Capitolo 15

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La mattina seguente, quando mi svegliai, mi ritrovai sul letto della mia camera dell'hotel in cui io e Rosso eravamo alloggiati.

Avevo un grande mal di testa e non riuscivo a ricordare cos'era successi la notte precedente.

Guardai l'ora ed erano quasi le 10.30.

Qualcuno bussò alla porta.

Ancora disorientata, dissi : "Avanti."

Era Rosso.

"Hey, ti sei svegliata, finalmente." Disse in un sorriso.

In quel momento ricordai a grandi linee quello che da successo.

Tower Bridge e il bacio.

Il bacio.

Ricambiai il sorriso. "Sì..." Mormorai.

Mi alzai e barcollai un po'.

"Attenta." Disse Rosso, tenendomi in equilibrio.

"Devo..."

"Cosa?"

"Vomitare, devo vomitare."

Dissi correndo in bagno.

Rimisi tutto quello che avevo mangiato ieri e mi alzai appoggiandomi al lavandino.

Mi misi un po' d'acqua in faccia e sospirai.

"Va meglio?" Chiese Rosso, dietro di me.

Annuii, alzando gli occhi al cielo.

"Andiamo, meglio se ti stendi un po'."

Mi sedetti sul letto e chiusi gli occhi per un istante.

"Vuoi mangiare qualcosa?"

"No, grazie, sto bene così."

Si sedette accanto a me e sistemò una ciocca di capelli.

Non riuscivo a capire il perché, ma ora ero nervosa quando ero accanto a lui.

Non lo ero mai stata con nessun ragazzo, perché proprio ora?

Dovevo calmarmi.

"Rosso..." Dissi, voltandomi verso di lui.

Senza nemmeno lasciarmi finire la frase, mi baciò.

Dopo qualche secondo di stupore, rilassai i muscoli e sorrisi.

"Tuo padre mi ammazzerà, quando lo scoprirà." Mormorò, qualche minuto dopo.

Risi. "Godiamoci i giorni che ci rimangono qui a Londra, poi ne riparleremo."

Annuì e mi baciò nuovamente, con delicatezza, come se fossi fragile come il petalo di una rosa.

"Penso che mi abituerò presto a questi baci improvvisi." Sussurrai, col fiato corto.

Si allontanò lentamente da me e continuò a guardarmi negli occhi.

Non mi sarei mai stancata di quegli occhi, che ritraevano le stesse sfumature del cielo di quel giorno.

Mi alzai e feci un lungo respiro. "Mi sento meglio." Annunciai.

"Cosa vuoi fare oggi?"

"Non lo so, ovunque va bene."

I giorni passati a Londra, furono uno dei momenti migliori della mia vita.

Papà non la prese così male, quando gli dissi che ora stavo con Rosso.

Penso che fosse perché Rosso piaceva anche a lui ed era diciamo, il ragazzo più decente che avessi avuto fino ad allora.

Era mattina presto, il giorno in cui papà svenne mentre stava facendo colazione.

Era il periodo in cui era in ferie.

Lo vedevo pallido, da un po di giorni e speravo che riposandosi, sarebbe stato meglio, ma non fu così.

Cominciò a tossire forte, e non la smetteva più.

Provai a dargli un bicchiere d'acqua ma non funzionò.

Poi, dopo altri tre colpi di tosse, cadde dalla sedia, privo di senso.

Provai a chiamarlo e a scuoterlo, ma non si svegliò.

Chiamai immediatamente un'ambulanza, che arrivò una decina di minuti più tardi.

Non riuscivo a capire cosa stava succedendo, ero terrorizzata e continuavo a tremare.

Arrivati all'ospedale, lo portarono velocemente a fare i diversi tipi di analisi.

Tutte le infermiere e i dottori erano sconvolti quando lo videro sulla barella.

Continuavo ad andare avanti e indietro, attendendo con impazienza che il dottore uscisse.

Chiamai Rosso, in preda al panico.

Arrivò quasi subito.

"Allora, si sa già qualcosa?"

Scossi la testa e scoppiai a piangere.

Mi abbracciò forte.

"Andrà tutto bene, vedrai..." Disse, accarezzandomi i capelli. "Sarà stato per lo stress del lavoro."

"Ho paura Rosso, paura che non riesca più a riprendersi..." Mormorai tra un singhiozzo e l'altro.

Anche se non ero mai andata d'accordo con papà, non volevo che gli succedesse nulla, non solo perché era l'unica persona che mi era rimasta dopo la morte di mamma, ma perché dopotutto, gli volevo bene come ne volevo a mia madre.

RED (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora