16. Io per te ci saró sempre?

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Claudio Pov

Non avrei mai pensato di star così male per qualcuno.
I sensi di colpa mi divorano lo stomaco ed io non ho ancora visto Alice, non ne ho il coraggio.

Decido di girare per la città senza una meta, pensando a tanto, a quello che ho, a quello che invece non ho più.
La vita a volte è ingiusta, toglie l'essenziale e lascia il superfluo! Ed il mio essenziale è mio figlio, nostro, mio e di Alice.

Mi perdo in tanti pensieri, accorgendomi di aver attraversato in poco più di trenta minuti tutto il giardino di villa Borghese.
Ma a forza di riflettere e ragionare su ciò che non c'è più, mi accorgo di aver sbagliato, un'altra volta...l'ho lasciata sola. Io e il mio egocentrismo.
Ho pensato di essere io a soffrire di più.
A starci lontano, a non parlarci, a non guardarci, ci facciamo solo del male. Non è il caso di piangere sul latte versato. Bisogna affrontare la vita, così com'è ora.

Per quanto io possa star male a pensare a questo bambino mancato, capisco che può capitare, purtroppo. L'aborto naturale capita, ma non capita mai l'interruzione involontaria di una gravidanza per volere di qualcuno. Si, sono sicuro. Sono certo che qualcuno abbia voluto vederla morta, farle del male, farla soffrire fino all'esaurimento.
Ma potrebbe anche essere andata diversamente. Forse non era lei il bersaglio. Insomma...con lei c'era Silvia. La quale un paio di sere fa ha subito un'aggressione, se così si può chiamare, cui è stata coinvolta pure la mia Alice.
Quello che cerco di dire è che...la persona che si è infiltrata in casa di Silvia, insoddisfatta del lavoro svolto l'altro giorno sulle ragazze, potrebbe aver pianificato un modo alternativo per eliminarle, soprattutto Alice, che come in qualche modo avrà saputo, è un'impicciona, che indaga su tutto, pure su questo caso, e che probabilmente ha già buone basi su cui cominciare ad investigare. Ecco, questo è...

Ho sbagliato. L'ho riconosciuto. Ed ora sono qua, davanti alla porta della camera di Alice in ospedale.
Ho paura di entrare, di scoprire quale sarà la sua reazione, di sapere come sta.
Ma come mi capita di fare spesso ultimamente, ho preso la situazione di pancia. Sono entrato.

Ha gli occhi chiusi, ma non sta dormendo.
È così bella.
"Claudio..."
Mi si gela il cuore. Sentirle dire il mio nome, in questo momento, in ospedale, è devastante.
"Ali! Scusami"
Le dico, mentre una lacrima salata mi sfiora le labbra. Non ho scandito bene le parole, per il terrore, per questo mi chiede di ripeterle ciò che le ho detto prima.
"Mi dispiace Alice! Mi dispiace di averti lasciata sola, di averti ferita, di non averti capita, di aver sbagliato tutte le volte con te...Ma l'importante è che ti amo. Ti amo tantissimo.
Questo bambino. Non c'è più, è vero. Ma noi invece si, noi ci siamo. Siamo qui e possiamo riprovarci, insieme però."
"Claudio, lo so. So tutto, lo so che mi ami, che ci tieni, che ti dispiace. Dispiace anche a me...non doveva andare così, ma hai ragione tu. La vita non è finita. Fa male, ma bisogna ripartire."
È così saggia. Ha ragione lei.
Bisogna vivere, non sopravvivere.

"Promettimi una cosa però" mi dice con tono sofferente.
Sono pronto a tutto per lei, ho già stravolto una parte della mia vita e sono pronta a cambiarla del tutto se questo ci renderà felici.
"Dimmi"
"Mi aiuterai..."
Sul suo volto si ritrae un'espressione seria, che raggiunge il climax quando, tirandosi su con il busto, mi dice qual è la sua preoccupazione.
"L'auto che mi ha investita era verde, come quella su cui è salita la ragazza dell'altra sera.
Quello che cerco di dirti, è che...le due cose potrebbero essere collegate"
"Lo so Alice. L'ho pensato anche io, stai tranquilla.
Domani chiamo Calligaris e lo aggiorno di quanto.
Adesso riposa"
Mi sorride approvando, contenta e soddisfatta che io abbia compreso ciò che voleva dirmi.
"Buonanotte amore mio..." le dico mentre con un bacio zittisco la sua bocca.
Resterò con lei tutta la notte, non la lascerò più.
La guardo addormentarsi, è incantevolmente bella e di nuovo mia.

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