VENTISETTESIMO CAPITOLO

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Fra le sue braccia ormai da un po', ovvio che fosse stanco aveva combattuto e anche lui era ferito ma nonostante questo continuava a tenermi stretta e allo stesso tempo continuava ad ignorarmi, ma io dovevo sapere a cosa pensasse. "Damian, so a cosa pensi, so anche di infastidirti con la mia presenza" Quelle mie parole lo irrigidirono ed incastrò i suoi occhi ai miei "Pensi troppo e credi sempre di sapere tutto, ma pecchi anche tu di arroganza, spesso sbagliando, se non fosse stato per voi adesso io e mio fratello non saremo qui " "Io credevo che.." "Tu credi, tu sai.. non sai nulla vuoi sapere la verità, sei tutto meno che un peso, io cerco di godere di ogni attimo, perchè so già che non si ripeterà più, può bastare, sono stato chiaro?" Stavolta era riuscito a colpire e affondare, non riuscii a dire nulla, anche se c'era ben poco da dire, lui di tutta risposta mi strinse ancora più forte e appoggiò le sue labbra fra i miei capelli ed io mi lasciai cullare da quel semplice gesto. Continuavo a sentire la voce di mio padre che provava a svegliarmi con scarsi risultati, eppure mi sentivo bene ,ma non riuscivo ad aprire gli occhi, questo suscitò parecchie preoccupazioni "Angy, mi senti apri gli occhi" Continuava a ripetere Damian, poi rivolgendosi a mio padre "Che succede perché non si sveglia" "Stai calmo, è normale, per lei è tutto nuovo dalle tempo" Una volta sveglia per prima cosa scesi giù dalle sue braccia, dovevo sgranchire i muscoli e poi con mia grande sorpresa capii che mi sentivo bene, forte come non mai, ecco ho meglio dire mi sentivo rinata come nuova. I miei occhi si posarono su mio padre, il quale teneva ancora stretto a se Alex, li ancora incosciente ,sentivo il mio cuore andare in mille pezzi, ma non potevo fare nulla e questa era la cosa peggiore. Mio padre continuava a guardarmi e mi chiese di avvicinarmi a lui ed io feci ciò che mi era stato chiesto. Solo avvicinandomi a loro mi accorsi di quell'enorme cancello, che si aprì dinanzi a me, non riuscivo a credere a ciò che vedevo, io ero la chiave per aprire le porte del paradiso, solo a pensarlo mi faceva sentire completamente pazza e un po' stupida. Entrambi sconvolti da tutto questo seguimmo mio padre in completo silenzio, camminammo per un po', lui continuava a portare Alex io mi guardavo intorno abbagliata da tanta bellezza e pace e senza rifletterci chiesi "Papà, questo è il paradiso o cosa? " "No, ma ci si avvicina parecchio!" Continuavamo a seguirlo, nessuno osava chiedere, quando una donna minuta correva nella nostra stessa direzione continuando a ripetere il nome di Alexsander preoccupata, mio padre con il suo fare, provò a rassicurarla "Serena, guardami, adesso sta meglio, io ho fatto tutto ciò che era in mio potere adesso tocca a te!" Quella piccola donna così piccola, aggraziata che splendeva di una luce propria piangeva a dirotto e ringraziava mio padre, poi quasi in un sussurro chiese a me "Tu devi essere Angel, quanto sei bella, hai reso felice il mio Alexsander " Le mie guance presero fuoco dall' imbarazzo, quanta bontà, era felice per noi, eppure ero io la causa di ogni cosa. Damian, poco distante teneva lo sguardo basso, era evidente che si sentisse a disagio e fuori luogo, ma Serena provò e renderlo partecipe "Tu sei Damian, siete così.. vieni qui fatti abbracciare " Era bello vederli insieme, finalmente la loro famiglia poteva considerarsi riunita, ero felice per loro davvero, poi insieme a Damian e con Alex fra le sue braccia iniziarono ad allontanarsi. Quel gesto così normale, scatenò in me una rabbia forse immotivata, sentivo un dolore lancinante al petto come se qualcuno stesse strappando via il mio cuore con le mani, per fermali urlai "Dove andate? Perché lo portate via?" Le braccia di mio padre sulle mie spalle, cercava a suo modo di calmare la mia ira "Ascoltami bambina mia, nessuno te lo porterà via, hanno bisogno di stare insieme, parlare e ritrovarsi e soprattutto ha bisogno delle sue cure, qui nessuno farà del male a nessuno" Serena si avvicinò con Alex fra le braccia e disse "Angel, non voglio portarti via nessuno, ricorda non riuscirebbero a stare lontano da te nemmeno se lo volessero" Aveva parlato al plurale, era certo che quella donna avesse una dote innata, in silenzio mi voltò le spalle ed io li guardare loro scomparire dalla mia vista. Seguivo mio padre, non sapevo quale fosse la destinazione e neanche mi importava in quel momento. Avevo la testa altrove, speravo in una pronta guarigione per Alex, Damian, finalmente sarebbe venuto a conoscenza della verità, potevo immaginare come avrebbe potuto sentirsi perché per me era stato lo stesso, avrei tanto voluto essere li con loro. Lo seguì per un po' quando i miei occhi non riuscivano a credere a ciò che avevano di fronte si perché li di fronte a me, mia madre accompagnata da mia nonna. Ferma, quasi paralizzata continuavo a guardale senza ne dire ne fare nulla, quando l'unica cosa che avrei dovuto fare era quella di corrergli incontro e per mia fortuna fu lei a fare questo.. "Angel, quanto sei cresciuta, sei così bella, neanche immagini quanto io abbia sofferto senza di te, sei finalmente fra le mie braccia" Piangevo stretta a lei, anche a me era mancata tanto, forse troppo e avrei potuto dire tante di quelle cose, ma preferii rimanere in silenzio fra le sue braccia, al momento era tutto quello di cui avevo bisogno, passato lo shock del momento mi resi conto di quanto fosse diversa la mia vita da come l'avevo sempre creduta, ma adesso era inutile rimurginare perché l'importante al momento era essere tornata insieme a loro, mi concentrai cercando di formare frasi di senso compiuto "Mamma, ho bisogno di sapere e capire così tante cose, comprese tutte le conseguenze del caso" Ero tesa, troppe domande mi frullavano per la testa, ma non avevo nessuna risposta ad esse ne tanto meno spiegazione, di cosa ero capace, quali erano queste doti che tutti mi elogiavano e poi cosa dovevamo aspettarci.. "Angel, devi essere paziente, lo so che è quasi impossibile, ma presto tutto ti sarà chiaro e sarai in grado di gestire ogni cosa, fidati!" "Tempo? Come potete chiedermi ancora del tempo, io non so neanche se ne sarò in grado è tutto più grande di me questo riuscite a capirlo?" "Si, so anche che la colpa di tutto è nostra ma questo non posso cambiarlo, devi fidarti e credere che sei e sarai in grado di tutto!" Mia nonna accanto a noi ci osservava felice, ma conoscendola sapevo che avrebbe detto la sua, infatti poco dopo "Angel, abbiamo bisogno di sapere tutto nei minimi dettagli " Quel suo atteggiamento mi diede conferma del fatto che non era cambiata anzi, suscitandomi qualche secondo di ilarità per poi tornare allo sconforto totale, questo non sfuggì alla sua attenzione, del resto mi conosceva meglio di chiunque altro "Ehy tesoro va tutto bene, non voglio metterti fretta, appena sarai pronta noi saremo qui ad ascoltarti " "Grazie nonna, ma quando posso rivedere Alex?" "Domani è giusto che passino un po' di tempo da soli, hanno bisogno di ritrovarsi" Aveva ragione, del resto anche io avevo bisogno di rimanere da sola con loro e parlare, così li seguii.. Finalmente eravamo arrivati, era un posto tranquillo che trasmetteva tanta pace e serenità. Insieme chiacchierammo molto, di quanto io fossi mancata a loro e di quanto loro fossero mancati a me, era uno di quei momenti di assoluta spensieratezza ed io ne avevo bisogno, mi servì molto a non pensare a tutto il resto resto. Fuori distesa su un' amaca mi facevo cullare, era così bello e la luce delle stelle illuminava ogni cosa, poco dopo mio padre mi raggiunse. In quel preciso momento iniziai a raccontare ogni cosa, era come se mi stessi liberando di un grosso peso, parlavo senza sosta tirando fuori ogni cosa, lui mi ascoltava, non giudicava, era sempre stato così, un grande uomo forte, molto saggio e diretto. Parlammo per ore poi mi addormentai li su quell'amaca comoda sotto le stelle. Non so per quanto dormii, ma di certo fu un sonno guaritore, mi sentivo bene, sana e piena di forza ma con l'umore a pezzi e questo come suo solito non sfuggì a mia nonna "Angel, preparati tra poco raggiungeremo i ragazzi, così avrà modo di conoscerli anche tua madre " Quelle semplici parole riuscirono a farmi tornare il sorriso. Poco dopo mi ritrovai a seguirli impaziente di arrivare dal mio angelo e per mia fortuna il tragitto fu breve. Mio padre per tutto il tragitto non aveva proferito parola, quando con un semplice cenno mi indicò l'entrata, così sotto voce chiesi il permesso per entrare, quando dall'altra parte la voce del mio angelo mi invitava a farlo, a quelle parole entrai quasi correndo per poi buttarmi fra le sue braccia "Non posso credere che tu sia già sveglio!" "Devi farlo invece, perché sono qui e ti sto stringendo fra le mie braccia" Felice come non mai iniziai a riempire la sue labbra ed il suo viso di baci a stampo, quando notai il suo disagio "Che succede?" sussurrai "Nulla, ma vorrei ricordarti che siamo sotto lo sguardo vigile di tutti, compreso quello di tuo padre e questo mi inquieta un pochino" Tornata con i piedi per terra mi resi conto del piccolo inconveniente creato, così imbarazzata mi girai verso gli altri, che per mia fortuna scoppiarono a ridere, conoscevano la mia impulsività, quasi sollevata mi accorsi anche del silenzio di mio padre, dovuto sicuramente alla sua gelosia. Serena spiegò a tutti di come ero stata il suo pensiero fisso da incosciente e una volta aperti gli occhi il suo primo pensiero da cosciente, queste sue dichiarazioni misero non solo me in imbarazzo ma anche Alex. Guardandomi intorno incontrai gli occhi di Damian anche lui era tornato come nuovo, i suoi occhi erano diversi, avevano una luce ma vista prima. Quel momento fu bello per tutti si respirava un'armonia e pace inspiegabile ma purtroppo a portarci alla realtà fu mio padre "Scusate la mia freddezza, ma adesso bisogna radunare tutti, pensaci tu serena, ci vediamo tutti sotto il grande albero!" Calò il silenzio davanti a tutta quella determinazione, infatti in silenzio andarono tutti via lasciandomi sola qualche minuto insieme a lui. Fu un gesto inaspettato e gradito, del quale non sprecammo neanche un solo minuto infatti mi ritrovai subito fra le sue braccia "Angel, non permetterò a nessuno di allontanarti da me ricordalo" Dette queste parole mi baciò, uno di quei baci da togliere il fiato, da dolce e lento divenne famelico e voglioso, quanto mi era mancato tutto questo "Alexsander non ne avrò mai abbastanza di te!" "Per me è lo stesso mi auguro solo che sarà sempre così, adesso è meglio raggiungere gli altri!" Sapevo a cosa si riferisse, ma non avevo nessuna voglia di litigare per la sua assurda e insensata gelosia, così non dissi nulla, presi la sua mano e mi feci condurre da lui, del resto era vissuto li sapeva dove andare. Ormai da giorni mi guardavo intorno, era tutto così bello. Arrivati a destinazione di fronte a noi un enorme albero, non avevo mai visto niente del genere, i suoi rami lunghi, intrecciati alcuni fra di loro, ero come incantata da così tanta bellezza, in un secondo tempo mi accorsi che attorno ai lati di esso era pieno di angeli, mai visti in vita mia così tanti angeli e mai avrei creduto potesse essere possibile. La voce di mio padre richiamò l'attenzione di tutti "Scusate la fretta nell'incontrarvi, ma devo informarvi di alcuni fatti, inizierò con il presentarvi mia figlia Angel, l'ultimo della stirpe dei cherubini, mi scuso a nome mio e di mia moglie per aver omesso a voi la sua esistenza e a lei la sua vera natura, ma con noi al suo fianco tutto sarà più semplice. I ragazzi accanto a Serena sono i suoi nipoti, due ibridi tenuti nascosti per paura, non è un modo per giustificare le sue scelte ma neanche io ho mai rispettato le regole quindi non posso e non voglio giudicare. Capisco che essendo ibridi sono fuori da ogni tipo di regole, ma hanno rischiato la loro vita per proteggere quella di mia figlia e per questo meritano una possibilità, sono dalla nostra parte ed è quello che conta" Intorno a noi silenzio, nei loro volti cera tanta incertezza e preoccupazione ma del resto come biasimarli, qualche minuto dopo uno di loro informò mio padre che qualunque proposta, loro sarebbero stati sempre dalla nostra parte, mi sentivo più sollevata, un piccolo problema in meno. Con un cenno del capo mio padre mi chiese di raggiungerlo, no che ne avessi voglia, ero in ansia ma non potevo sottrarmi così indossai una delle mie maschere e mi avvicinai a lui, provai a tenere uno sguardo sicuro e diretto verso la folla anche se decisi di far continuare a mio padre, che mi presentò a tutti i presenti, che mi osservavano con curiosità, ammirazione e anche con un po' dispiaciuti "Mia figlia e inesperta, non conosce nulla di se e di ciò che è in grado di fare ed è per questo che io e mia moglie abbiamo preso una decisione ,eravamo confusi sul da farsi, per un momento avevamo pensato di rimanere quei per un po' di tempo e metterla accorrente di ogni cosa, ma con il senno di poi non possiamo tutti scomparire per poi ritornare, desteremo non pochi sospetti, quindi la soluzione migliore è quella di scendere insieme a loro, lei ha bisogno di noi!" Per mia fortuna la decisione presa era stata quella di tornare tutti a casa insieme come una vera famiglia, non avrei potuto aspettarmi di meglio anche se sapevo che per me non sarebbe stato facile conoscendo mio padre e la sua testardaggine. Inaspettatamente mia madre prese parola "Scusate, ma credo che sia la scelta migliore, nostra figlia ha bisogno di noi e della nostra guida e anche dei ragazzi, inoltre è meglio che ci seguano per non destare alcun sospetto dal momento che il nostro ritorno già non sarà facile" Tutti attenti, erano come rapiti dai loro discorsi e mi chiedevo se mai io sarei riuscita ad essere come loro. Mio padre concluse "Voglio essere chiaro, per quanto guarda il nostro ritorno sarà graduale, diremo che eravamo dispersi e che per loro dichiarare la nostra morte era la cosa migliore da fare, finalmente dopo anni di ricerche erano riusciti a mettersi sulle nostre tracce " Un fruscio di voci generali ma nessuno diceva la sua così fu Serena a prendere parola e parlare per tutti. "Volevo come prima cosa scusarmi con tutti voi per aver omesso la verità ma dovevo farlo non potevo mettere a rischio la loro vita, per quel che riguarda il resto noi siamo dalla vostra parte" poi rivolgendosi ai suoi ragazzi come li definiva lei disse "Vi ho appena ritrovati e devo già separarmi da voi, ma non posso e non farò nulla per impedirvelo, siete gradi abbastanza da gestire le vostre vite e le vostre scelte, vi voglio bene" detto questo le lacrime iniziarono a segnare il suo viso, mio padre senza pensarci due volte disse "Serena, avrai modo di viverti i tuoi ragazzi te lo prometto" Non so a cosa si riferisse ma di sicuro riuscì a far tornare il sorriso a quella dolce signora. Eravamo giunti al termine di quello che doveva sembrare un agonia ed invece si era verificato tutto il contrario, adesso la parte più dolorosa i saluti, dovevamo tornare a casa ed io per prima cosa mi buttai fra le braccia di mia nonna, era chiaro che non sarebbe tornata con noi. Alexsander fece lo stesso con Serena era evidente che era mancata anche a lui, Demian era rimasto poco in disparte ma arrivò anche il suo turno arrivò, Serena lo abbracciò forte riuscendo a metterlo in forte imbarazzo "Damin, sei e lo sei sempre stato parte di questa famiglia non dimenticarlo mai, ho sempre saputo della tua esistenza e ho sempre sperato di incontrarti un giorno e raccontare ogni cosa ad Alexsander, di certo speravo che un giorno vi incontraste si, ma non in questa maniera." Poco dopo attorno a noi il nulla, tutti erano andati via.. Adesso era arrivato il nostro turno e nella mia testa mille domande e tanta confusione, una delle tante era dare tutte le dovute spiegazioni dovute a chi ci sta intorno, amici, scuola . Il nostro compito sarebbe stato quello di recitare una parte per tutta la vita e la mia paura più grande era quella se io ne fossi stata capace, non parliamo del mio addestramento, ma di cosa? Certo finalmente sarei venuta a conoscere ogni cosa e per quanto ne avessi voglia avevo anche tanta paura. Una cosa era certa i vampiri per un po' sarebbero stati al proprio posto con l'arrivo dei miei genitori ma comunque dovevamo rimanere in guardia, erano comunque degli esseri spietati e senza scrupoli e prima o poi ero certa che si sarebbero vendicati di ogni cosa. Una volta tornata con i piedi per terra se così si poteva dire, mi accorsi che loro aspettavano me, li con le loro ali dischiuse erano di una bellezza indescrivibile, impaziente di fare lo stesso dischiusi anche io le mie ali anche se dallo sguardo di mio padre che ignorai capii che per me voleva diversamente,non era giusto non poteva evitarmi anche questo, dovevo pure iniziare da qualche parte e questa mi sembrava la cosa più semplice per poi al nostro ritorno pensare alla parte più complicata. Pronta e determinata, nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea, una cosa sola iniziava a preoccuparmi il continuo silenzio di Damian, l'unica cosa che faceva era quella di annuire e obbedire a tutto ciò che gli veniva chiesto ed era molto insolito da parte sua, inoltre mi chiedevo quale comportamento avrebbe avuto una volta tornati a casa? Di una cosa ero sicura qualcosa in lui era cambiato, anche se tendeva a nasconderlo ,ma la sua luce era diversa e questo non poteva nasconderlo.. Una volta arrivati una cosa sola mi auguravo che lui ed il fratello provassero ad avere un rapporto solido.. Il tempo, solo lui mi avrebbe dato tutte le risposte alle mie domande e sapevo che per questo avrei dovuto avere pazienza, il problema che io non ero mai stata una persona paziente, ne tanto meno adesso. La mia vita era stata completamente stravolta dalla realtà ed io dovevo accettarlo, non era facile ma è quello che dovevo iniziare a fare, per il mio bene e per tutte le persone al mio fianco che credevano in me.

The dark side of an angel (IN REVISIONE) SEQUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora