Capitolo 12.

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il video non c'entra nulla con questo capitolo, mi andava di farlo perché riguarderà un'altra parte della storia:

http://beingdifferentisnoteasy.tumblr.com/post/98226225665

CAPITOLO NON EDITATO, e non lo editerò perche mi annoio troppo, accettatelo con tutti gli errori di ortografia e grammaticali, vi adoro e spero vi piaccia, bye

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I giorni passano e io perdo sempre più le forze, oltre che la conoscenza. Non ho più visto nessuno dei miei amici, non Harry, non Els, non Anna, figuriamoci le altre.

Non vedo Lea, Sadie e Katherine da circa un mese, se non di più. Non so, sinceramente, non capisco più che giorno sia, non so più nulla.

Passo le giornate sotto effetto di pillole, siringhe e vari medicinali, mi spostano quasi sempre sulla sedia a rotelle, dalla mia stanza al laboratorio e dalla mia stanza al bagno. È una gran vita, come quella dei neonati, solo che io non mangio nemmeno, e con alte probabilità potrei morire in ogni momento. Proprio come i neonati.

"Su una scala da uno a dieci, quanto dolore senti?" Mi chiedono, sono così abituata a questa domanda che molte volte credo di immaginarla, forse sto diventando pazza.

No, invece, il dottor Grimbey e Felicity stanno in piedi davanti a me.

"Cinque credo" rispondo sistemando il tubo della flebo attaccato al mio braccio.

"È una cosa buona, sai?" Mi dice Felicity sorridendo e stringendosi la cartella contro il petto.

Non so cosa rispondere perciò faccio spallucce e mi guardo attorno.

Questa stanza è sempre stata la stessa, bianca, monotona camera. La finestra gigante è stata aperta sì e no tre volte in tutto questo tempo, e solo quando mia madre viene a visitarmi perché lei ha sempre caldo. Il letto accanto al mio era occupato da un'anziana signora con un adorabile pigiama rosa e bianco. Ricordo di aver scambiato qualche parola con la signora, mi sembra si chiamasse Rose ma non ne sono proprio certa, sono stata per tutto il tempo drogata da tutte queste medicine perciò ero lucida tanto quanto un gatto morente.

Qualche giorno dopo aver visto Rose vomitare per terra il suo letto è stato svuotato, adesso sono io e basta.

Sono da sola in questa stanza bianca, con il mio camice di seconda mano ricavato da una tenda vecchia e senza nemmeno un nuovo libro da leggere.

Ho riletto per due volte lo stesso libro perché non lo ricordavo, è una cosa strana per me, i libri sono sempre stati la cosa più importante per me, non mi è mai capitato, ma non mi era neppure mai capitato di vomitare sangue.

C'è sempre una prima volta per tutto, a quanto pare.

"Tua madre sarà qui a momenti, tra qualche minuto Felicity ti porterà la sedia e ti vestirà così potrai tornare a casa, d'accordo?"

Annuisco e mi mordo il labbro inferiore.

Casa. Che strano.

Non ho idea di quanto tempo sia passato dall'ultima volta che ho dormito nel mio letto. Non sono proprio sicura di voler tornare alla mia vita vera, ci sono troppe cose da spiegare, troppe cose da raccontare. Stare in ospedale è come vivere in una palla di vetro, nessuno può toccarti o dirti nulla, non senti niente, hai i tuoi spazi e nessuna preoccupazione.

Sospiro e quelli che per me sembravano secondi in realtà si sono trasformati in minuti perché Felicity entra in camera con la mia sedia verde scuro, le rotelle che cigolano.

"Stai bene, Coraline?" Mi chiede con un'espressione che non riesco a decifrare.

Annuisco aggrottando le sopracciglia e sedendomi al lato del letto per scendere.

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