DISSACRAZIONE

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- Si può sapere perché non avete ancora finito quello stupido tema di Trasfigurazione? - chiese spazientita Hermione ai suoi amici. - Dovevate consegnarlo ancora cinque giorni fa!
Harry e Ron le risposero con un grugnito, continuando a scrivere con foga sulle pergamene, nel tentativo di terminare quella maledetta relazione sui principali effetti collaterali di una Trasfigurazione animale.
La ragazza sbuffò esasperata dalla negligenza dei suoi due migliori amici, ma continuò a sorseggiare tranquillamente il suo tè senza aggiungere altro.
Nonostante la veemenza impiegata per portare a termine quel compito, Harry non poté fare a meno di gettare furtive occhiate a Malfoy, seduto alla tavolata dei Serpeverde.
Lo osservò mentre scherzava con quella faccia-da-carlino di Pansy, senza nemmeno degnarlo di un'occhiata.
Dopo aver terminato il compito, Harry, con la mano dolente, consultò di nascosto il suo diario per controllare la prossima lezione che avrebbe condiviso con i Serpeverde, che, per sua fortuna, o sfortuna, non sarebbe capitata fino al pomeriggio del giorno successivo. Per un attimo, provò quasi una leggero disappunto all'idea di non avere sott'occhio Draco per più di un giorno intero.

Dopo due noiosissime ore di Divinazione a cui avrebbe di certo preferito farsi mangiare la faccia da un Cavolo Carnivoro Cinese, si ritrovò a pranzo con Ginny, Ron ed Hermione la quale non aveva smesso un secondo di parlare della lezione appena trascorsa. Nessuno ovviamente ascoltava le sue elucubrazioni: era insopportabile quando si metteva malignare la professoressa Cooman.
Sorridendole di tanto in tanto per dimostrarsi interessato, Harry ingollò qualsiasi cosa si fosse trovata nel suo piatto, senza gustarla realmente. Si sentiva teso e nello stesso tempo eccitato dal pensiero di dover fare sesso con il Serpeverde. Si vergognò quando si ritrovò a gettare l'ennesimo sguardo all'entrata della Sala Grande, aspettando ansioso la comparsa di Draco Malfoy.
Finalmente, dopo mezzora, il ragazzo in questione entrò nella sala scortato immancabilmente dai suoi tirapiedi, ma, a discapito di Harry, prese posto alla tavolata dei Serpeverde dandogli le spalle, ignorandolo per tutta la durata della cena.
Ma cosa avrebbe dovuto aspettarsi da lui? Non poteva certo andargli incontro e battergli il cinque o saltargli addosso per baciarlo davanti a tutti. D'altronde, come sosteneva lui stesso, non c'era mai stato niente tra di loro, a parte un astio smisurato che persisteva da anni, era quindi logico che Draco ignorasse la sua presenza e continuasse a fare l'altezzoso Serpeverde di sempre. Nonostante ciò, Harry si accorse che il comportamento elusivo della serpe lo aveva indispettito all'inverosimile.
Terminata la cena, Hermione, Ginny e Ron si alzarono dal tavolo, ma Harry li informò che sarebbe rimasto seduto lì ancora un po' per gustarsi l'ultimo sorso di idromele analcolico, con tanto di oscillazione del bicchiere a mo' di sommelier. Provò imbarazzo per sé stesso e per come quella scena fosse risultata d'oltremodo ridicola, ma non aveva avuto molto tempo per trovare un pretesto plausibile per potersene stare un po' da solo.
Ron e le tre ragazze rimasero dapprima perplessi, ma rispettarono il desiderio dell'amico avviandosi verso l'uscita per raggiungere il campo da Quidditch. Di lì a poco, avrebbe infatti avuto luogo lo scontro tra Corvonero e Tassorosso.

Mentre l'intera Sala Grande si era diretta verso l'uscita, Draco ed i suoi amici si erano attardati rimanendo seduti ed ignorando la folla.
Harry, rimasto solo, si dedicò sconsolato al suo idromele analcolico, ma venne prontamente distratto da Pansy e il suo atteggiamento da gattamorta. Aveva infatti intercettato il braccio della ragazza attorno al collo di Draco, i loro visi talmente vicini che ci mancava poco che si baciassero.
Harry, che per poco non ridusse in frantumi il suo bicchiere, si alzò di scatto ed uscì dalla Sala Grande a passo sostenuto.
Quando raggiunse la piccola calca davanti all'entrata del campo di Quidditch, sentì materializzarsi improvvisamente qualcosa nella sua mano. Sorpreso, si girò di scatto e vide Malfoy, che incombeva proprio dietro di lui, circondato dai suoi tirapiedi e Pansy.
Sorrideva beffardo - Ehi, San Potter, tiferai per i Tassorosso?
- Che ti frega? - sbottò Harry, fulminandolo con lo sguardo.
- Rimango sempre affascinato dal cameratismo tra voi sfigati. - lo canzonò Draco - Spero per voi che quest'anno riusciate almeno ad arrivare penultimi. Anzi no. - si protese verso di lui, avvicinandosi fino a quasi a sfiorargli il naso. - Ad essere sincero non ci spero proprio.
Harry strinse i pugni dalla rabbia e per poco non si conficcò nel palmo il piccolo oggetto nella sua mano. Era un biglietto. Impiegò qualche attimo per realizzare che doveva essere stato per forza Draco a passarglielo senza che nessuno, nemmeno lui stesso, se ne accorgesse.
Lo intascò prontamente: non poteva certo farsi scoprire.
- Malfoy, devo ricordarti chi ha vinto l'ultima partita? - gli sorrise, rispondendogli a tono.
- Me lo ricordo bene, Potter, e mi ricordo bene anche chi ha preso il Boccino. - ghignò beffardo il biondino.
Gli occhi di Harry si assottigliarono dietro le lenti degli occhiali. "A che gioco sta giocando?" si chiese, ma Draco, senza aggiungere altro, gli passò davanti con aria tronfia, diretto agli spalti riservati ai Serpeverde.
Harry, invece, prese posto vicino ad Ginny, nella tribuna dei Grifondoro. Seguì ben poco della partita. La sua mente si assentò con una frequenza costante. Si trovò infatti a fissare insistentemente Draco, nella tribuna di fronte.
Solamente la sera precedente gli aveva fatto intendere che si sarebbe preso lui la responsabilità di scegliere luogo e data per il loro rendez-vous sessuale, ma Harry temette che Draco se ne fosse in qualche modo dimenticato.
"Stupidaggini" si disse tra sé. Sapeva quanto la serpe lo desiderasse e di certo non avrebbe aspettato dei giorni prima di rifarsi vivo. Ma allora perché era così ansioso? Stizzito dalla sua stessa ossessione, infilò le mani in tasca, e si ricordò solo allora del biglietto.
Cercando di non dare nell'occhio, lo aprì e il suo sguardo scorse una calligrafia elegante: Stanotte. A mezzanotte. Davanti all'Unicorno.
Ed Harry capì. Poco prima, all'entrata del campo, Draco non l'aveva provocato semplicemente per il gusto di farlo, era stata solo una scusa per avvicinarsi a lui, senza destare sospetti, e passargli il messaggio.
- Che cos'è quello? - chiese Ginny allungando lo sguardo curiosa, nel tentativo di leggere quello che vi era scritto, ma il ragazzo si affrettò ad infilare il pezzetto di carta in tasca e le sorrise sornione.
- Oh, niente. Solo un biglietto per il compito di Aritmanzia. Avevo scordato di averlo in tasca.
La ragazza parve bersi la bugia perché ritornò ad urlare "Forza Tassorosso!" senza ribattere.
Harry alzò lo sguardo per l'ennesima volta verso la tribuna dei Serpeverde e, finalmente, incrociò quello di Draco che gli rispose prontamente con un sorriso d'intesa. Harry si sentì pervadere da un'ondata di eccitazione che gli fu difficile contenere, decise quindi di tramutarla in ritrovato entusiasmo per quella partita per non destare sospetti.
Al termine dell'incontro, che era arrancato per cinque lunghe ore, tutti erano sfiniti, sia giocatori che tifosi. Harry non si ricordava una partita talmente tediosa da quando aveva scoperto il gioco del Quidditch.

A mali estremi, estremi incantesimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora