Capitolo 6: L'inverno sta arrivando

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Per me è sempre stato facile svegliarsi la mattina, credetemi, non facevo storie e non mi giravo dalla parte opposta del letto quando sentivo la sveglia, ma quella particolare mattina, appena suonata la sveglia, scattai a sedere il più velocemente possibile, già con il sorriso sulle labbra. 
Una volta sistemato il futon in un'angolo della stanza, aprì l'armadio e guardai i vestiti per qualche lungo secondo, decidendomi poi a prendere l'outfit del giorno.

L'indossai velocemente e mi diressi in fretta e furia verso il bagno, facendo sempre attenzione a non svegliare mia nonna. Soltanto mentre mi lavavo i denti, notai il fatto che non avevo ancora controllato il cellulare, anche se suonata ininterrotto dalla sera precedente. Finì di lavarmi anche il viso e corsi in camera a vedere perché diamine stava suonando la Macarena già alle sette di mattina. 

Notifiche. Grazie al cavolo, si sapeva già.

Di Instagram. Beh, questo si sapeva un'po meno.

Aprì l'app e venni praticamente SOMMERSA da messaggi dalle mie amiche, dove tutte mi stavano chiedendo cosa diavolo mi era successo ieri e perché non rispondevo all'istante ai loro messaggi. Ridacchiai un'po divertita e risposi a tutte e tre, notando però all'ultimo che c'era un'ultimo messaggio non letto.

Un messaggio da r.haizaki, di circa venti minuti fa.

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r.haizaki
Yo, dato che prendiamo lo stesso treno e abitiamo vicini, ti va di andare insieme alla stazione? Posso venire a prenderti tra mezz'ora, se vuoi.

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Sbiancai. Questo significava che sarebbe venuto a prendermi tra meno di dieci minuti! E non ero neanche truccata!

Volai come un fulmine di nuovo in bagno e mi truccai il più velocemente possibile, risultando comunque presentabile. Legai i miei capelli nelle due solite code e restai a fissarmi, provando a trovare qualche imperfezione che, molto sicuramente, mi avrebbe messo in imbarazzo per l'intera giornata.

Fortunatamente tutto apposto.

Una volta afferrato lo zaino, corsi fuori di casa, solo per rientrare poco dopo e afferrare le chiavi di riserva. Mi ero dimenticata del fatto che mia nonna era fuori casa tutto il pomeriggio, quella giornata. L'ascensore ci mise SECOLI ad arrivare, mentre io reputavo più saggio scendere le scale il più velocemente possibile, pur di arrivare in orario e farmi trovare da Haizaki pronta. 
Gettai un'occhiata al mio telefono, notando, però, con orrore che ero in ritardo.

In. Ritardo. Di. Dieci. Minuti. 

Ci mancò poco che urlassi per davvero, mentre mi precipitavo giù dalla scale, pregando ogni dio possibile ed immaginabile per far sì che Haizaki non si sia già stufato e si sia avviato da solo verso la stazione, sarebbe stato tremendamente imbarazzante!

Spalancai la porta dell'uscita e mi guardai in giro con il fiatone, le dita incrociate e i capelli ormai ovunque, tranne che nella loro tipica acconciatura.
Il dannatissimo cortile era vuoto, neanche nessun bambino che andava a scuola o che camminava mano nella mano con la propria madre. Fu proprio in quel momento in cui mi resi conto di essere estremamente deficiente e, soprattutto, innocente.

Mi misi a sospirare parecchio delusa, mentre mi sistemavo i capelli ed uscivo dal cortile, ormai rassegnata al fatto di dovermi fare tutto il tragitto fino a scuola completamente da sola, ma, soprattutto, senza le cuffie, dato che le avevo lasciate a casa per la fretta.

Se il giorno prima era andato benissimo, beh, questo invece era iniziato malissimo.

Feci per svoltare a destra per imbucarmi nella strada principale, quando la mia visuale venne ostruita da una fabbrica verde scura, molto soffice al tatto.

Forza, scommettete prima che continui nel raccontare cosa successe. Si accettando anche banconote del Monopoly.

Eh sì, per la seconda volta in due giorni, ero andata a sbattere proprio contro il petto di Haizaki Ryouhei, il quale si era accorto di me prima, ma aveva preferito starsene zitto e ridacchiare quando andai a sbattergli contro. E, madonna mia, non era possibile qualcuno potesse essere sempre più bello un giorno dopo l'altro, era umanamente impossibile!

Mi staccai rapidamente, pregando di non essermi rovinata il trucco, dopo tutto l'impegno che ci avevo messo, e lo salutai un'po timidamente. E lui continuava a ridere!

-Buongiorno Miyano, abbiamo dormito troppo, oggi?- Mi chiese con fare divertito, mentre stringeva l'elastico attorno alla propria coda, la quale teneva i capelli lontano dal viso, lasciandoglielo completamente scoperto. Era perfetto, non aveva neanche un brufoletto! Sono quasi invidiosa, ora...

-C-ci ho solo messo troppo a prepararmi, mi sono svegliata in orario.- Risposi cocciutamente, mentre torturavo la stoffa della mia gonna in preda all'imbarazzo. Perché sì, anche io potevo indossare la gonna e risultare comunque una ragazzina di quattordici anni. Un mio talento naturale, quello di sembrare più giovane di quanto non lo fossi già.

Il mio interlocutore ridacchiò nuovamente e si mise le mani in tasca, indicando la strada vuota con la testa, un chiaro segno di "Muoviamoci oppure perdiamo il treno". Annuì velocemente e ci incamminammo insieme, ma, rispetto al giorno precedente, ci scambiammo qualche parola in più, anche se erano comunque domande parecchio banali.

"Come stai?" - "Hai dormito bene?" - "Che lezioni hai oggi?" e cose simili.

Ma era sufficiente per rendermi felice, anche se di poco. Me la sentivo, in un paio di anni, magari anche con una laurea in mano, sarei riuscita a conquistarlo come si deve e mettermi con lui. 
Cosa c'è? Sono una ragazza, anche io fantastico molto, quando sono con la mia cotta!

Arrivati finalmente alla stazione e aver raggiunto il binario da dove sarebbe partito il nostro treno, ci zittimmo entrambi, io che guardavo per terra e trovando più interessante un piccolo fiorellino tra le rotaie, mentre lui guardava davanti a se, fissando un punto indefinito. Eravamo, stranamente, in anticipo sulla tabella di marcia, e ci toccava aspettare un quarto d'ora, prima di poter effettivamente salire sul treno.

-Senti, Miyano, manca ancora un'po e non fa proprio caldissimo, se vuoi vado a prendere qualcosa da bere al bar qua vicino.- Disse Haizaki tutto ad un tratto, girandosi verso di me, con la punta del naso leggermente rossa dal freddo. Annuì piano e gli porsi qualche banconota sgualcita, chiedendogli solamente di prendere una cioccolata per me. Lui guardò per qualche secondo le banconote, per poi prenderle e rimettermele in tasca, dicendo che avrebbe offerto lui, per quella volta.

Ero...parecchio stupita, a dirla tutta, ma accettai la situazione e lo salutai con il viso nascosto nella sciarpa, fissandolo di sottecchi mentre si allontanava velocemente e scendeva le scale per raggiungere il bar sottoterra. Era strano che mi fossi trovata così, da un momento all'altro, così vicina alla mia cotta.

Guardai con ansia il cartello degli arrivi, avendo quasi il timore di dover salire da sola sul treno e non vedere Haizaki tornare indietro in tempo. Avevo molta ansia, in quel preciso istante, e probabilmente lo si notava da lontano, a giudicare da degli sguardi che qualche anziani signori mi stavano rivolgendo, quasi preoccupati per la mia salute mentale. Salute mentale che, d'altronde, mi aveva abbandonato proprio quando decisi di iscrivermi ad una università e trasferirmi nella capitale.

Portai le mani al volto per riscaldarle un'po, mi ero dimenticata per l'ennesima volta i guanti nell'altra giacca e adesso potevo vedere le mie dita diventare piano piano rosse e tremanti. Ci mancava anche l'ipotermia, adesso. Faceva davvero freddo, quella giornata, a dirla tutta, e mi ero vestita molto leggera, le temperature dovevano essere più alte rispetto alla norma, ma, a quanto pare, mi ero sbagliata. Sentivo le gambe tremare leggermente da sotto alle calze trasparenti e i denti battere contro il mio volere.

Fortunatamente, tutto finì quando mi si presentò un bel bicchiere di cioccolata calda tra le mani e un braccio che sollevava il mio cappuccio, coprendomi la testa il più possibile. Voltandomi verso la destra, notai il magnifico profilo del mio accompagnatore, il quale stava già sorseggiando la propria bevanda indisturbato. I suoi occhi incontrarono i miei qualche secondo dopo, ma poi sospirò e mi tirò leggermente più a se, facendomi appoggiare la testa contro la sua spalla.

-Si vede lontano un miglio che stai gelando. Bevi velocemente quella cioccolata e poi vediamo cosa possiamo fare, i riscaldamenti a scuola sono stati spenti solo una settimana fa.-

E, stranamente, io sorrisi e non mi mossi di un millimetro, bevendo la mia cioccolata con calma.

instagram; haikaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora