Goodbye or not goodbye? (chapter 1)

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  "Elisabeth, dobbiamo trasferirci..."

Furono le ultime parole di mia madre prima di lasciarmi sola dentro la mia camera, per darmi il tempo di metabolizzare ciò che avevo appena sentito. Quasi scappò, avendo anche paura della mia reazione.

Non è la prima volta che queste parole giungono al mio orecchio... Tre anni fa, a causa del lavoro di mio padre, io e la mia famiglia lasciammo l'Italia e ci trasferimmo a Bordeaux, in Francia.

Data la mia giovane età, a quei tempi, la cosa mi angosciò molto. Per una semplice ragazzina di 15, fu difficile lasciarsi una bella infanzia e degli amici alle spalle. Ma dopo pochi mesi, riuscì a superare la cosa e mi convinsi che anche lì, nonostante il mio pessimo francese, sarei riuscita a trovare degli amici. Purtroppo però, così non fu, o almeno il pirmo anno.

A scuola ero un po' la capra espiatoria di tutti e venivo anche bullizzata pesantemente. Così, dopo aver rischiato la vita per via di una spinta dal terzo piano dell'istituto da parte del mio bullo, cambiai scuola. Lì conobbi la sorella che non avevo mai avuto, Sally. 

Sally è... semplicemente Sally. 

La ragazza che mi ha aiutato nei momenti più difficili, la ragazza che mi ha sempre offerto una mano e, quando era necessario, una spalla su cui piangere... la ragazza che mi ha fatto ridere, la ragazza che mi ha fatto arrabbiare, che mi ha accompagnato nelle avventure più pazze... insomma, la ragazza che dopo tanto tempo mi ha resa felice e non le sarò mai abbastanza grata per questo.

Dopo questa inaspettata ripresa, dissi a mia mamma che dopo tanto tempo  ero felice e che avevo trovato il posto adatto a me.

Ecco perché mia mamma si preoccupò per la mia reazione.. perché era a conoscenza di quanto io tenessi a quel luogo e all'amicizia con Sally.

Dunque andai in uno stato di trance, gli occhi si facevano più pesanti, le lacrime cominciavano a scendere e le mani tremavano.

Tutti i momenti trascorsi qui in Francia, sia belli che brutti, mi si ripresentarono e lì, crollai.

Cominiciò tutto da alcuni singhiozzi , poi quest'ultimi si trasformarono in pianto disperato.

Copiose lacrime mi rigavano il viso mentre urlavo e tiravo verso le pareti tutto ciò che mi si presentava sotto tiro.

La paura di perdere la persona più importante della mia vita era alle stelle.

Scesi le scale furiosa, dirigendomi a passo veloce verso i miei genitori, i quali erano seduti nel divano senza emettere nessun rumore.

" V-voi come potete farmi questo?" urlai in preda ai singhiozzi 

"Tesoro sai che il lavoro di tuo padre richiede tanto tempo e lui non più viaggiare... così rischieremo di vederlo solo poche volte al mese." disse mia madre a volto basso.

Girai velocemente lo sguardo verso mio padre che invece mi guardava con uno sguardo della serie -Non fare storie è inutile, partiremo lo stesso-

Avendo capito che non si sarebbero mai mossi dalla loro decisone, presi il primo giacchetto che mi capitò sotto mano e mi diressi silenziosamente in giardino, il quale ospitava un massiccio albero con sopra una casetta di legno.

La nostra casetta... ricordo ancora il giorno in cui mio padre la costruì per noi, per me e per Sally.

Pur avendo sedici anni, eravamo ancora delle bambine e così dopo varie suppliche da parte di entrambe, riuscimmo a convincere mio padre.

Era il nostro posto da ormai tanti anni, passavamo lì giornate intere tutti i giorni.

Non era grandissima, giusto lo spazio per tre, massimo quattro, persone con all'interno un vecchio materasso ricoperto di cuscini, delle lucine e una piccola finestra. Certamente non era il massimo, ma a noi piaceva così.

Lì dentro ne avevamo passate di tutti i colori, avevamo mangiato fino a stare male, ascoltato musica per ore, rifugiate dalle sfuriate dei nostri genitori e dai temporali, fumato pacchi di sigarette interi e dopo gettato i filtrini nel giardino dei vicini, dipinto le pareti con colori stravaganti e, raccontato i segreti più grandi.

Così, ancora in preda alle lacrime, raggiunsi la cima dell'albero grazie a dei gradini inchiodati nel tronco e mi precipitai dentro la casetta.

Presi il cellulare dalla tasca dei miei jeans e composi un numero che ormai conoscevo a memoria.

"Pronto?" mi rispose una voce squillante 

"Sall, t-ti prego vieni subito" fu tutto ciò che riuscì a dire

"Arrivo."  mi rispose la mia amica con tono serio avendo capito che qualcosa non andava.

Passarono circa 5 minuti, dopo sentì bussare e in seguito vidi la piccola porta di legno spalancarsi.

Sally non disse niente, si mise seduta vicino a me e mi abbracciò. Dopo aver sciolto l'abbraccio si rivolse verso il suo zainetto, dove ne tirò fuori una piccola ciotola azzurra.

"Ti ho portato il gelato alla fragola, il tuo preferito.." mi disse mentre mi porse la ciotola con dentro il gelato.

Io feci scorrere il mio sguardo dal suo alla ciotola che reggeva nelle mani, e in una manciata di secondi mi ritrovai nuovamente in un pianto disperato.

"Sally io.." tentai di dire qualcosa, ma con scarsi risultati.

"Tu cosa?" 

"Devo... partire."

Sally spalancò gli occhi e poco dopo abbassò lo sguardo, avendo capito che non c'era nulla da fare.

Mi conosceva fin troppo bene e sapeva che non ero il tipo che si faceva abbattere facilmente e che se volevo una cosa, combattevo per averla.

Ma vedermi in quello stato, con le lacrime agli occhi, il viso rosso e le mani tremanti, le fece capire che la cosa era serie e che c'era ben poco da fare.

Mi abbracciò di nuovo, stringendomi di più e sussurandomi all'orecchio "Ne usciremo insieme, come abbiamo fatto altre volte"

Io la allontanai leggermente per poterla vedere in viso.

"Ma questa volta è diverso Sall.." 

"Dove andrai?" mi chiese abbassando ancora una volta lo sguardo

"Io..non ho lasciato che i miei finissero di parlare e sono scappata. Non so dove andremo questa volta"

"Perfetto, vengo con te." disse lei con tono deciso mentre si alzava per raccogliere le sue cose.

"Ma... Sally non puoi, la tua casa è qui. E i tuoi genitori? Non accetterebbero mai!"

"E perché non vorrebbero? Tanto non sono mai a casa, il lavoro è più importante della loro figlia, o sbaglio? Anzi, per loro sarebbe solo una comodità!" urlò lei con il viso ormai rigato dalle lacrime.

Ed in effetti era vero, i suoi genitori erano sempre assenti per lavoro e nonostante avessimo confidenza, li avevo visti veramente poche volte in questi 2 anni di amicizia.

"Non ho intenzione di perdere anche te Beth.."  continuò lei quasi sussurrando

Io le andai incontro e l'abbracciai ancora un'altra volta 

"Va bene, verrai con me." le dissi abbassando lo sguardo.
''Dai, allora andiamo a preparare le valigie!'' urlò lei asciugandosi le lacrime e correndo giù dall'albero con fare bambinesco.

The way you love me // Hwang HyunjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora