Capitolo 1 - Prologo

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In un mondo in cui umani e non umani coesistono sulla terra, il  "Grande Conflitto" ha causato la quasi totale estinzione di tutte le razze, portando solo miseria e desolazione: un'apocalisse.

Sembrava una guerra come tutte le altre: una guerra tra i potenti, un bisticcio per denaro o per un pezzo di terra... Ma nessuno avrebbe mai immaginato un risvolto simile.

La terra è ormai l'ombra di ciò che era: le limpide acque dei fiumi,gli sconfinati mari e le rigogliose pianure sono adesso aridi deserti e malsane paludi.

Le conseguenze Del Grande Conflitto sono state catastrofiche: L'ozono è ridotto ad uno strato sottilissimo, i raggi solari giungono troppo intensi, tanto da bruciare le carni , e non avere riparo la notte, nel buio e nel gelo, è sinonimo di morte certa.

Ma la cosa più terribile è la scomparsa delle persone: anche nei villaggi più sperduti, che non hanno risentito del Grande Conflitto, quasi tutte le persone sono come svanite nel nulla. In alcune abitazioni è ancora possibile trovare pasti pronti a tavola, pronti ad essere consumati. Nessun segno di battaglia, nessuna traccia di sangue.

circa sette anni dopo la guerra, la città di Los Angeles è ridotta ad un cumulo di macerie a causa dei bombardamenti, e gli abitanti scomparsi sembrano essere stati sostituiti da pericolose creature, le quali sembrano non fare nient'altro che una cosa: uccidere ogni essere vivente.

Poco al di fuori della città Californiana, nei pressi di una sorta di trattoria, tra le sterpaglie e i secchi cespugli si nasconde un uomo, chinato sulle ginocchia, che pare osservare il cielo terso.

È un umano, di media statura, indossa una veste di colore verde piuttosto sporca, dalle maniche leggermente rovinate, come la parte inferiore, che si ferma al di sotto delle ginocchia e lascia spazio agli stivali. La veste è stretta da una cintura in vita, alla quale è appesa una radiolina, ed è parzialmente coperta da una corazza in cuoio borchiato e da degli spallacci della stessa fattura.

la chioma è coperta da un cappuccio, che lascia intravedere solo gli occhi, verdi, e la barba incolta, non troppo folta.

Sulle spalle porta un arco lungo, che ha su uno dei flettenti una piccola incisione, ed una faretra colma di frecce.

Sulle spalle porta un arco lungo, che ha su uno dei flettenti una piccola incisione, ed una faretra colma di frecce

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L'uomo tira un sospiro, certamente non di sollievo:

<< È quasi mezzogiorno... Non arriverò mai a Los Angeles in tempo, devo fermarmi qui>>  dice prima di rimettersi in piedi e dirigersi verso l'edificio.

 ma qualcosa immediatamente lo mette in allerta, facendolo arretrare alla posizione di prima. Con una velocità inaudita, tende l'arco ed incocca la freccia, puntando verso la minaccia, ma il suo sguardo era incredulo: era da mesi, forse anni, che i suoi occhi non vedevano ciò che avevano appena visto.

a circa 20 metri, un altro sopravvissuto sembra guardarsi intorno: un uomo molto alto, visibilmente giovane, dal fisico impostato e dai lunghi capelli, di colore castano chiaro, quasi biondo. Sulla mano sinistra porta uno scudo, realizzato con resti metallici di vario tipo, e brandisce un arma molto insolita...

 Il braccio destro, pieno di cicatrici, è avvolto da una catena che termina con una testa puntuta: un mazzafrusto, ma mancante del manico.

La corazza che indossa, invece, realizzata in solide piastre metalliche, sembra sia stata forgiata in tempi di pace, o forse durante la guerra.

Poco prima di poter entrare nell'edificio, l'uomo dai capelli lunghi viene colto alla sprovvista e ferma il passo: una freccia è stata scoccata proprio davanti a lui. Subito dopo ,dal cespuglio secco, sente una voce:

<<Getta le armi e voltati, lentamente.>>

Lui non obbedisce e si volta di scatto alle sue spalle, trovandosi puntato addosso un arco con la freccia già incoccata.

<<Chi sei?!>> È la ovvia domanda che pone all'uomo incappucciato, ma quest'ultimo, invece di rispondere,  gli si avvicina con l'arco ancora teso

<<11 Settembre 2001... Decine di anni fa c'è stato un attentato terroristico a New York, dove?>>

Senza aver ricevuto risposta, e con una freccia puntata proprio in mezzo agli occhi, l'uomo dalla folta chioma prende un breve respiro e risponde:

<<Alle...Torri Gemelle.>>

Immediatamente, come se avesse pronunciato una parola d'ordine, il primo abbassa l'arco e sistema la freccia nella faretra, allungando la mano come per salutarlo:

<<Ti chiedo scusa, volevo solo accertarmi che fossi un umano, o comunque...Non una di quelle folli creature.>>

dice togliendosi il cappuccio, rivelando i capelli neri, raccolti in una piccola coda, quasi non necessaria.

<<Non è proprio un gran modo per presentarsi, ma credo che avrei fatto lo stesso... E no, non sono uno di quelle...cose.>>

risponde l'altro, sistemando lo scudo dietro la schiena

<<Adesso ne sono sicuro, il mio nome è Raghnall, non incontravo un'altro sopravvissuto da parecchio tempo>>

dice accennando un sorriso

<<Sono Normorn, il piacere è mio.>> gli stringe la mano e prosegue:

<<Se non ti dispiace, continuiamo a discutere dentro, siamo vicini all'ora di fuoco, come ben saprai.>>

L'altro asserisce, e i due senza perdere altro tempo entrano nell'edificio

È una taverna: all'interno esso appare insolitamente ordinato. Non di certo scintillante, ma in condizioni ottime per essere a pochi chilometri da una metropoli in tempi di apocalisse.

<<È strano, non mi aspettavo di trovarlo in queste condizioni.>> Afferma Raghnall visibilmente stupito.

Normorn, facendo sì con la testa, gli risponde:

<<Dobbiamo stare qui circa tre ore, non perdiamo altro tempo e cerchiamo subito da...>>

Una voce lo interrompe bruscamente, cogliendo i due di sorpresa.

<<Fermi dove siete.>>




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