Primo Assassinio

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Molto tempo addietro l'unica cosa che importava alla razza umana era quella di sopravvivere il più allungo possibile.
Non tutti la pensavano così, esisteva infatti un ragazzo -di cui nessuno rammenta il suo nome- che desiderava nient'altro che la completa distruzione.
Il ragazzo fin dalla giovane età aveva dato segni di violenza incontrollata allarmando i compaesani. Gli adulti ricordavano bene di come, a soli tre anni il piccolo si divertiva a uccidere in modo assai violento animali di piccola stazza; gli anziani rimanevano sconvolti nel vederlo giocare con le membra delle sue vittime; i bambini che giocavano con lui tornavano a casa piangenti ricoperti di lividi a causa delle botte ricevute.
Il giovane si divertiva a incidere tagli sul corpo di chi gli stava particolarmente vicino, solo per il divertimento di vedere il sangue colare dalle ferite procurate.
Durante il periodo dei cambiamenti, mentre i suoi amici diventavano maturi e responsabili, in lui aumentava la brutalità e la smania del controllo.
Un giorno, poco dopo il raggiungimento dei suoi 19 anni, si era appostato dietro un cespuglio di rovi aspettando con calma la sua vittima.
Una giovane donna, anche lei da poco compiuti i 19 anni, stava camminando per una delle stradine secondarie che l'avrebbero portata alla via principale per il centro del villaggio, e Fu in quell'istante che il giovane uomo con un balzo fulmineo uscì dal suo nascondiglio prendendo a mazzate la nuca della giovane.
Continuò a colpire e a colpire finché il cranio non venne aperto a metà mostrando agli occhi furenti dell'assassino le membra che conteneva il cranio della diciannovenne, e sorrise, sorrise di gusto a quella scena.
L'euforia durò poco più di cinque minuti, così decise di nascondersi nuovamente e aspettare per la sua prossima vittima.
Il buio cominciava ad avanzare e con l'arrivo delle stelle, piano piano il sonno e la stanchezza stavano arrivando per il giovane che si era appostato tra la fitta vegetazione.

Il giorno seguente parte degli abitanti che vivevano ad Est del villaggio presero il cammino verso il fulcro del loro sostentamento e dopo alcune ore di cammino, nel quale intonarono canzoni evocative, si imbatterono nel corpo esanime della giovane. Le donne del gruppo distolsero velocemente lo sguardo da quell'atroce scena, alcune cominciarono a piangere, altre erano troppo sconvolte per lasciarsi andare al pianto. I tre uomini a capo del gruppo arrabbiati com'erano andarono spediti verso l'unico luogo nel quale sapevano di trovare il carnefice di una tale oscenità.
Il più grande cominciò a bussare con gran forza sulla porta di legno e dato che nessuno sembrava voler aprire ci pensò lui. Per poco non fecero cadere a terra la donna davanti a loro che sorpresa dell'arrivo dei tre uomini chiese spiegazioni.
L'ultimo ad entrare nella vecchia capanna le disse che stavano cercando il figlio, la donna non perse tempo e lo chiamò.
Il giovane ragazzo si fece vedere al gruppo il prima possibile e quando i tre uomini lo accusarono della morte della figlia dei vicini l'accusato non cercò scuse di nessun genere per difendersi, anzi, confessò la cosa sorridendo compiaciuto.

Ciò Che Mi Viene In Mente Finisce QuiWhere stories live. Discover now