Capitolo 40

106 9 16
                                    


Stringeva il volante come a volerlo sbriciolare con le dita, la sua guida era scattosa e nervosa, ma non riusciva a calmarsi.

Possibile reagisse così solo perché quel ragazzino era risbucato come un coniglio dal cilindro?

Possibile non riuscisse a ragionare con lucidità quando pensava ad Alex e ad ogni cosa la riguardasse? 

Sbuffando entrò nel parcheggio dell'ospedale. Erano giorni che si era ripromesso di andarla a trovare e finalmente aveva trovato un attimo per andare da lei, felice di poter allontanare la mente da Alex e soprattutto all'idea di lei con quello.

Salì le scale, salutando l'infermiera solita che ormai conosceva sia lui che Mike, avendoli visti lì giorno e notte nel periodo peggiore per Jane e, quando si trovò davanti la porta dalla stanza della donna, rimase colpito piacevolmente vedendola seduta sul letto senza nessuna fasciatura a coprirle il capo

-E' permesso?- chiese bussando leggermente allo stipite della porta, la donna si voltò abbassando il libro che stava leggendo, sorpresa e subito il sorriso colorì i suoi occhi e le sue labbra

-Jas! Ciao!- le si avvicinò e l'abbracciò posando le labbra sul suo capo per lasciarle un piccolo bacio

-Come stai?- le chiese sedendosi accanto sul letto

-Molto meglio, grazie! Tuo padre?- Jason le guardò il viso, ormai ritornato per lo più come se lo ricordava, l'unica nota stonata era una cicatrice che le spuntava all'altezza della fronte, ora visibile, avendo i capelli legati in una morbida coda di cavallo, il suo sguardo era smeraldo e quel pallore che l'aveva caratterizzata all'inizio della convalescenza, per fortuna sembrava essersi dissolto

-Non si è ancora ripreso, non è una situazione semplice, ma uno come lui non molla tanto facilmente- scherzò facendo spuntare un sorriso anche a Jane

-E come mai non sei a Londra?- gli chiese curiosa, lui fece un'alzata di spalle e sbuffò

-Lo sai che l'aria di città non mi piace, così, sono fuggito- ammise facendola ridacchiare

-Avevo scommesso che saresti tornato in un mese, ma come al solito, non reggi più di due settimane- lo rimbeccò e lui sorrise sornione

-E ti pare poco? Stare lì è un incubo, te l'assicuro- a quelle parole la vide scuotere la testa ridendo

-Sei davvero cattivo- lui le accarezzò una guancia

- Che dicono i medici?- chiese volendo sapere come stesse davvero, la donna sospirò

-Il mio bacino è migliorato, diciamo che la frattura è rientrata,anche il braccio sta meglio, grazie alla fisioterapia, il problema adesso è la gamba, il sangue non circola come dovrebbe- spiegò –purtroppo credo che dovranno operarmi di nuovo perché alcuni vasi sanguigni sono stati compromessi con la rottura – Jason le prese una mano stringendola leggermente

-Hai sentito anche altri pareri medici?- chiese vedendole fare un cenno con il capo

-Mia sorella e il marito si sono informati facendo vedere la mia cartella anche ad un altro paio di medici, ma il responso è sempre lo stesso- ammise

-E quando ci sarebbe l'operazione?- sapere che dovesse di nuovo finire sotto i ferri gli aveva procurato un brivido

-Mah penso nei prossimi giorni, stanno facendo tutte le analisi del caso- gli disse per poi alzare una mano e accarezzargli una guancia sorprendendolo

-Cosa c'è Jas? Cosa ti turba?- gli chiese inclinando leggermente il capo con quello sguardo così dolce che lo colpì dritto al cuore.

Sospirò, posando una mano su quella della donna e imprimersi quel calore che Jane era sempre stata in grado di trasmettergli e di cui, ora, ne aveva immensamente bisogno

Con TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora