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Taehyung rimase in silenzio, non sapendo come reagire a quel che Jimin aveva appena detto.

Storpio? Era per questo che l'altro giorno zoppicava sorreggendosi a Seokjin?

Ma ciò non spiegava comunque il suo non essere tornato a casa.

"Io... non volevo mi vedessi in carrozzina, temevo non mi avresti più voluto come tuo migliore amico. Eravamo soliti correre inseguendo le farfalle, arrampicarci sugli alberi e salire sulle sedie per prendere il vaso di biscotti dallo scaffale. Tutte cose che non riuscivo a fare e che anche ora mi costano tanta fatica."

Jimin sospirò, con quella sensazione di paura ben impressa nella mente, come se non fosse mai sparira completamente nonostante tutto il tempo trascorso da allora.

"Ti saresti annoiato a dover rimanere in casa con me e avresti trovato qualcun'altro con cui correre all'aria aperta... non volevo accadesse, non davanti ai miei occhi. Non sarei mai riuscito a restare a guardarti da dietro la finestra mentre giocavi in giardino con qualcuno che non ero io."

Jimin era ancora piccolo all'epoca e la paura che quell'amicizia che li legava si saebbe potuta spezzare lo aveva fatto piangere per giorni interi, spaventato.

Quello che provava per Taehyung andava oltre al semplice affetto che si trova fra i bambini, era qualcosa di molto più forte e speciale che nemmeno loro riuscivano a definire bene.

Ma anche le cose più forti si possono rompere e Jimin ne aveva il terrore: non voleva che Taehyung lo mettesse da parte come un vecchio giocattolo rotto ed inutilizzabile, non voleva venir dimenticato da lui, l'unico vero amico che avesse mai avuto.

"Volevo solo continuare a stare con te senza dovermi far spingere sulla carrozzina..."

Mentre prima ogni singola frase era detta con fatica, ora Jimin si stava sfogando, buttando fuori tutto quello che aveva tenuto dentro in quei sette anni di lontananza.

"All'inizio temevano non sarei più riuscito a camminare... poi però la signora Kim mi ha adottato ed essendo fisioterapista mi ha aiutato."

Dopotutto all'epoca Jimin aveva solamente dieci anni, non poteva esser lasciato da solo, serviva qualche adulto che si occupasse di lui.

Soyon era tanto gentile e non aveva esitato un solo istante prima di prenderlo sotto la sua custodia, amandolo proprio come faceva con Seokjin, suo figlio biologico.

Il sedicenne ricordava bene quanto all'inizio il maggiore lo avesse odiato a causa della gelosia, prendendolo in giro per la sua carrozzina e per le gambe piene di cicatrici pallide, ma col passare degli anni era diventato un ottimo fratello maggiore.

Lo aiutava con gli esercizi di fisioterapia e con lo studio, lo portava a fare passeggiate per allenarsi a camminare, ascoltava i suoi problemi e cercava di risolverli.

"La mia idea era di tornare da te non appena avessi ricominciato a muovermi in modo decente, ma faceva sempre così tanto male..."

Sarebbe stato strano il contrario; nell'incidente Jimin era rimasto intrappolato dal sedile e a causa di quella compressions i nervi si erano irremediabilmente danneggiati.

Più volte si era sveglito nel cuore della notte urlando per le fitte lancinanti e la signora Kim oppure Seokjin erano sempre corsi per calmarlo un poco, non potendo fare altro se non attendere che il dolore passasse.

Furono anni terribili per quel bambino rimasto solo al mondo, in una città nuova, in una famiglia nuova ed im scuola nuova; non si trovava a suo agio in nessuno di questi ambienti, ma non poteva far altro che stringere i denti ed andare avanti.

Gli rimaneva solamente Taehyung, lontano ed ignaro della sua situazione, ma bastava l'idea di poterlo rivedere per dargli la forza necessaria a mettersi in piedi, stringere quei corrimani appositi e provare a camminare.

"Secondo Soyon mi servono come minimo altri due anni, ma non ce la faccio più."

Taehyung nel frattempo non aveva mia smesso di accarezzare quei capelli color del tramonto, ascoltando attentamente ogni sua singola parola, nel tentativo di trovare una soluzione.

Jimin aveva ragione: se a dieci anni fosse tornato con lui, probabilmente si sarebbe fatto un nuovo amico con cui giocare nel parco.

"Sono solo uno storpio..."

Stavolta il minore dei due non riuscì a trattenersi e strinse ancora più forte l'esile corpo di Jimin fra le sue braccia, poggiando il mento sul suo capo.

"Non è vero Chim, tu non sei solo uno storpio. Sei un ragazzo dolcissimo, forse un po' troppo timido, ma non importa. Sei sempre stato empatico e pronto ad aiutare gli altri, anche quando eravamo piccoli. E ti assicuro che ora che sei tu ad essere in difficoltà non esiterò un solo istante ad aiutarti."

A Taehyung proprio non piaceva il fatto che il suo migliore amico si riferisse a sé stesso con quella parola poco carina, per questo cercò di farlo sentire il più normale possibile, il più amato possibile.

Non smise mai di abbracciarlo, ormai perduto tutto l'interesse per il suo bubble tea, e gli accarezzò la schiena finché il maggiore non sospirò pesantemente contro il suo petto.

Durante quei lunghi minuti Jimin aveva respirato il suo profumo che, nel corso del tempo, non era più quello di caramelle al limone, le sue preferite.

Ma nonostante ciò per la mente di Jimin era ancora odore di casa, di sicurezza: quel classico profumo che quando senti ti fa tranquillizzare, ti fa sospirare rilassato oppure sorridere felice.

Con un po' più di serenità rispetto a prima il ragazzo aumentò la stretta sulla camicia di Taehyung, in corrispondenza del petto, poi tese le braccia.

L'arancione si allontanò dal suo corpo in modo che i due potessero guardarsi faccia a faccia e sorrise dolce, colmo di gratitudine e affetto per Taehyung che, come sempre, era riuscito a tirargli su il morale con le proprie parole.

"Grazie Tae."

Il nominato ricambiò il sorriso e allungò la mano verso il tavolo, prendendo il frullato di Jimin e sistemandolo fra di loro, verso l'amico.

"Dai su, un po' di fragole e passa tutto."

Jimin sentì le guance farsi più calde, ma nonostante ciò si rifiutò di togliere le mani dall'ampio petto di Taehyung, limitandosi a sporgersi in avanti col viso per poter raggiungere la cannuccia e catturarla fra le labbra.

Prese un bel sorso del frappè e poi rise divertito, asciugandosi gli occhi con la mano chiusa a pugno, strofinando.

Solamente a questo punto il loro abbraccio si interruppe definitivamente, ma rimasero comunque l'uno vicino all'altro, spalla contro spalla mentre sorseggiavano le rispettive bevande.

"Chim, ti fidi di me?"

"Ovvio Tae."

"Allora prepara le valigie: questo fine settimana verrai con me."

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SPAZIO POLIPETTA 🐙

Onestamente non me lo ricordavo così depresso il discorso di Jimin, ma penso sia perfetto così: cosa ne pensate cuties? Vi sta piacendo?

E per domani, credete che accetterà la proposta di Taehyung? Eheheheheh

Friendship Bracelet [VMIN]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora