La mattina mi svegliai con un sorriso che mi illuminava il volto. Ero felice di andare a lavoro perché avrei rivisto quella che negli ultimi giorni era diventata la mia famiglia e, in particolare, ero consapevole del fatto che avrei rivisto l'angelo dai capelli e dagli occhi castani. Ultimamente era il mio unico pensiero, non mi ero mai sentita così presa da una persona. Avevo avuto delle cotte innocenti precedentemente, ma non erano mai state così persistenti. Pensavo a Camila la mattina prima di andare a lavoro, poi la vedevo per tutta la giornata di lavoro e tornata a casa continuavo a pensare a lei. La cosa più strana era che non credevo solo che lei avesse un fisico stupendo, ma anche una mente così aperta e piena di idee!
Mio padre aveva decisamente ragione sul fatto che fosse un grande potenziale e anche Dinah l'aveva affermato il giorno delle presentazioni.
Ultimamente Camila era sempre impegnata a scrivere qualcosa su un grosso fascicolo che più volte aveva nascosto al mio arrivo. Ero davvero curiosa e ultimamente non c'erano libri da dover revisionare. Quella mattina ero decisa. Le avrei chiesto di cosa si trattasse e magari l'avrei anche invitata a bere qualcosa fuori.
Così velocemente misi un paio di jeans e una camicia bianca per stare comoda, capelli neri mossi sulle spalle e giacca nera. Un filo di matita, un succo d'arancia e fuori casa per iniziare una nuova giornata. Arrivata, nell'edificio presi l'ascensore. Quella mattina ero troppo su di giri e salutai tutti quelli che mi passavano davanti. Un sorriso da un lato all'altro del mio viso che si spense immediatamente appena vidi la sua scrivania vuota.
Camila non era mai in ritardo e non mi aveva fatto sapere che sarebbe mancata. Una strana sensazione si formò nel mio stomaco. Una sensazione mai provata. Poteva mica essere ansia e preoccupazione per una persona a cui tieni? No. Non poteva essere. La conoscevo da così poco e non avevo mai provato nulla del genere per qualcuno. Fatto sta che dovevo sapere di più di questa storia e mi avvicinai alle scrivanie proprio dietro la SUA.
"Ragazze, come mai Camila oggi non è qui?"
Ally e Dinah si guardarono ammiccando e con un sorrisetto mi risposero.
"Stamattina non si è sentita bene e le abbiamo consigliato di rimanere a casa. Lei insisteva perché diceva di avere un libro da revisionare, ma abbiamo comunque preferito farla restare a casa."
"Cos'ha?"
"Semplice influenza di stagione. Febbre e raffreddore."
Ora che sapevo il motivo ero un pochino più tranquilla, ma la sua mancanza si sentiva. Non che noi parlassimo o altro, ma il solo fatto di poterla fissare da dentro il mio ufficio concentrata a scrivere quel suo progetto con la penna tra le mani e la lingua tra i denti era davvero abbastanza per me. E poi era dannatamente sexy da concentrata. NO, LAUREN! NO! Non di nuovo, smettila di fare questi pensieri!
Senza di lei la mia giornata non passava mai e stavo pensando per lo meno di chiamarla e chiederle come stesse. Il numero potevo rimediarlo dagli archivi dei dipendenti. Ma no, non potevo farlo. Un capo redattore non chiama una sua dipendente solo per sapere come sta.
Ma perché avevo questa dannatissima voglia di sentire la sua voce? Di sapere da lei come stesse, se avesse bisogno di qualcosa? Caspita, sembravo una mamma che ha il figlio lontano da casa e appena sa che non sta bene inizia a preoccuparsi come se non ci fosse un domani. Ed io non ero così, non lo ero mai stata. Ero una persona che ci teneva alle persone, ma che era solita farsi gli affari suoi.
Eppure lei senza saperlo e senza nemmeno parlarmi stava già cambiando una parte di me. Stava facendo emergere quella parte di me che non pensavo nemmeno ci fosse nell'angolo più remoto di me stessa, la sensazione di dover proteggere qualcuno che senti appartenere a te.
Non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa, ma mi stavo rendendo conto che lei si stava impossessando di me senza nemmeno accorgersene. Perché forse eravamo sempre state destinate, ma non sapevamo di esserlo.
Non riuscivo a concentrarmi, avevo bisogno di uscire da quell'edificio. Troppi pensieri per la testa. Così chiamai Rose e l'avvisai che sarei uscita e che sarei tornata dopo la pausa pranzo. Erano ancora le 9 di mattina e già volevo scappare da quell'ufficio vuoto senza la sua presenza.
Tornai a casa e decisi di prendere la macchina e andare in un posto che mi aveva sempre aiutato a pensare. L'albero di Central Park.
Trovai subito un parcheggio, del resto era mattina e di solito New York a quest'ora è piena di gente che va a fare compere e accompagnare i bambini a scuola. Sono tutti così impegnati dalla loro vita frenetica, che non riescono a fermarsi un attimo per godersi il bellissimo paesaggio che quel parco enorme offre a tutti.
Ovviamente ero così persa nei miei pensieri che non mi accorsi che una ragazza scura di carnagione mi stava davanti.
"Dio mio, mi hai fatto prendere un colpo! Quando sei arrivata? Non sapevi chiamarmi?"
Saltai appena vidi che quella ragazza era la mia migliore amica Normani.
"Sono andata in casa editrice e non c'eri. Sono andata a casa tua e non eri nemmeno lì e sapevo dove trovarti."
"Le valigie dove sono?"
"Nella hall della tua enorme casa editrice!"
"Andiamo subito a prenderli!"
La abbracciai fortissimo e ci dirigemmo verso il mio veicolo. Salimmo e misi un po' di musica.
"Come mai eri lì? Quali pensieri affliggono il tuo minuscolo cervello?" Mi tirò un buffetto sul braccio e speravo non si fosse accorta di niente. Ma come mentire alla persone che ti conosce meglio di te stessa? Non avevo per nulla voglia di raccontarle le mie strane sensazioni degli ultimi giorni. Per cui decisi di evitare l'argomento e semplicemente raccontarle una balla riguardante il ruolo da dirigente troppo pesante.
Ma chi volevo prendere in giro? Sapevo che si era accorta che volevo evitare l'argomento e le fui grata quando fece finta di crederci ed evitò anche lei l'argomento.
Le avrei raccontato tutto, ma non era quello il momento giusto.
Lasciammo cadere l'argomento appena passò una canzone di Beyoncè e Mani iniziò a cantare a squarciagola. Mi era decisamente mancata in tutta la sua pazzia.
Ciao people,
sono davvero contenta del fatto che ci siano persone che stanno apprezzando il mio "lavoretto". Questa è una cosa che non ho mai fatto ma vorrei dedicare il capitolo a questa bellissima persona che mi ha incoraggiato tantissimo con i suoi commenti, _love_Camren spero ti abbia taggata hahah. Perdonatemi gli errori!
Anyway, spero vi stia piacendo la storia. Appena posso aggiorno.
Alla prossima, writeeeonme.🌙
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Goodbye - Camren [SOSPESA]
FanficLauren, giovanissima donna d'affari di soli 24 anni, erediterà dal padre la sua grande casa editrice. Camila, bravissima scrittrice mai considerata di soli 23 anni, sarà una semplice impiegata della casa editrice di cui Lauren sarà il capo, ma inta...