Capitolo 9

9.7K 506 15
                                    

 “Cosa dovrei fare?” Chiesi disperata a Rosso, dopo avergli raccontato tutto quello che era successo con Margareth. 

Seduto sulla poltrona accanto al mio letto, corrucciò la fronte e fece la sua solita faccia da ‘pensatore’.

“Ahh!” Urlai, stringendo al petto un cuscino e voltandomi verso il soffitto. 

“Penso che dovresti fare lo sforzo di lasciar alle spalle tutto quello che è successo e guardare in avanti, iniziare da capo. 

Avere condiviso troppo e non penso che valga la pena di rovinare la vostra amicizia per un ragazzo. 

Probabilmente dovrei dirti che hai ragione tu e che non dovresti nemmeno pensare a ritornare sua amica, ma sai, a volte è bene anche saper perdonare i peccati delle persone.”

Sospirai. “Ti odio.” Bofonchiai.

“Perché?” 

“Avrei preferito che mi dicessi la prima opzione, quella del “non perdonarla, è stata una stronza”.”

Rise. “Non mi piace mentire.” Rispose. 

Mi misi su a sedere e sorrisi. “Lo so, e ti ringrazio per essere sempre sincero.” 

“Bene, sono felice che tu lo apprezzi, ma ora dobbiamo rimetterci al lavoro. 

Devi studiare ancora 10 pagine.” 

“Sei un guastafeste, Rosso.” 

Rise. 

Cominciò a spiegare, lo osservai attentamente. 

Sorrisi. 

Per una volta, papà aveva fatto qualcosa di giusto. 

Quelle ‘ripetizioni’ mi stavano salvando come nient’altro. 

“Hai capito?” Chiese, ora voltandosi verso di me. 

Annuii velocemente e continuai a sorridere. 

Ricambiò il sorriso, “bene, ora ripetimi quello che hai capito.”.

Passammo un’ora intera a parlare delle cellule e degli organi degli esseri umani.

Quattro giorni dopo, quando riuscii finalmente ad accettare la situazione così com’era, passai dopo cena da Margareth. 

“Lasciare al passato quello che era successo e iniziare da capo.”

Continuavo a ripetermi questa frase. 

“Perdonare, non significa esser deboli ma saper andare avanti.” 

Ora ero davanti al portone. 

Il cuore mi batteva all’impazzata. 

Suonai al campanello, venne ad aprirmi sua madre. 

Fu sorpresa nel vedermi. “Effy, che piacere vederti!” 

Sorrisi timidamente. 

“Forza, entra.” Mi invitò, scostandosi dall’entrata. “Maggie è in camera sua.” 

Entrai e salii silenziosamente le scale.

Mi bloccai davanti alla porta di camera sua. 

“Iniziare da capo.” Mi ripetei, fra me e me. 

Girai la maniglia ed entrai. 

Margareth era seduta sul suo letto, con un paio di cuffiette nelle orecchie e un libro in mano. 

Alzò lo sguardo verso di me e abbassò il libro. 

Si tolse gli auricolari e si alzò dal letto. 

Accennai ad un sorriso. 

Non dissi nulla, nemmeno lei, semplicemente finimmo col abbracciarci. 

“Scusami.” Disse, ora piangendo. 

“Non importa, possiamo iniziare da capo?” Proposi. 

Annuì. “Iniziamo da capo.” 

Sorrisi.

Ci guardammo per un istante e scoppiammo a ridere. 

Tutto d’un tratto non m’importava più di quello che era successo. 

Mi bastava il fatto che saremmo ritornate come prima, quando nulla e nessuno ci avrebbe potuto mai separare.

RED (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora