Sta piangendo. Il sangue le si gela nelle vene e le
lacrime scendono incontrollabili come un mare in tempesta. E poi le immagini di Luke la tormentano e la musica che sgorga dagli auricolari si trasforma irreversibilmente nella voce di Lavinia che le diceva che la credeva diversa.
Ma perché la credeva diversa? Era Lavinia nel torto non lei. Lei aveva solo capito. Aveva capito perché Lavinia fosse così premurosa nel far riconciliare lei e Luke tutte le volte. Mirava a una sola cosa: dividerli.
Ma perché avrebbe dovuto farlo? Le era sempre stata al suo fianco e le pareva impossibile che Lavinia potesse farle una cosa del genere. Ma allora perché? Gelosia? Probabile. Ma c'era qualcosa che opprimeva il cuore di Margherita quella notte. Qualcosa che non riusciva a farla respirare quando i singhiozzi tornavano. Qualcosa nelle parole di Lavinia e nello sguardo di Luke.
Era stata troppo precipitosa? Forse non aveva ben capito. O era semplicemente il peso del tradimento?
No. Non può essere, eppure tutte quelle coincidenze.
Le immagini della serata ricorrevano nella testa di Lavinia.
Rivide tutto per filo e per segno.
No. C'era qualcosa. Un qualcosa a cui non aveva dato troppo peso. E adesso, forse, tutto si sarebbe chiarito.-Margherita.- si voltò velocemente strappando i fili di erba che si alzavano alti intorno alle sue caviglie.
-Margherita? Che ci fai qui?- la sua voce la fece girare con la testa verso il centro del grande prato. Nel mezzo si stagliava la figura di Luke, le spalle dritte e i capelli fissati con cura all'indietro. Il piercing non c'era più. E non c'erano più nemmeno i jeans stappati e le magliette delle band, al loro posto dei pantaloni neri e una maglietta bianca. La luce gli rischiarava il viso rendendo i lineamenti ancora più morbidi.
-Luke?- disse facendo un passo avanti verso di lui.
-Che succede Margherita?- Margherita, non la chiama mai così per paura di sbagliare la pronuncia ma adesso esce impeccabile in un soffio dalle sue labbra.
-Non lo so Luke.- disse sentendosi gli occhi bruciare.
-Mi stai lasciando andare?- chiese lui facendo scomparire il dolce sorriso dalle labbra e irrigidendo la mascella.
-No! Io non ti voglio lasciare andare via!- urlò lei all'improvviso bloccata come da catene.
-È quello che stai facendo.- disse dando le spalle alla ragazza. Iniziò a camminare a passi lunghi e veloci fino a quando non sparì del tutto lasciandosi dietro solo una piccola scia di luce argento e oro.-Marg svegliati.- mi scuote mia madre.
-Che ore sono?- chiedo schiudendo lentamente gli occhi.
-Le dieci meno un quarto.- afferma allontanassi dalla stanza.
Fra meno di mezzora i ragazzi partiranno dall'agriturismo. Le immagini del sogno mi ritornano in mente velocemente.
Devo andare da Luke.
Apro scompostamente le coperte e scendo dal letto saltellando. Mi levo la canottiera e infilo una felpa con dei jeans. Corro al piano di sotto infilo un paio di scarpe basse. Agguanto la borsa ed esco di casa.
Esco di a gran passo dalla casa e mi infilo nell'abitacolo dell'automobile. Undici meno dieci.
Non arriverò mai in tempo, mi dico, non lo vedrò più.
In pochi secondi sono già sulla strada.Parcheggio velocemente nel parcheggio e chiudo con un colpo secco lo sportello. Corro dentro all'agriturismo e per poco non cado. Cerco di aprire la porta, ma è chiusa. Con un grande respiro estraggo le chiavi dalla borsa e armeggio un po' fino a quando la porta non si apre.
-Luke!- urlo nell'ingresso.
Nessuna risposta, sembra deserto. Non può essere. -Luke!- urlo ancora. Niente. Corro su per le scale e apro le porte di tutte le camere. Non c'è nessuno. Non c'è l'ho fatta. Ho rovinato tutto. Dovevo aspettarmelo.
Spillo i due fogli insieme e li appoggio sul tavolo della cucina.
-Luke è tardi dobbiamo andare.- urla Louis dall'ingresso. Controllo l'orologio della cucina. Undici meno un quarto.
Mi alzo lentamente dalla sedia e esco di cucina. Nell'atrio tutti i ragazzi sono pronti a partire. Laura sta salutando tutti. Lavinia se ne' andata la sera prima dopo aver salutato tutti quanti. Anche me. Con un semplice "Ciao, fai buon viaggio".
Prendo la valigia e esco lentamente con gli altri.
Sapete cosa non avrei dovuto fare?
Non sarei dovuto venire in vacanza.
Non vorrei andarmene. Vorrei aspettare Marg. So che arriverà, me lo sento. Controllo l'ora sul telefono. Undici meno dieci.
I ragazzi sono già in macchina e mi devo rassegnare. Non arriverà. Spero solo che legga quello che avrei dovuto dirle prima.
Scendo le scale con la vista appannata. I singhiozzi mi scuotono e mi fanno tremare fino alla punta dei piedi.
Entro in cucina e mi siedo su una sedia. Ci sono dei fogli sul tavolo. Li avvicino a me abbastanza da poter riconoscere la scrittura. Inizio a leggere, mentre i singhiozzi aumentano e le lacrime scendono più velocemente. La testa mi fa male e il corpo di affloscia. È una lettera per me. Da Luke. La leggo fino infondo con gli occhi gonfi e rossi. Giro la pagina e trovo degli altri fogli. Il cuore si ferma. Perde un battito. Poi due. E tre, per poi ripartire ancora più veloce. Alzo la testa al soffitto e sorrido spontaneamente.
Grazie Luke Hemmings.
Grazie per avermi cambiato la vita.
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Disconnected || Luke Hemmings
Teen FictionE capisco, che io voglio essere qualcuno per lei. Non voglio solo essere Luke Hemmings il cantante. Io per lei voglio essere Luke, quel Luke che guardando indietro quando sarà più grande, ricorderà con un sorriso. Ricorderà le passeggiate, gli abbra...