4. Rinunce, ricordi e rimorsi

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Arrivata ai piedi della torre est, Vivian si girò: la capanna di Hagrid era sempre dormiente, con l'esile filo di fumo chiaro che si avvitava lento nell'aria scura, e le serre erano silenziose, accarezzate solo da lieve fruscio delle foglie.

Pronunciò l'incantesimo per aprire la porticina e sorrise tra sé: non era certo la prima volta che passava di lì per rientrare, non vista, nel castello e il ricordo degli anni di scuola, e delle tante uscite non autorizzate, era ancora vivido.

Salì di corsa all'ammezzato e s'infilò veloce nella nicchia nascosta dietro il logoro arazzo che più d'una volta l'aveva salvata dall'essere scoperta: una piroetta e il passaggio segreto si aprì davanti ai suoi rapidi passi. Ricordava ancora molto bene l'intrico di corridoi collegati tra loro da cunicoli dall'accesso ben celato che in modo sicuro conducevano fino ai sotterranei e da lì al dormitorio di Serpeverde.

Ma il suo obiettivo, quella notte, era l'appartamento privato del Capocasa, di cui conosceva bene l'accesso, ignorato invece dagli studenti. Il cuore diede un battito più forte: il camino sarebbe stato di nuovo spento? Prese un lungo respiro e procedette: avevano bisogno l'uno dell'altra, più dell'aria che respiravano.

Si augurò che la molesta gatta di Gazza in quel momento stesse sognando di rincorrere frotte di topi nella parte opposta del castello e girò cautamente l'angolo, il passo leggero e la bacchetta levata.

Il mago era là, pallido e immobile, la bacchetta in pugno ma puntata verso terra, come se sapesse perfettamente che non ne avrebbe avuto bisogno per difendersi, come se sapesse da un pezzo che sarebbe stata lei a spuntare da dietro l'angolo.

Leggere nei suoi impassibili lineamenti era ardua impresa, ma se qualcuno poteva riuscirci, era proprio Vivian. Non le sembrava sorpreso, né adirato: al contrario, il sopracciglio lievemente sollevato e l'angolo della bocca appena stirato a lato rivelavano l'orgoglio di vederla lì, davanti alla sua porta, finalmente trionfante contro tutte le difese di Hogwarts. E i suoi occhi neri scintillavano, ne era certa, animati da impetuose fiamme d'amore.

- Sapevi che ero io. – affermò sicura, sorridendogli e avanzando.

- Il tuo profumo. – annuì il mago in un sussurro colmo di passione.

Un battito di ciglia e l'espressione mutò inondando di dolore il volto pallido sul quale i lunghi capelli spargevano ombre scure disegnate dalle fiamme della torcia infissa al muro; un istante dopo le labbra divennero una linea sottile, strettamente serrata, e nei suoi occhi neri vi fu solo un insondabile abisso di tenebre.

- Severus! – esclamò Vivian buttandogli le braccia al collo.

Il mago rimase rigidamente immobile, le braccia tese lungo il corpo e le mani contratte in pugni serrati, che Vivian non poteva vedere.

Si ritrasse stupita a guardarlo:

- Severus ma cosa...

- Vattene!

Lo sguardo era determinato e il tono gelidamente secco e imperioso: non lo aveva mai sentito parlare così!

Vivian arretrò di un passo e rimase a fissarlo per un lungo istante.

Sì, era logico che cercasse di allontanarla da sé in quel modo deciso, così come, per oltre due mesi, non aveva mai risposto alle sue lettere e le aveva in ogni modo impedito di avvicinarlo. Lo stava facendo solo per lei, per proteggerla e non farla soffrire, sapendo che Voldemort stava tornando e la sua vita sarebbe stata di nuovo sospesa sul filo sottile di un tragico gioco mortale.

No, non lo avrebbe lasciato solo!

Alzò il mento con aria di sfida:

- No!

Implacabile desiderio (seguito di "Incubo di sangue")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora