PRIMO CAPITOLO

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"L'ovvio è quel che non si vede
mai, finché qualcuno non lo
esprime con la massima
semplicità"

La luce del giorno obbligò Angel ad aprire gli occhi, come tutte le mattine rivolse lo sguardo fuori dalla finestra della sua camera, ormai non vi erano più le mezze stagioni, infatti da maggio ad ottobre il clima era arido, da novembre ad aprile umido e piovoso.
Il periodo era quello delle precipitazioni frequenti e questo giocava a suo favore visto e considerato che rispecchiava alla perfezione il suo stato interiore.
Riuscita ad uscire dal letto, passò al secondo step vale a dire una bella doccia rinfrescante per tornare alla realtà prima dell' inizio del nuovo anno scolastico.

Non amava stare al centro dell'attenzione preferiva essere invisibile agli occhi del mondo e credeva che indossare tute e scarpe da ginnastica potesse aiutarla, non perdeva tempo a specchiarsi e ogni volta che capitava era sempre più consapevole che l'immagine riflessa era quella di una ragazza spenta e demotivata, questo ciò che era diventata con il tempo .
Scesa al piano di sotto..

"Buon giorno nonna, mangio
qualcosa e scappo, sono già in
ritardo"
"Stai attenta" rispose con fare gentile "Andrà tutto bene! "

Era l'ultimo anno di liceo tutti concentrati sul futuro, a differenza sua che già le era difficile pensare al presente figuriamoci al futuro.
L' inizio non fu dei migliori, come di consuetudine arrivò in ritardo trovando ovviamente i cancelli chiusi, ma non essendo dell'umore adatto per implorare il bidello preferí andare via.

Vagava per le strade da un po',ma sapeva che l'unico posto dove sarebbe andata, era lo stesso, l'unico dove si sentisse al sicuro e a suo agio, il cimitero..

Sapeva che nessuna ragazza normale al mondo penserebbe di passere cosi tanto tempo in un posto simile, ma lei non si definiva una ragazza normale.

Una volta arrivata, dinanzi a lei solo grandi alberi sempre verdi e secolari, c'era vento e la nebbia era così fitta da non riuscire a vedere ad un palmo dal suo naso, qualche ululato in lontananza, avrebbe messo paura a chiunque, ma non a lei che non curandosi di ciò che la circondava continuò per la sua strada a passo svelto.
Percorso il lungo viale alberato, arrivò quella che ormai lei definiva casa in compagnia dei suoi genitori in quel momento sulle sue labbra comparve un'accenno di sorriso, strano ma qui riusciva a trovare pace, sapeva che se qualcuno l' avesse vista avrebbe pensato che fosse pazza, dal momento che era in un cimitero a chiacchierare con delle lapidi, ma questo era l'unico modo per liberarsi del dolore che continuava a logorarla dentro.

Sapeva che le sue scelte sul modo di vivere la vita non erano delle migliori e di sicuro i suoi genitori non avrebbero apprezzato, anzi avrebbero voluto vedere la propria figlia felice, ma per il momento era impossibile.

La loro scomparsa era riuscita a spegnere ogni cosa dentro di lei, sentimenti, emozioni, ormai era priva di tutto.

Immersa nei suoi pensieri, si accorse solo dopo, della pioggia che cadeva incessante, mentre lei continuava a fissare quelle lapidi, assente.
Sapeva che la cosa giusta da fare era quella di tornare a casa, ma la pioggia sempre più forte e la nebbia fitta le impedirono di muoversi, così pensò che sarebbe stato meglio rimanere li e aspettare che tutto finisse, poi quel profumo, un profumo che conosceva bene travolse le sue narici, continuava a guardarsi intorno cercando di capire da dove provenisse, nulla era deserto, solo lei gli alberi e la tempesta.

Il vento soffiava sempre più forte, per un attimo il panico ebbe la meglio così iniziò a correre, doveva tornare a casa, era passato troppo tempo di sicuro la nonna era già in preda al panico.
Nulla non riusciva a venirne a capo così tornò indietro e si distese accanto a loro aspettando che la tempesta calmasse per ritornare a casa e tranquillizare la sua unica famiglia.

The dark side of an angel (IN REVISIONE) SEQUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora