Capitolo 20: Le due di notte

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-Te lo chiederò per l'ultima volta, Akane, poi userò le cattive, okay?-

-MMMH! MMMMMMH!-

-Non mi lasci altra scelta, ora.-

No sai, se magari toglie la tua mano dalla mia bocca, forse riesco a dire due parole!

Tutto iniziò quando entrai in camera mia dopo essere tornata da quella uscita non programmata. Ryouhei non sembrava molto felice del fatto che ero arrivata a casa molto molto tardi, e senza avvisarlo. Aveva iniziato un'enorme discorsone sul fatto che l'avevo fatto preoccupare a morte, pensava mi fosse successo qualcosa di grave, soprattutto perché Tokyo è una metropoli e io ero ancora parecchio innocente, mi fidavo troppo facilmente degli sconosciuti.

"E se ti fosse successo qualcosa? Io non lo avrei saputo e sarei morto dall'angoscia, scema!" Seguito poi da tante quelle di cuscinate che giurai di aver smesso di respirare ed essermi ricongiunta con il Creatore.

A giudicare del tono di voce parecchio alto, infischiandosene altamente della nonna che dormiva nella stanza accanto, e dalle parole che mi sputava letteralmente addosso, dovevo aver fatto una Cavolata con la c maiuscola. Andò avanti per quasi mezz'ora, alternando momenti di quasi dolcezza a cuscinate così potenti da sarebbero potute rientrare nella voce "violenza domestica". Non che facessero così male, il suo tono di voce angosciato mi faceva sentire più in colpa di quando entrai a casa senza il cellulare.

Quando si calmò, si era fatte quasi le due di mattina e le occhiaie di entrambi ci suggerirono di calmarci e andare a riposare, per poi riprendere la discussione la mattina dopo, evitando soprattutto i cuscini, ma no, Ryouhei era partito in decima e doveva assolutamente sapere cos'era successo in quelle poche ore. Notando la mia ostinazione a non parlare, il suo cervello andò probabilmente in black out e iniziammo ad azzuffarci sul futon, tirandoci a vicenda i capelli e dandoci, ogni tanto, qualche testata di potenza, ma la gomitata al fianco fu quella che mi mise definitivamente K.O., dando la possibilità a Ryouhei di prendere le redini della situazione.
Una volta sbattuta contro al futon come un'uovo, mi coprì le labbra con una mano e iniziò a sbraitare, anche se una volta riuscì a beccarlo con un calcio assestato alla schiena. Giurai di vederlo diventare sempre più rosso dalla rabbia, ma ero troppo brilla per importarmene, perché in circostanze normali avrei iniziato a tremare della paura.

-Allora, vuoi dirmelo?!-

-Magari se togli la mano potrei anche provarci, genio!- E finalmente parlai dopo avergli spostato la mano. 

Ma non continuai a parlare solo per il fatto che tornammo a rotolare per il letto, una delle sue mani tra i miei capelli a tirarli e le mie a graffiagli le braccia scoperte (Far crescere le unghie serviva anche a quello!). Non so quanto continuammo a metterci le mani addosso, e neanche quando il nostro litigio si trasformò in un bacio che di casto non aveva decisamente nulla.

Il suo tocco diventò subito più delicato, sulla mia pelle ormai arrossata da tutto quel movimento, mentre i nostri movimenti si rallentavano sempre di più, fino a ridursi solo alle nostre mani  contro il corpo dell'altro e le labbra che continuavano a cercarsi. Solo in quel momento mi resi conto quanto ero dipendente dal suo contatto fisico e di quanto lo volessi con me il più possibile, e la cosa doveva essere reciproca anche dalla parte di Ryouhei.
Il giorno dopo, forse, ci saremmo pentiti di quell'enorme litigata, ma in quel momento non importava nulla, all'infuori dell'altro.

///

Quanto dormimmo? Sì e no 4 ore, io addosso a lui, a stella marina e una sua gamba pericolosa vicina alle mie parti basse, e mentre lui con la testa contro lo spigolo del comodino e i capelli ancora attorcigliati attorno alle dita di una delle mie mani.

Quando ci svegliammo? Alle sette e mezza da mia nonna, la quale sembrava pronta per andare a lavoro. Quello già doveva suggerirmi il fatto che eravamo in tremendo ritardo per prepararci, ma continuai a restare appoggiata al mio materasso personale, il quale aveva allontanato la testa abbastanza per non aprirsi il cranio appena svegliato.

-Non pensavo vi piacesse il sadomaso, Akane.- Disse con nonchalance la nonna, mentre prendeva il kit del pronto soccorso, appoggiandolo vicino al futon, diventando minacciosamente seria.

-Forse voi non ve lo ricordate, ma vi siete urlati delle cose davvero orrende, vi siete insultati fino a tirar dentro la rispettiva famiglia. Non so chi era più ubriaco dei due, ma se vengo a sentire un'altra cosa del genere, al ragazzo è vietato entrare in questa casa per due mesi.- E io annuì piano, ricordando lentamente cosa successe la sera prima. Ci siamo azzuffati come due bambini, e tutto perché non siamo riusciti a comunicare normalmente.

E io che pensavo stessimo andando parecchio bene.

La nonna mi scoccò un bacio sulla fronte, facendo poi lo stesso a Ryouhei, che stranamente bastò a svegliarlo lentamente. Ci salutò con qualche parola e poi uscì, chiudendo a chiave la porta qualche volta. Era davvero così certa che non saremmo usciti? Neanche nelle nostre condizioni?

Riemersi dal mio oceano di pensieri quando sentì delle morbide labbra sulla mia guancia e una mano che mi accarezzava con lentezza la cute ferita dallo scontro della sera prima. Bruciava parecchio, e notai solo in quel momento il dolore che provavo in tutto il corpo. Anche dalla guancia sentivo un pizzicore fastidioso, ma non per forza doloroso.
Lo aiutai a tirarsi seduto, sedendomi poi sulle sue gambe e abbracciandolo con forza, respirando il suo profumo mischiato al dopobarba e una punta di sudore, a qualcuno sarebbe risultato quasi nauseante, ma a me piaceva, mi faceva sentire protetta e al sicuro.

Non parlammo, per nulla, ci guardavamo in silenzio, profondamente pentiti da quello che ci era successo. Restammo fermi per quasi mezz'ora, la fronte contro quella dell'altro a rilassarci, fino a quando non ci tirammo in piedi e presi il kit, portandolo in bagno. 

Sentivo come se fossimo in una specie di bolla, quella mattina. Facemmo il bagno senza il minimo imbarazzo, fissavamo quello che avevamo combinato sulla pelle dell'altro, mentre, un'po ingenuamente, provavamo a lavare tutto via con la spugna e il sapone. Quando uscimmo, l'acqua era ormai fredda, come noi a giudicare dai brividi che avevamo. Decidemmo silenziosamente di medicarci il più velocemente possibile, per poi metterci qualcosa di comodo e rintanarci di nuovo in camera, a guardare un'po di televisione sotto alle coperte.

Mi fissai un'po allo specchio prima di vestirmi, avevo cerotti ovunque, le unghie di Ryouhei sembravano quasi artigli, a confronto alle mie. Sulle cosce, vicino al collo, sotto al seno, ma quelli sui fianchi erano i peggiori, continuavano a sanguinare leggermente dalla sera prima, perciò mi assicurai di mettere prima la i cerotti necessari. Di lividi ce ne erano davvero pochi, i graffi erano decisamente di più, probabilmente fatti quando Ryouhei provava ad afferrarmi e tenermi ferma. Il mio sguardo poi ricadde sul petto del mio ragazzo, l'unica parte ancora scoperta del suo corpo, dato che si era vestito velocemente. Anche lui era ridotto male, dei cerotti erano leggermente sporchi di sangue in superficie, facendomi sprofondare sempre di più nel mio senso di colpa. Non riuscivo a guardarlo senza sentire le lacrime pizzicarmi gli occhi, pronte a scendere, ma mi sentivo troppo stanca per farlo.

Quando notò il fatto che me ne stavo ancora ferma a contemplare le sue ferite senza vestiti, afferrò alla svelta l'intimo di ricambio e mi aiutò a vestirmi, assicurandosi di non guardare dove non avrebbe dovuto, almeno per il momento. Fece attenzione a non sfiorare le ferite con le proprie mani, o a farlo molto delicatamente, non percependolo neanche, fino a quando non fui di nuovo completamente vestita. 

-Vado a fare qualcosa da mangiare?- Mi chiese per la prima volta in tutta la giornata, con la voce un'po roca e le mani strette attorno le mie. Il rimorso era palpabile nel suo tono di voce, e questo forse mi fece sentire ancora peggio.

-Non serve, non ora almeno. Voglio tornare a letto.-

E neanche mi accorsi quando annuì lievemente e mi prendeva in braccio una facilità incredibile, posandomi sotto alle coperte mentre cercava il telecomando. Una volta entrambi comodi nel letto, le tende chiuse e la tv accesa, lo baciai velocemente sulle labbra, quasi da bambini dell'asilo rispetto quello della sera prima, ma mi fece stare leggermente meglio con me stessa percependo come ricambiava, senza affrettarsi oppure con troppa foga, era il giusto.

Proprio come il nostro primo bacio. 

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