Capitolo 4: C'è qualquadra che non cosa

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Sentivo il mio cuore battere sempre più velocemente nel mio petto, mentre i muscoli si irrigidivano senza il mio controllo, provando a non muovermi troppo per rovinare l'atmosfera che si era creata in quel momento. Le mani erano strette attorno alla stoffa dei miei pantaloni, mentre sudavano, senza accennare a smettere neanche un minimo secondo.

Cosa è successo, vi starete chiedendo, giusto?

L'altra volta ci siamo lasciati con Haizaki che mi chiedeva che classe avevo dopo matematica, sembrando vagamente soddisfatto alla mia risposta. 

Bene, sono venuta a sapere qualche secondo dopo che anche lui aveva giapponese. E aveva cambiato i suoi corsi pomeridiani in quelli mattutini per avere più tempo per allenarsi il pomeriggio. E fino a qua tutto bene, lui si sarebbe seduto con degli amici e io nel mio solito angolino.

Sì, come no, l'importante è che io ci abbia creduto abbastanza.

Ed eccoci tornati alla situazione dell'inizio, con me in fase di rigor mortis avanzata.

Ebbene sì, il dio sceso in terra aveva voluto sedersi accanto alla sottoscritta, perché non "conosceva" nessuno in quella classe tranne me. Cosa altamente strana, dato che la prima volta che ci siamo parlati è stato proprio la sera prima. Ma, ovviamente, io ero così tanto in brodo di giuggiole per non accorgermi di questa cose e ragionare per due secondi.

Cosa ci guadagnai, da quella esperienza? Un terribile mal di schiena e un foglio di appunti completamente bianco, quasi quanto il mio viso per l'intera lezione, e questo era qualcosa che mi seccava parecchio.
E la cosa divertente, era che Haizaki sembrava la persona più tranquilla del mondo in questo momento! Non che dovesse sentirsi come mi sentivo io, ci mancava, non augurerei mai a nessuno del male, fisico o mentale.

Alla fine della lezione, finalmente oserei dire, mi lasciai cadere sfinita sul banco, giuravo di aver sentito qualche scricchio sinistro provenire dalla mia schiena. Per le mie mani, ero quasi sicura di aver creato una nuova sorgente naturale per salvare il mondo dal riscaldamento globale.
Invece, ero quasi sicura il mio cuore stesse ballando la Macarena e ne fosse, non conoscente, di più!

Insomma, tirando le somme, stare con quel ragazzo mi rendeva una ragazza sul punto di morte per tachicardia acuta. Ma, hey, quante altre ragazze possono vantarsi di dire che Haizaki Ryouhei ha voluto che si sedessero accanto a lui?
Infatti, le ragazze della classe mi hanno guardato parecchio male per tutta l'ora, e no, non ci sono arrivata assolutamente da sola, dato che ero troppo occupata a pensare "OHMIODIO STO RESPIRANDO LA SUA STESSA ARIA!". Me lo ha fatto notare una mia conoscente che segue il mio stesso corso.

Era l'ultima ora, finalmente, e poi avrei potuto andarmene tranquillamente a casa, nascondermi sotto alla coperta del mio futon ed urlare tutta la mia felicità repressa, la quale era davvero, davvero, tanta.

Mi alzai con molta fatica dalla sedia e presi la zaino, caricandomelo sulle spalle mentre sistemavo il banco, detestavo lasciare il materiale che usavo in disordine, non volevo essere nei panni di chi si sarebbe seduto dopo di me. Solo in quel momento mi resi conto del fatto che il mio vicino di banco non si muoveva, restando fermo al suo posto e guardando disinteressato qualcosa sul telefono. Non so con quale coraggio aprì la bocca, ma riuscì a fare comunque.

-Tu...tu non vieni?- Chiesi a bassa voce, a dirla tutta pensavo non mi avrebbe mai e poi mai sentito, dato che un'po tutti stavano parlando ad un tono molto alto, ma invece alzò lo sguardo, guardandomi tranquillamente.

-Nope, ho due ore di giapponese. Sono nel corso di lettere e filosofia, è normale che io abbia più ore di lingua.-

Annuì lentamente, leggermente delusa dal fatto che non avremmo avuto un'altra ora insieme, ma, d'altronde, lui era stato vicino a un cadavere per un'ora e mezza, non mi stupirei se la prossima volta si sarebbe seduto lontano da me.

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