Capitolo 2

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Superato l'ingresso venne investita dall'odore acre di fumo e di chiuso, fece qualche passo all'interno dove di nuovo si fece scivolare di dosso il borsone e stavolta anche lo zaino che portava in spalla. Guardò il salotto piuttosto buio nonostante fuori ancora ci fosse comunque un po' di luce, ma ogni finestra era coperta da tende scure e l'unica fonte di luce era un lume con un cappello sbilenco accanto al divano marrone addossato ad una parete affiancato da due poltrone dello stesso modello vintage; sul tavolinetto basso vi era una quantità infinita di roba, da riviste a scatole vuote di pizza, alcune lattine di birra e svariate cartacce, mentre la parete di fronte era occupata da un'ampia libreria piena di manuali e libri, un caminetto acceso e un televisore antidiluviano addossato ad un'altra finestra sempre con le tende scure tirate, a completare il tutto c'era una scala in legno che portava al piano superiore. Alex dovette reprime l'impulso di andare ad aprire ogni finestra di quell'ambiente per la mancanza d'aria che quel posto le dava, ma si girò verso l'uomo che ancora stralunato la fissava dalla porta. Vedendo il suo sguardo, evidentemente l'uomo si riscosse perché con un colpo di tosse la superò
–Siediti pure, vuoi una birra?- chiese ancora un po' scosso portandosi una mano a grattarsi la nuca per poi guardarla di nuovo
–La puoi bere si?Quanti anni hai?- le chiese in quel modo brusco, Alex sospirò pensando che Francesca era stata fin troppo buona nel descriverlo   –Avrò 20 anni fra un paio di mesi, mi va bene un bicchiere d'acqua- rispose. L'uomo si passò una mano sulla guancia poi sparì nel corridoio dove evidentemente si apriva la cucina e lo sentì trafficare, mentre lei per distrarsi si permise di avvicinarsi al divano ed osservare le riviste che ricoprivano il tavolinetto, per lo più di motori, ma spostando un cartone di pizza vuoto rimase basita ad osservare un'inequivocabile rivista porno. Sentì subito accapponarsi la pelle per l'imbarazzo, così rimise tutto come aveva trovato nell'attimo in cui Jason comparve con in mano una birra e un bicchiere di acqua con ghiaccio. Alex si chiese per la miliardesima volta perché la madre aveva deciso di spedirla lì, mentre accettava il bicchiere bevendone un po'. L'uomo si sedette pesantemente sulla poltrona, bevendo un bel sorso dalla bottiglia, prima di posare di nuovo il suo sguardo su Alex che ora avvertiva prepotente l'imbarazzo per tutta quella situazione. Seguirono attimi di silenzio, scandito dal crepitio del fuoco e dall'orologio sopra il camino che sottolineava ogni secondo 
–Quindi..- esordì ad un certo punto lui appoggiando la bottiglia di birra mezza vuota a terra e posando i gomiti sulle gambe, unì le mani fissandola         
–Tu saresti la figlia di Emma?- chiese serio e Alex fece un cenno d'assenso con la testa posando il bicchiere su una delle riviste che ricopriva il tavolino
–E cosa ci fai qui?- chiese con una nota curiosa nella voce pur mantenendo un'espressione piuttosto seria 
–Mi ha mandato lei- spiegò Alex, poi vedendo l'espressione sorpresa dell'uomo, si alzò seguita sempre dal suo sguardo, per andare verso lo zaino posato ancora a terra, dal quale estrasse un paio di lettere; le guardò per qualche istante per poi voltarsi e incrociare gli occhi profondi di quel Jason che continuava a fissarla   –Sono per te- disse avvicinandosi e lasciando le due lettere sul tavolo davanti a lui che bevve un po' di birra e spostò il suo sguardo su quelle buste –E questo cosa significa?- chiese indicandole con un rapido gesto della mano, Alex si strinse nelle spalle sedendosi di nuovo sul divano
–Le devi leggere- rispose semplicemente
–Senti ragazzina- esordì Jason con tono acido –non mi piacciono gli scherzi né girare intorno alle questioni- aveva un tono spazientito ed era visibilmente nervoso
–Perché non mi dici tu quello che devi dirmi e non torni da dove sei venuta?- la guardò duramente
–Avanti!- la incitò con un gesto della mano, Alex sgranò gli occhi, il cuore che correva impazzito 
–Devi leggere le lettere per sapere tutto- disse non riuscendo a celare una certa ansia nella voce –io non saprei da dove iniziare!- e si maledì per quell'icrinazione nella voce 
–No senti!- Jason alzò la voce –Non so che cavolo di gioco tu stia giocando, ma non mi interessa!-  Alex sgranò gli occhi umidi
–Non è un gioco!- anche lei aveva alzato la voce
–Appunto!- scandì lui alzandosi dal divano e facendo cadere la bottiglia di birra ormai vuota
–Non lo è! Non mi interessa perché tu sia venuta fin qui, ma voglio che tu te ne vada!- disse rabbioso
–NON POSSO!- urlò Alex sovrastando la voce di Jason che rimase a fissarla severamente
–Non posso- ripetè abbassando la testa e tirando su con il naso, non voleva piangere –le lettere – riprese dopo un attimo di silenzio –una è di mia madre e l'altra di Francesca, leggile per favore- quasi lo implorò
La tensione che si era creata era percepibile ed entrambi dovettero fare respiri profondi per calmarsi –Maledizione!- sbraitò esasperato Jason prendendo in mano la prima lettera
–Se questo serve a farti andare fuori dai piedi, leggerò queste maledette lettere!- si sedette con un tonfo sulla poltrona e con modi scattosi aprì la busta, fissandola con astio, per poi iniziare finalmente a leggere.

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