per essere dimesso, entro una settimana tornerà alla sua quotidianità e potrà tornare a respirare l'aria familiare di casa sua. Allora perché sembra che si sia rabbuiato così tanto in questi ultimi giorni? Cosa lo rende così vulnerabile, spento?

Lo sento soffocare un sospiro contro la mia spalla nello stesso momento in cui la pesante porta della sua camera viene aperta con uno stridio che risuona cupo, rompendo e disturbando la nostra quiete fatta di abbracci e tenere e delicate carezze. La mia reazione è istintiva: allontano Eren da me e faccio immediatamente per alzarmi dal letto per mettere quanta più distanza possibile fra me e il castano per risparmiarmi i commenti pungenti e maliziosi di Isabel o di Nanaba, ed Eren imita immediatamente le mie azioni. Siamo troppo lenti però, perché quando la porta si apre del tutto, facendo filtrare nella stanza la luce accesa del corridoio, sono ancora con entrambe le gambe aggrovigliate alle coperte e con busto poggiato alla spalliera del letto.

BORDERLINE - Ereri/Riren -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora