VENTISEIESIMO CAPITOLO

31 6 0
                                    

Mi sentivo un vulcano pronto ad esplodere, il sangue era come se ribollisse dentro e la mia forza era quasi incontrollabile da gestire e dosare. Li osservavo dall'alto consapevole che non mi avrebbero raggiunta. Quei maledetti vampiri li avevano accerchiati, bloccati e nonostante provassero a liberarsi era tutto inutile. Alexsander alzò gli occhi nella mia direzione e quasi implorandomi disse: "Per una volta fai come ti dico, va via da qui!" Come poteva chiedermi una cosa del genere, certo non ero capace e non sapevo neanche da dove iniziare, ma di sicuro non ero una codarda, non sarei mai andata via senza di loro. Continuai a fluttuare ancora qualche minuto sperando di trovare una soluzione ma sapevo che l'unica cosa da fare era quella di raggiungerli e unirmi a loro, così senza perdere altro tempo toccai terra, in quel preciso istante le urla dei due fratelli che inveivano su di me per la scelta appena fatta, non badai alle loro e mi avvicinai, con naturalezza riuscii a liberai, non sapevo cosa aspettarmi ma ero decisa, dovevo affrontarli. Quella mia presa di posizione non fu gradita, da li si scatenò l'inferno. Non riuscivo a spiegarmi il perché, ma facevano di tutto per evitarmi prendendo di mira i ragazzi che per quanto forti e agili, loro erano di più. Giocavano sporco, due tenevano Alex e gli altri picchiavano, picchiavano forte e lo stesso con Damian. Io ero li quasi in disparte, continuavano a torturare i ragazzi e guardavano me con disprezzo, con molta calma iniziarono ad avvicinarsi a me, non riuscivo a capire se fosse solo disprezzo nei miei confronti misto anche ad un po' di timore o forse riuscivano a prendersi facilmente gioco di me. Continuavano a muoversi con attenzione, erano troppo scaltri sapevano che alla loro minima distrazione noi avremmo usufruito del nostro vantaggio, le ali.. Alex sempre attento riusciva ad incassare ogni colpo destinato a me, era il mio scudo, io li ferma non riuscivo a muovermi, ero come paralizzata, io una combattente non riuscivo più a far nulla. Loro sembravano sempre di più e sempre più forti, Alex stremato, sapevo che non si era nutrito per tutto questo tempo ed iniziava ad accusare i colpi, Damian no, era ovvio che lo avesse fatto. Il tempo passava, ormai erano quasi al limite entrambi erano riusciti nel loro intento sfinirli e cosa peggiore la colpa era mia, perché avevano fatto il possibile per proteggere me, era inammissibile, io ero una combattente, una delle più forti e dovevo essere io a proteggere loro ed invece avevo passato il tempo a guardare. Con la testa in scoppio mi accorsi che uno di loro era alle mie spalle.. Finalmente, era giusto così, dovevano liberarsi di me, ero io quella di troppo, volevano me ed io di certo non gli e lo avrei impedito, ma Alex nonostante la stanchezza fu veloce nel raggiungerci ed incassare al posto mio il colpo, un calcio dritto allo stomaco che lo scaraventò lontano da me. Guardai la scena disperata, distrutta dal dolore urlai il nome di Damian, In quel preciso momento i miei occhi incontrarono i suoi, ed i suoi trovarono quelli del fratello a terra che giaceva in una pozza del suo stesso sangue. Damian anche lui stanco, ma aveva comunque scrutato il fratello abbastanza da capire che non era stato colpito al cuore, non volevano ucciderli ma torturarli a dovere. Pieno di rabbia provò a liberarsi ma senza alcun risultato anzi capita l'intenzione iniziarono a picchiare ancora in maniera più selvaggia. Mi sentivo inutile, ero li ferma a guardare quell'orrore senza fare nulla, ero la vergogna dei cherubini. Uno di loro riuscì a colpirmi e buttarmi giù a terra , ero vicino al mio angelo a terra privo di sensi, aveva combattuto da eroe per proteggere me, una persona inutile ed insignificante. Nella mia testa la voce di mio padre che mi diceva: Non mollare, ricorda chi sei! Quelle parole riuscirono a caricarmi e tirarmi su, intorno a me la situazione non era delle migliori, Damian a terra sfinito e mal ridotto Alex era peggio, li a terra immerso nel suo sangue, ma non potevo darla vinta a loro così senza nemmeno aver provato. Cattivi e spietati decisi ad eliminare me, iniziarono ad inveire sia con i fatti che con le parole, per loro ero la vergogna della mia specie. Con aria decisa e determinata mi avvicinai a loro, che non solo non gradirono questo mio atteggiamento e piuttosto che sfidare me decisero di continuare con i miei angeli. La mia rabbia era ormai incontrollabile,le mia ali dischiuse erano quasi più grandi e bianche, mi sentivo indistruttibile e non avrei permesso a nessuno di ostacolarmi. Iniziai a combattere forte e sicura, riuscivo a scaraventarli lontano uno dopo l'altro, grazie a ciò che ero. Continuai così per un po', dovevo vendicare i ragazzi, poi di colpo le forze decisero di abbandonarmi al mio destino e a quello dei vampiri, forse poi non avevano poi così torto.. Caddi a terra forse il mio destino era quello, quando qualcuno afferrò il mio polso ed era strano solo crederlo ma sentii la mia forza ritornare forse anche più forte di prima. Non riuscivo a crederci, ma mio padre era al mio fianco, e bastò un suo sguardo complice e tutto prese un'altra piega. Riuscivo a saper dosare forza e colpi, sapevo muovermi e soprattutto quando attaccare e difendermi. Insieme eravamo riusciti a dare loro quello che si meritavano, molti di loro scapparono, che vigliacchi, certo era stato facile inveire su tre persone per certi versi inesperti adesso che dovevano combattere avevano preferito darsela a gambe, perché non avevano messo in conto l'arrivo di mio padre, forte, agile e determinato. Io padrona di me stessa, di ciò che ero, ma purtroppo tutto precipitò e mi ritrovai a terra priva di ogni forza, ma riuscii a trascinarmi fino ad Alex e attirarlo a me per poi stringerlo forte. Fra le mie braccia li fermo e pieno di sangue e tutto questo era colpa mia. Damian ci raggiunse anche lui era disperato e continuava a tenere strette le sue mani fra i suoi capelli, mio padre aveva assistito a tutto in completo silenzio, dopo qualche minuto quasi con un tono di rimprovero che non riuscivo a capire disse: "Angel, non è il momento di piangersi addosso, dobbiamo andare!" "Lo capisci che è tutta colpa mia? Non sono stata all'altezza della situazione " "Stai solo farneticando!" Replicare era inutile, comunque quello era ciò che pensavo, poi dischiusi le ali e mi sollevai da terra tenendo stretta a me Alexsander ma Damian non fu d'accordo e quasi con cattiveria disse "Porto io Alex, sarà meglio! " "Credi che io non ne sia capace è vero? Puoi dirlo!" Mio padre decise di mettere fine a quella discussione perché era chiaro a tutti che non sarebbe finita bene così "Provate a comportarvi da persone adulte , sarò io a portare Alexsander e provare a guarire le ferite meno gravi, per quanto riguarda te Damian tu porterai Angel, per lei sarebbe impossibile affrontare un intero volo e non voglio sentire altro" Avrei tanto voluto oppormi ma priva ormai di ogni forza le ali tornarono al proprio posto cadendo così a picco a terra ma lui fu veloce nell'afferrarmi e stringermi a se.. Passato qualche minuto, spiccammo il volo, stretta a lui in completo silenzio, ma riuscivo a percepire quanto fosse rigido, distaccato quasi imbarazzato. "Damian, ho paura, dimmi che ci credi, dimmi che starà bene" "Angel, starà bene, il vostro amore sarà a dargli forza e soprattutto non ti lascerebbe mai insieme a me" Scoppiai a piangere, avevo bisogno di sfogarmi per scaricare rabbia, tensione, lui di tutta risposta non aspettandosi questa mia reazione mi strinse ancora più forte, con la testa sul suo petto ascoltavo i battiti del suo cuore accelerare e il suo respiro sempre più irregolare. Il volo continuò in totale silenzio ma era ovvio che quella situazione non era ne voluta ne tanto meno gradita, stava solo facendo quello che gli era stato chiesto.. Ogni tanto incontravo i suoi occhi ma erano spenti, vuoti, privi di ogni cosa.. Continuavamo a volare al di sopra delle nuvole, era tutto così strano e nuovo per me che stentavo ancora a crederci, quella sensazione piacevole del vento che accarezzava la mia pelle, quella sensazione di assoluta leggerezza, come avrei tanto voluto vivere anche di queste piccole cose con Alex , ma nulla ormai nella mia vita andava per il verso giusto, mio padre decise che era meglio fare una sosta e decise di fermarsi su una nuvola, bello ma alquanto strano.. "Ragazzi, avete bisogno di riposare e tu hai bisogno di rimanere un po' solo insieme a tuo fratello" I ragazzi erano poco distanti da noi, io fra le braccia di mio padre, mi sentivo serena, era passato troppo tempo dall'ultima volta, mi era mancato tanto, troppo "Papà, mi sei mancato tanto, ma adesso dimmi cosa dobbiamo aspettarci?" "Piccola mia, sei mancata anche a me, ma per il momento è meglio non fare domande, riposa" "Non credi che di omissioni ne siano state fatte parecchie?" "Hai ragione, ma non è il momento adatto!" "Lo capisci o no che mi sento in colpa?" "Sbagli, perché hai combattuto, non ti sei arresa sei stata coraggiosa pur non conoscendo nulla o quasi, qui se mai la colpa di tutto è solo mia" Silenzio, continuava a toccare i miei capelli, provando a calmare e tranquillizzare il mio stato d'animo. "Piccola mia, posso solo immaginare quanto tu stia soffrendo, ma adesso anche loro hanno bisogno di rimanere un po' da soli" "Si, ma io non so se sono riuscita a perdonare Damian, dopo tutto, i problemi li ha causati tutti lui o quasi" "Angy, io credo che tu lo abbia perdonato già da un po', hai accettato la sua presenza, vi siete presi cura di lui,. Dovresti dire che ti è difficile ammetterlo ma sai che è così" Aveva ragione, pensandoci bene anche se lo avevamo accolto e aiutato non ci eravamo comportati bene con lui. Lo avevamo ignorato, evitato, senza neanche pensare a come poteva sentirsi ,o a cosa pensasse. Senza neanche rendercene conto eravamo riusciti a farcela pagare e anche nei peggiori dei modi. A quella confusione di pensieri che avevo per la testa intervenne mio padre "Ragazzi dobbiamo andare" Damian, disse la sua "Scusi se mi permetto ma volevo essere io a portare mio fratello" Non capii il motivo ma sentire quelle parole fu come ricevere un pugno in pieno stomaco, voleva liberarsi di me era ovvio "Ragazzo mio, Alex reagisce bene al mio contatto preferisco continuare ad occuparmene io mentre tu farai lo stesso con mia figlia" "Papà, io sto bene non ho bisogno che nessuno si prenda cura di me" "Angel, smettila con questi atteggiamenti, si fa come ho deciso io!" In completo imbarazzo mi avvicinai a lui, che senza degnarmi neanche di uno sguardo mi attirò a se e spiccò il volo.

The dark side of an angel (IN REVISIONE) SEQUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora