I just want someone.(chapter 11)

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Hyunjin era sotto il tetto della veranda in attesa di una mia risposta.

"Ti stai divertendo?" mi chiese avanzando verso di me con un sorriso in volto e le mani dentro le tasche dei pantaloni a causa dell'aria fresca.

"Si.. ora capisco il luccichio nei tuoi occhi quando mi parli di loro" dissi sorridente prima di alzare nuovamente lo sguardo al cielo.

Intanto sentivo bruciare il suo sguardo sulla mia pelle.

"Ti piacciono tanto le stelle?" mi chiese improvvisamente lui.
"Hm?" risposi io confusa, non capendo il motivo di quella domanda.
"Da quando ti ho conosciuta, la maggior parte delle sere ti vedo guardarle..anche io sono legato ad esse" mi rispose alzando il capo verso le stelle.
"Si, amo tutto ciò che riguarda l'astronomia." Cominciai io con sguardo sognante.
"Ogni volta che alzo il capo per osservare qualcosa, ogni volta che posiziono il mio telescopio, sento il mio stomaco rigirarsi. Tutto ciò riesce a darmi delle sensazioni uniche.
Ogni notte, il cielo è diverso. Ogni giorno, tutti noi siamo diversi.
Siamo più simili al cielo di quanto crediamo. Una cosa sola ci distingue, la più importante di tutte. La sincerità. Il
cielo non mente mai; le stelle, la luna, il buio della notte, non mentono mai.
Il cielo è sempre se stesso, a differenza nostra.
Noi siamo obbligati ad attenerci a dei canoni che la società ci impone, ma il perché non l'ho mai capito." Continuai con lo sguardo ancora alzato.
Quando finii il mio discorso, mi voltai per osservare la figura del ragazzo al mio fianco. Era ancora ferma, tesa con lo stesso sguardo chino che anche io possedevo pochi secondi prima.
Ciò provocò un silenzio assordante.
Mi voltai nuovamente, non mi importava avere una risposta.
Ma a differenza mia, a quanto pare a Hyunjin importava darla.

"Chi siamo noi? Siamo quello di cui a volta a volta ci accorgiamo*" si limitò a dirmi.

Io lo guardai, e sorrisi, un sorriso che venne ricambiato.
Non mi sarei mai aspettata tale risposta.

"Hyunjin" lo richiamai.
"Dimmi Elisabeth" mi rispose di rimando lui.
"Ieri sera, perché i tuoi occhi erano spenti?" chiesi mantenendo una certa distanza con le parole.
"Non tutti i giorni può andare tutto liscio" mi rispose semplicemente.
"Ma non è la risposta adatta alla domanda che ti ho posto" continuai io.
"Se non vuoi parlarne fa nulla." dissi io dopo essermi accorta della mia non irrilevante insistenza.
"No figurati, è che.." cominciò lui indeciso se dirmi o meno ciò che lo tormentava.
"Che?" dissi io cercando di spronarlo.
Il suo sguardo improvvisamente si fece più cupo, e dopo essersi seduto in una panchina lì vicino, abbassò il capo e comincio a giocare con un bracciale che aveva al polso.
Io lo seguì, e mi sedetti al suo fianco.
Poi cominciò a parlare.
"L'altra sera, mi hai sentito cantare.
Cantare è sempre stata la mia via di fuga da tutto e tutti, il mio rifugio, la mia casa, tutto. Però, non mi ha mai sostenuto nessuno, a parte i ragazzi ovviamente. Ciò mi è sempre pesato molto. Ieri sera, ho litigato con i miei genitori, semplicemente perché volevo fare un provino, e la loro risposta è stata 'No, non puoi, devi concentrarti sulla scuola e non su queste sciocchezze'. Ecco perché sono stato così brusco nei tuoi confronti, e te ne chiedo ancora perdono. Elisabeth, io vorrei soltanto qualcuno che apprezzasse ciò che faccio, e con il quale mi sforzo a darle il meglio." disse brevemente.

"Hyunjin" lo richiamai nuovamente.
Lui alzò lo sguardo, e mi guardò confuso.

"Canta per me."

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N.B: *La frase è stata presa da un libro di Pirandello.

The way you love me // Hwang HyunjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora