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Si avvicinò e mi aiutò a sfilarmi la maglietta. Eravamo ad un palmo, le nostre labbra si sfioravano. I miei occhi stavano vagando nei suoi, ormai completamente dilatati. Le sue mani tremavano, ma non avevo capito il perché.

Non ricordavo di avere tutte quelle cicatrici all'altezza dello stomaco.

Me ne accorsi solo quando vidi i suoi occhi cadere su di esse e iniziare a riempirsi di lacrime. Ovviamente mi aveva vista seminuda quando, dopo l'intervento mi aveva rivestita. Ecco i vestiti che era venuta a prendere dal mio armadio.

Come sempre avevo rovinato tutto. Ecco perché cazzo mi aveva detto di non farlo.

Laur sei una grandissima cretina! Perché cazzo non pensi quando agisci?

"Camz, scusami. Non piangere, ti prego.", la strinsi a me e lei iniziò a singhiozzare.

"N-non è n-niente", si staccò subito. "C-ce la fai ad e-entra-re ne-nella vasca?", singhiozzò.

Avevo già prolungato abbastanza le sue pene.

Le dissi di sì e la vidi uscire velocemente dalla porta. Non riuscivo a rilassarmi nell'acqua calda al pensiero di lei in lacrime. Il tempo di levarmi di dosso l'odore di ospedale ed uscii subito dall'acqua. Mi misi la tuta che era venuta a lasciarmi ed uscii di corsa dal bagno.

La trovai stesa sul mio letto, ancora con il mio giubbotto di pelle. Aveva le guance bagnate dalle lacrime che io le avevo fatto versare. Si era addormentata. Era così carina, così mi stesi al suo lato, la abbracciai e mi addormentai dopo qualche secondo.

Al mio risveglio, lei non c'era. Mi sentii subito vuota e soprattutto impotente. Le avevo rovinato la giornata.

A proposito di giornata... Mi sporsi per controllare la sveglia digitale sul mio cuscino. Segnava le 14:36. Non sapevo dove fosse Camila, ma ero convinta di essermi addormentata intorno alle 10 del mattino.

"Camz?", chiamai a voce alta, sperando che fosse in bagno.

Nessuna risposta.

"Camila, sei ancora qui?"

Ancora nessuna risposta. Probabilmente era tornata a casa per riposarsi. Io ormai avevo recuperato le forze e dovevo in qualche modo tornare al mio lavoro.

Mi alzai lentamente, le ferite allo stomaco facevano comunque male. Andai verso il mio armadio e aprii le ante. Scelsi un paio di jeans comodi e la mia solita camicia, questa volta nera. Sentii il mio stomaco brontolare per la fame.

Decisi di prendere qualcosa al bar della casa editrice e quindi mi diressi verso la porta per uscire. Il mazzo di chiavi di scorta luccicava appeso al muro, vicino a tutte le altre chiavi.

Sentii una morsa allo stomaco, ma questa volta non era per la fame.

L'avevo fatta soffrire troppo.

Non l'avrei chiamata. Non le avrei scritto. Aveva bisogno di prendersi una pausa da tutto questo. Era evidente che io non meritassi quel bellissimo angelo.

Uscii di casa con il mio mazzo di casa e con quello di scorta. Non so perché lo portai con me, ma sapere che Camila l'aveva tenuto per tutta la settimana mi rincuorava. Ci misi più del solito ad arrivare alla casa, le cicatrici bruciavano ad ogni passo. Il dolore mi aveva fatto passare la fame, così mi diressi direttamente verso l'ascensore. La hall era vuota, se non per la segretaria dell'ingresso.

"Bentornata signorina!", mi salutò e io ricambiai.

Giusto, per loro ero andata ad incontrare una direttrice spagnola, per cui dovevo sembrare entusiasta, piuttosto che dolorante.

Goodbye - Camren [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora