Il mago si guardò intorno, quasi privo di forze e con il respiro affannato, i lunghi capelli corvini scarmigliati e gli occhi pieni di una nera, infinita disperazione.
Il mondo aveva smesso di vorticare impazzito e lui ora contemplava la devastazione del suo studio.
La magia incontrollabile scaturita dalla sua ira furiosa aveva spazzato il sotterraneo, ormai irriconoscibile, la pietra del pavimento ricoperta dai frammenti di vetro dei barattoli infranti, i colori dei liquidi che lentamente si mescolavano, mentre sfigurate parti di materia, viscide e lacerate, sembravano dibattersi fra pergamene accartocciate e pagine strappate.
Non aveva mai perso il controllo della sua magia fino al punto di arrivare a distruggere anche ciò che più gli era caro: i suoi libri, antiche pergamene, preziose pozioni e introvabili ingredienti.
Severus sospirò stremato e si accasciò in ginocchio, continuando a osservare il disastro che lo circondava. Avrebbe potuto rimettere a posto ogni cosa, la sua magia poteva aggiustare ogni barattolo e reintegrare i grossi vasi recuperandone anche il contenuto; le pergamene sarebbero tornate intatte negli scaffali e le pagine ben lisce nei libri, obbedienti al tocco della sua bacchetta.
Ma ciò che più amava, la luce che da neppure un anno era tornata nella sua vita a illuminare la strada verso il domani e a riscaldargli il cuore, era perduta, per sempre, e nessuna magia, mai, avrebbe potuto rendergliela.
La sua Vivian...
Aveva dovuto lasciarla per salvarla da se stesso, dal mostro che stava inesorabilmente tornando a essere.
Era fuggito via nella notte, terrorizzato, senza neppure un abbraccio, un ultimo bacio.
Aveva avuto paura di non riuscire a controllarsi, che l'intenso e inebriante profumo del suo sangue avrebbe potuto fargli perdere la testa: poche ore prima l'aveva sentito scorrere impetuoso sotto la pelle delicata, caldo e pulsante, aroma delizioso che lo faceva impazzire di disgustoso e disumano desiderio; con labbra frementi aveva percorso piano il suo corpo addormentato, dalla bocca sensuale giù lungo il collo indifeso, fino a scendere sul seno e arrivare al cuore, dove il sangue gorgogliava pieno di vita.
Chiuse gli occhi e strinse i pugni, un gemito contratto tra le labbra sottili:
- Vivian!
Una lacrima brillò solitaria, incagliata nelle ciglia nere.
Aveva fatto la scelta giusta, piena d'amore: aveva rinunciato a lei, per non correre il rischio di farle del male. Mai.
La lacrima scese, colma del dolore della rinuncia, conscia di quanto aveva perduto, dell'amore e del futuro che ancora una volta l'Oscuro Signore gli avrebbe sottratto con il suo ritorno.
Si ripiegò lentamente su se stesso afferrandosi la testa tra le mani, tra angoscia e disperazione, fino ad appoggiarsi sulle ginocchia, ombra tremante dell'uomo che era stato fino a poche ore prima, quando l'incubo notturno, tremendo e pieno di sangue, era giunto a distruggere la sua felicità guidato dal Marchio maledetto che era tornato ad ardere sulla sua pelle, dopo tanti anni.
Un bruciore lieve, appena accennato, ma aveva riacceso il desiderio bestiale che un tempo lo aveva trasformato nel mostro che uccideva per appagare un'atavica, implacabile sete; Voldemort l'aveva ridestato e amplificato con un oscuro sortilegio, sfruttando quell'unica goccia di sangue vampiro ereditata da chissà chi, il resto perso in ricordi indistinti e confusi, parole misteriose mormorate in segreto da anziani parenti sconosciuti.
Si era svegliato nel cuore della notte, le labbra secche e la gola riarsa, di nuovo bramando il sangue come in quei tremendi anni di gioventù, che aveva creduto ormai sepolti, vivi solo nella giusta memoria dei suoi crudeli rimorsi.
STAI LEGGENDO
Implacabile desiderio (seguito di "Incubo di sangue")
FanficDall'abisso di un incubo di sangue, tra tormento ed estasi, un sentiero d'implacabile desiderio conduce a un'inaspettata realtà. Si tratta del seguito di "Incubo di sangue".