Vivian si era trasferita al castello alla fine di settembre e, grazie all'interessante argomento proposto, aveva subito ottenuto la completa attenzione del professore che aveva dedicato a lei, o, meglio, alla ricerca, ogni minuto del suo tempo libero.
Ora che poteva stargli vicino a lungo, senza che il mago mettesse in atto inutili tentativi di disgustarla di sé, l'impressione che Severus fosse profondamente infelice e solo si era fatta sempre più consistente. Sembrava quasi volersi punire d'essere ancora vivo e cercava di rendersi la vita quanto più spiacevole possibile, privandosi d'ogni conforto materiale e dell'amicizia e rispetto dei suoi simili.
Aveva subito notato che il camino era sempre spento nel suo studio ed era pronta a scommettere che fosse così anche in camera sua.
Non aveva fiatato, quella prima sera in cui aveva lavorato con il mago nello studio immerso in una gelida semioscurità, solo il tavolo da lavoro ben illuminato da una grossa torcia e il grande camino desolatamente spento. Si era amaramente pentita d'aver indossato il bell'abitino attillato, leggero come ali di farfalla, che avrebbe dovuto attirare lo sguardo di Severus ma che era stato un fiasco totale visto che il mago, invece, era attratto solo dai vecchi rotoli di carta che gli aveva portato in dono e non l'aveva degnata della minima attenzione. Non aveva osato lamentarsi, certa che, dopo averle lanciato un'occhiataccia, l'avrebbe trafitta con qualche pungente battutina sarcastica e lei avrebbe finito per fare una ben magra figura. No, meglio restare zitta, sopportare il freddo e fare buon viso a cattiva sorte: la sera successiva avrebbe indossato un abito molto più pesante.
Ma dopo ore di lavoro, in piedi, quasi immobile, a esaminare con minuziosa cura le antiche pergamene cercando di decifrarne e trascriverne ogni singolo segno, era congelata e talmente esausta da non riuscire più a controllare e nascondere i brividi sulle braccia nude. Così il mago si era finalmente accorto che stava morendo dal freddo.
Lo stupore che aveva letto sul volto pallido, incorniciato dai lunghi capelli neri, quando lo aveva infine sollevato dalle vecchie carte sentendola battere i denti, sarebbe quasi stato comico se non fosse stata l'inconfutabile, e per lei infamante prova, che Severus fino a quel momento non aveva neppure notato il suo goffo e inconcludente tentativo di seduzione. A quel punto Vivian si era stoicamente augurata che continuasse a ignorarlo.
Il mago l'aveva infine guardata con attenzione e, sì, aveva individuato il problema, cosicché il suo fallimento si era miseramente svelato sotto i perforanti occhi neri. Il mago non aveva però detto una sola parola: con un rapido gesto della mano, indirizzato al camino, aveva fatto avvampare le fiamme, quindi si era tolto il mantello e l'aveva avvolta con un sol gesto elegante, stringendola infine a sé, frizionandole energicamente braccia, spalle e schiena e, incredibile, si era perfino scusato per averla fatta quasi assiderare e le aveva assicurato che d'ora in poi le avrebbe sempre fatto trovare il camino acceso nel laboratorio.
Vivian avrebbe tanto voluto illudersi che quello fosse lo strabiliante, seppur ritardato effetto, del suo seducente abito di sfarfallante seta, e si era languidamente abbandonata nell'imprevisto, ma benvenuto abbraccio. Era stato Severus, invece, a irrigidirsi: si era subito ritratto da lei che, così, aveva dovuto accettare la cocente sconfitta su ogni fronte ammettendo con se stessa che l'inattesa gentilezza era esclusivamente dovuta al potere di seduzione delle antiche pergamene, che si era rivelato molto più efficace del suo.
Dopo la prima sera, però, il camino era sempre rimasto acceso nel suo studio, almeno quando Vivian era presente.
Il mago, tuttavia, spesso lavorava sulle antiche formule anche da solo, per buona parte della notte, e in quei momenti tornava alla consolidata abitudine di negarsi ogni terreno conforto: un mattino lo aveva trovato addormentato sulla poltrona, tra le mani gelate la pergamena con le annotazioni delle sperimentazioni svolte e il fuoco, ovviamente, spento. Non indossava neppure il suo caldo mantello, che giaceva invece su una sedia, probabilmente dimenticato nel fervore del lavoro.
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Implacabile desiderio (seguito di "Incubo di sangue")
FanficDall'abisso di un incubo di sangue, tra tormento ed estasi, un sentiero d'implacabile desiderio conduce a un'inaspettata realtà. Si tratta del seguito di "Incubo di sangue".