Immagina Multifandom [Sospesa]

Stiles Stilinski

(Le scritte con questa calligrafia rappresentano il narratore esterno)

Una bambina è seduta su una panchina nel cortile del suo asilo, guarda fisso per terra mentre tutti gli altri bambini giocano e si divertono. Due bambini stanno parlando dall'altra parte del cortile, ma lei riesce a sentirli comunque.
"Stiles" dice uno dei due "hai visto quella bambina sulla panchina?"
L'altro ragazzo, Stiles, si gira verso la bambina. Si rigira verso il suo amico.
"Perché non le andiamo a parlare?" chiede Stiles al suo amico, che solleva le spalle.
I due si incamminano verso la bambina, che non ha mai sollevato lo sguardo, ma controlla ogni loro movimento utilizzando l'udito. Appena i due si fermano di fronte alla panchina, lei solleva lo sguardo. Stiles ha i capelli castani corti e gli occhi color nocciola, un enorme sorriso stampato in faccia e un'andatura traballante, il suo amico, invece, ha i capelli neri, gli occhi castani e la mandibola storta. La bambina li osserva curiosa.
"Ciao" si presenta l'altro bambino "io sono Scott, e lui è il mio amico Stiles. Possiamo diventare amici?"
"Vai sempre dritto al punto con tutti quanti?" gli chiede la bambina ridendo leggermente.
Stiles e Scott la seguono a ruota.
"Comunque per me va bene. Io mi chiamo T/N, e credo che rimarremo amici ancora a lungo"

T/N POV'S
Mi sento chiamare da un'altra stanza. Vado nel luogo da dove proviene la voce. Ci trovo dentro un bambino. Mi accuccio accanto a lui e gli tocco la spalla, alza lentamente lo sguardo su di me.
"Perché non riesco ancora a controllarmi T/N?" mi chiede, con il pianto nella voce.
Prendendolo tra le mie braccia, cerco le parole per consolarlo.
"Ti ci vorrà un po', è normale non sapersi ancora controllare alla tua età. Io ho imparato a farlo solo a 8 anni. A te andrà meglio, te lo prometto" gli dico. Annuisce e avvolge le sue piccole braccia attorno al mio corpo.
"Vorrei tanto che papà fosse qua per aiutarmi" mi dice.
"Lo sai che non avrebbe comunque potuto aiutarti, lui non era un lupo mannaro come la mamma. È meglio così" gli rispondo.
"Ti manca tanto Beacon Hills?" mi domanda il bambino.
"Sì..." dico, senza usare tanti giri di parole.
Entra un uomo nella stanza.
"T/N, ti vuole l'alpha" mi dice. Mi sollevo subito in piedi. Il nostro alpha non manda mai a chiamare nessuno, ma quelle rarissime volte in cui lo fa, bisogna avere paura.
Mi avvio verso il suo studio, cercando mentalmente di capire perché mi abbia fatta chiamare.
Quando arrivo sento dall'altra parte della parte della porta il suo "avanti".
Entro timorosa nella stanza. Lui è in piedi esattamente nel centro dello studio.
"Ho sentito dire dagli altri Beta che hai svolto bene le tue ultime missioni" "Ho fatto solo il mio dovere" ribatto pronta.
"Per questo ho deciso di premiarti. Per tre mesi non dovrai più fare niente, e tu ho anche procurato tre biglietti aerei per Beacon Hills" sono sorpresa, non avrei mai pensato che il nostro alpha potesse essere così.
"La ringrazio, quando potrò partire?" "Quando vuoi. I tuoi tre mesi cominciano appena lascerai questa casa"
Ringrazio di nuovo, saluto e torno dal mio fratellino.
"Piccolo, vai a chiamare la mamma" gli dico, al colmo della gioia. Lui schizza fuori dalla porta, e dopo trenta secondi è di ritorno con la mamma.
"Mamma, l'alpha mi ha dato tre mesi di libertà e ci ha procurato di biglietti per Beacon Hills. Partiamo subito" lei non dice niente, ma ha anche lei un enorme sorriso sul volto, quasi più grande del mio. Sia lei che mio fratello corrono nelle proprie stanze per fare le valigie. Anche io corro nella mia, e prendo i primi vestiti che mi capitano sotto mano, ma anche quelli che mi stanno bene, e metto tutto in valigia. Prendo una vecchia foto scattata circa nove anni prima. Ci siamo io, Stiles e Scott. Non li vedo da tantissimi anni, chissà se si ricordano di me e mi vogliono ancora bene o mi odiano perché me ne sono andata.
Dopo appena sette ore, mi ritrovo catapultata in quella cittadina in cui ho vissuto i migliori anni della mia vita. Corro a vedere se la nostra vecchia casa è ancora come la ricordavo. C'è tantissima polvere, ed è anche da sistemare, ma è rimasta la stessa casa in cui ho vissuto fino ad alcuni anni fa.
Sento il campanello suonare, ma non voglio andare ad aprire, quindi aspetto che lo faccia qualcun altro. Sento mia madre aprire la porta e conversare con una voce abbastanza familiare. Sento dei passi su per le scale. Il viso di mia mamma fa capolino dalla porta.
"Piccola, abbiamo visite, vieni a salutare" con uno sbuffo, scendo dal mio comodo letto per andare a salutare. Scendo le scale, e la persona che vedo mi fa salire le lacrime agli occhi. La persona è un ragazzo, corti capelli castani, gli occhi nocciola, un enorme sorriso in faccia e l'andatura traballante. Come mi vede, anche a lui si riempiono gli occhi di lacrime.
"Stiles..." pronuncio a bassa voce.
"T/N..." dice anche lui, a bassa voce.
Scendo dalle scale in un lampo e mi lancio addosso a lui. Non riesce a sostenere il mio peso e cadiamo entrambi a terra. Le mie braccia che circondano il suo collo e le sue braccia che circondano la mia vita. Entrambi stiamo piangendo come fontane.
"Mi sei mancato così tanto Stiles" dico, tra un singhiozzo e l'altro.
"A-anche tu" mi dice lui, piangendo, se possibile, ancora più forte.
Rimaniamo in quella posizione per circa due minuti, senza dire una parola.
Stacco di poco il mio viso dal suo collo e lo guardo negli occhi, cosa che fa anche lui. Vedo il suo sguardo passare dai miei occhi alle mie labbra.
Appoggia le sue labbra sulle mie mentre tiene il busto sollevato con i gomiti.
Si stacca dopo pochi secondi.
"Non credo di poter mantenere la promessa che ho fatto quando eravamo piccoli. Non credo di poter restare semplicemente tuo amico"

_Spazio Autrice_
Finale orribile, but non avevo più idee.
+ sono tornata dopo mesi di assenza e non so nemmeno se continuare a scrivere immagina di questo tipo o andare avanti solo sulla nuova raccolta che ho scritto. Se dovessi andare avanti a scrivere solo sull'altra raccolta (quella nuova) sappiate che non cancellerò questa storia perché ci sono troppo affezionata.