Capitolo 15: L'innominabile e altre citazioni varie

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-N-no Ryouhei, fa male! Fa piano, a-almeno!-

-Non posso farlo, potrei farti più male!-

-Sì okay, però-- FA PIANO FA MALISSIMO!-

-Non urlare, cavolo, tua nonna potrebbe sentirci!-

-Non che tu adesso sia più silenzioso di me...-

-Mi stai provocando decisamente troppo Akane, adesso.-

-Cosa stai fac--- E tirai un'urlo.

Presa dall'angoscia, mia nonna spalancò la porta del bagno come una furia e fissò il mio corpo inerme per terra, mentre mi tenevo con forza la gamba dolorante. Al mio contrario, Ryouhei (Sì, ho iniziato a chiamarlo per nome.) se ne stava tranquillo a cavalcioni sul bordo della vasca, con un foglietto rosa e bianco ancora in mano, l'arma del delitto appena compiuto.
All'anziana bastò solo qualche secondo per rendersi conto cosa stava effettivamente succedendo in quell'inferno di bagno.

L'estate si stava avvicinando parecchio rapidamente e questo significava tornare ad indossare pantaloncini e gonne senza aver paura di soffrire il freddo. Insomma, il mio sogno, dato che amavo alla follia il caldo, soprattutto perché significava poter fare parecchie attività all'aperto, visitare posti mai visti, ma, anche, il mare! Io avevo una strana ossessione per il mare, quando ci andavo da piccola facevo persino i capricci per non tornare a casa.
Ma, effettivamente, non potevi avere sia la botte piena che la moglie ubriaca, no?
Infatti, una delle cose che amavo di più combaciava alla perfezione con la cosa che detestavo più in assoluto. Mi sarei tagliata un braccio, pur di non sottopormi a quel genere di tortura.

La ceretta.

Sì, proprio lei, l'innominabile.

Ammetto di non averla mai fatta con le strisce, di solito usavo solamente la lametta, massimo la crema depilatoria, ma solo l'idea di sentir così tanto dolore in una volta sola mi spaventata in un modo allucinante, ma per davvero!

-Sei così drammatica, Akane! Abbiamo appena iniziato la prima gamba, quando arriviamo all'inguine cosa fai? Dai di matto per davvero?- Sentì sospirare il mio ragazzo, facendomi segno di tornare a sedermi di fronte a lui. Non aveva un minimo di tatto, per queste cose, e lo avevo notato decisamente da troppo poco. 
Anche se continuava a ripetermi che poi i peli non mi sarebbero cresciuti per quasi un mese, avrei dovuto comunque sottopormi a quel trattamento per ben dodici volte in un dannatissimo anno! 

-I-inguine?! Scherziamo?!- Urlai spaventata, sbiancando solo al pensiero. Okay, va bene farlo sulle gambe e le braccia, ma l'inguine?! Muoio come minimo!

-Eh no tesoro, non scherzo, a meno che tu non voglia andare in giro con il costume intero per tutta l'estate.- Mi ricordò mentre preparava la seconda striscia, spalmando una crema trasparente sul foglio. Ormai rassegnata, mi sedetti di nuovo al mio posto e, con nonchalance, mi prende la caviglia per tirare a se la gamba. 

-Ho sempre la lametta per l'inguine, lo sai?- Borbottai un'po offesa, salvo poi sentire la colla attaccarsi alla mia gamba, mentre l'unico ragazzo si preparava a strapparla con una mossa soltanto. Nel frattempo, mia nonna mi tenne ferma per le spalle, dicendomi che era davvero strano che Ryouhei sapesse fare la ceretta con così tanta dimestichezza, cosa a cui volli davvero concordare.

Questa volta, lui non fu tanto clemente nei miei confronti, strappando senza pensarci due volte.

E fu quello il momento in cui mi resi conto perché detestassi essere donna.

///

Un'ora e mezza.

Uscimmo da quel bagno un'ora e mezza dopo, io con le gambe tutte rosse e Ryouhei con una mano contro alla tempia, segno del mal di testa che gli avevo procurato con tutte le mie storie e urla, ma la colpa era sua! Mi ha obbligata a farmi la ceretta!

Mia nonna ci guardò e a momenti non scoppiò a ridere per l'ennesima volta.

-Sono quasi sicura che Dante e Virgilio abbiamo avuto le stesse identiche espressioni appena usciti dall'Inferno!- Decisi, saggiamente, di ignorare il fatto che mia nonna conoscesse qualcosa così vecchio come "La Divina Commedia".

-Ha per caso un'aspirina? Sua nipote riesce ad essere particolarmente rumorosa, quando vuole.- Disse tirandosi indietro i capelli dal viso, mentre la più anziana gli lanciava una piccola bustina bianca e verde, che iniziò ad agitare per qualche secondo.

Il motivo di tutto quel trambusto, quel giorno, era che le mie amiche continuavano a pressarmi nel presentarle ufficialmente Ryouhei come mio fidanzato, ritenendo fosse molto importante in una relazione, soprattutto se emergente come la nostra. Mi faceva piacere che si preoccupassero per me, diciamole certe cose, ma mi sembrava un'po forzato, dato che comunque stavamo insieme da relativamente poco, volevamo starcene da soli ancora per un'po per conoscerci meglio.
Sfortunatamente, loro ebbero la meglio e ci obbligarono ad accettare questa uscita, sospirando all'unisono mentre loro esultavano come delle bambine.

Mi rintanai in camera mentre aprivo la finestra e cercavo cosa mettermi. Non mi ero fatta la ceretta per nulla, avrei voluto mettermi un vestito carino oppure qualcosa del genere. Già da qualche giorno era tornato il caldo, anche se l'escursione termica mi fece prendere la tosse per un paio di giorni, impedendomi a momenti di parlare con un tono di voce normale, sussurrando solamente qualche parola.
Non appena mi lasciai cadere sul futon ancora in mezzo alla stanza, chiusi gli occhi e mi rilassai un'po, avevamo ancora un'po di tempo prima di dover partire, al limite mi sarei truccata in treno, ormai era diventato pure uno sport, per me. Avevo deciso di dormire un'po di più la mattina, una mezz'oretta circa, e truccarmi lì, almeno quando avevo voglia di sembrare presentabile e non una barbona, ma quello succedeva molto di più.

Cambiando discorso, decisi di vestirmi dopo qualche minuto passato a rilassarmi, allacciandomi la parte dietro del vestito in un fiocco piuttosto stretto per assicurarmi che non si fosse slacciato durante la giornata. Proprio mentre mi iniziavo a sistemare i capelli davanti allo specchio dell'armadio, sentì due braccia circondarmi i fianchi e il mento appoggiato sopra alla mia testa. Alzai leggermente lo sguardo e notai la sua espressione un'po stanca, con gli occhi socchiusi e uno sbadiglio trattenuto a malapena. Ridacchiai un'po intenerita, perché Ryouhei, tralasciando la parte aggressiva e i suoi problemi con il controllo della rabbia, era davvero molto molto dolce e carino con le persone a cui voleva bene, cambiando a momenti il suo intero carattere. Gli piaceva sembrare forte e invincibile, incutere timore, quando era solamente un peluche di pezza da abbracciare fino allo stordimento amoroso e fisico.

Sì, lo amo decisamente troppo.

-Guarda che se sei stanco, possiamo sempre rimandare questa uscita. Le ragazze non se la prenderanno troppo se non ci presentiamo.- Dissi pattandogli leggermente un braccio, notando quanto sembrava esausto nell'ultima settimana o giù di lì. Da quanto ho capito, tra poco sarebbe iniziato il torneo nazionale di calcio, e la Seishou era stata di nuovo accettata.

-Non serve, tranquilla. L'allenatore Kudou sta davvero provando a spremerci come due arance, giuro di aver sentito dolore a dei muscoli che non sapevo facessero tanto male.- Sospirò e mi tirò piano una guancia con una mano, sorridendo leggermente alla mia reazione. Sapeva benissimo che a me non piaceva che mi di tirassero le guance oppure pelle in generale, mi restavano segni parecchio facilmente.

-Quante volte ti ho detto di lasciar perdere le mie guance? Lo sai che non mi piace.- Gli ricordai mettendo un'po il broncio. Lui ridacchiò e mi lasciò un bacio sulla guancia lievemente rossa, per poi staccarsi e tirare fuori dei vestiti da una borsa che si era portato la sera prima. Aveva ormai preso l'abitudine di fermarsi a dormire da noi solo durante i fine settimana e dopo aver promesso a mia nonna che non mi avrebbe sfiorato in punti "proibiti" dopo le nove di sera.

E quando lei diceva che avrebbe sentito ogni minima parola che dicevamo oltre le undici, lo avrebbe sentito per davvero. E lei non portava mai l'apparecchio acustico, riusciva a sentire ancora molto bene, per essere una sessantenne.

Tranne con me. Io dovevo farmi ripetere le cose quasi sette volte, per capire. A volte mi chiedevo se il giapponese fosse la mia lingua per davvero.

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