Capitolo 26: La mia luce

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C'era davvero un trambusto senza precedenti, quel giorno. Tante, tante persone che parlavano l'una sopra l'altra, ridevano e camminavano avanti e indietro per la navata centrale, piena di fiori ben sistemati ma vuota.
Non erano ancora arrivati, e noi sembravano decisamente troppo in anticipo, massimo una mezz'ora, ma forse ci sarebbe bastata per trovare dei posti a sedere e rilassarci prima della cerimonia, i piedi mi facevano davvero malissimo con quei tacchi, e la strada con i sassolini prima di entrare in chiesa mi aveva distrutta. Se non ci fosse stato Ryouhei a tenermi praticamente in braccio sarei crollata dopo i primi tre passi, ma fortunatamente ero ancora tutta intera.

Il panorama che si godeva dal parcheggio era davvero qualcosa di incredibile, si vedevano solamente alberi su alberi, con qualche prato verdissimo, e ogni tanto potevi scorgere degli animali pascolare da lontano. Mi sarei davvero tanto trasferita in un posto come quello, tanto mi mancava la campagna, ma ormai ero abituata alla città e non avrei potuto trascinare la mia "dolce metà" in una fattoria per il resto della nostra vita.

Nah, non avrei potuto.

Il matrimonio si sarebbe svolto in una chiesa in un paesino toscano, in Italia, e poi saremmo tutti andati nella città vicina per il ricevimento e la festa. Cavolo, quando Yuuma diceva che avrebbe voluto fare il matrimonio perfetto, non pensavo volesse andare dall'altra parte del mondo!
Guardai per un'po l'interno dalla chiesa in silenzio, sinceramente colpita dalle varie sculture e quadri che descrivevano i passaggi della vita di Gesù e dei suoi apostoli. Non sono mai stata cattolica o anche lontanamente religiosa, non mi interessava e lo trovavo inutile, ma tutto l'impegno che ci mettevano le persone a costruire costruzioni del genere mi lasciava senza parole, mi sentivo in un mondo completamente diverso da quello che si trovava fuori dai pesanti portoni.

Tutte le voci si stavano mischiando, a quel punto, e sentivo due lingue, principalmente. Il giapponese e lo spagnolo, l'ultima lingua era probabilmente usata da alcuni colleghi oppure amici che Anna si era fatta in Spagna durante i parecchi anni che era stata all'estero a lavorare. Riuscì ad affettare anche un minimo di italiano, dovuto agli abitanti che erano entrati per curiosità. Doveva essere raro vedere così tanti turisti in un villaggio del genere.

Sospirai, posando la testa contro alla spalla di Ryouhei, il quale era molto impegnato a discutere con il ragazzo vicino a lui, spagnolo a giudicare dal fastidioso accento che dava alla sua pronuncia inglese, riguardo al fatto che Yuuma, anche dopo tutto quello che aveva fatto per me, risultava ancora un'infame e che non avrebbe dovuto sposarsi in un posto tanto bello E prima di lui.
La sua mano sfiorò la mia, stringendomi piano le dita mentre continuava a discutere, accarezzandomi ogni tanto il dorso della mano con il pollice. Non l'avevo mai sentito parlare in inglese, a dirla tutta, e stranamente la sua capacità nello spiegare semplici concetti con paroloni chilometrici non mi stupì molto, anche in giapponese tendeva a dire cose del genere da quando si era laureato, qualche mese prima.

Eh già, Haizaki Ryouhei si era laureato con il massimo dei voti nel suo corso, completando il suo triennio di filosofia e lettere.

Ero presente alla sua laurea insieme ai suoi genitori, i quali continuavano a chiedermi di andare da loro a cena qualche altra volta, tanto si erano trovati bene in mia compagnia. Non che non mi sarebbe piaciuto, assolutamente no, ma Mitsuko-san tendeva a cucinare per un'esercito, quando sapeva che sarei stata da loro per cena o pranzo. Non so se pensava fossi troppo magra o perché volesse riempirmi per bene e poi cucinarmi al forno con una mela in bocca.

Aveva studiato come un'ossesso, nei quattro mesi precedenti alla laurea, e a momenti non usciva neanche dalla stanza per farsi la doccia. C'erano diversi temi sui quali doveva concentrarsi, uno di quelli era "Sociologia della scienza" mentre quello su cui faceva a cazzotti era "Psicologia sociale". Provai una volta a leggere qualcosa da quei libri, ma ci capì gran poco, anche se pure lui era messo al mio stesso livello quando si decideva a sfogliare il mio libro di testo sulla anatomia umana dalla bellezza di 2678 pagine.
Iniziammo a convivere dopo il nostro secondo anno di relazione, appena un paio di mesi prima dell'inizio delle ferie invernali, e scegliemmo di stare a casa sua per i vari mezzi di trasporto e vicinanza a mia nonna. Trasferirsi altrove a Tokyo sarebbe risultato davvero impossibile sotto ogni punto di vista.

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