Capitolo 13

77 14 4
                                    

Aveva dormito poco e niente dopo quella serata da dimenticare, dove per poco Liz non ci rimetteva le penne, ma quando si alzò dal letto si sentì tremendamente felice perché qualche ora prima Jason le aveva fatto intendere che sarebbe potuta rimanere lì con lui, anche se ovviamente lo aveva detto in un modo un po' strano "Proprio alla Jason" si ritrovò a pensare, ma questo le aveva davvero dato la speranza che forse una convivenza tra loro per il momento poteva esserci, senza preoccuparsi su dove andare o cosa fare, per ora poteva mettere un punto a ciò che c'era stato prima e finalmente ripartire da qualcosa; andò ad osservare il cielo blu che quella mattina era privo di nuvole, grazie al vento che sferzava e guardò giù lasciando che le labbra le si increspassero in un sorriso sapendo che Jason era a casa, lei voleva davvero crederci. Una volta sistemata, prima di scendere in cucina si fermò sul corridoio sentendo un forte colpo di tosse provenire dalla stanza di Jason; anche il giorno prima non le sembrava stare bene, ma sentirlo tossire in quel modo le fece capire che evidentemente aveva ragione lei, quando gli aveva chiesto se avesse la febbre ed, ora, si spiegava anche perché fosse ancora a letto nonostante fossero le 13.15. Rimase immobile mentre Jason aveva smesso di tossire e di nuovo tutto fu avvolto dal silenzio, non sentendo provenire alcun rumore da dentro, decise di non disturbarlo scendendo lentamente le scale cercando di fare il minimo rumore possibile; una volta in salone si sbrigò ad accendere il fuoco guardandosi poi intorno e decidendo di iniziare a dare una sistemata al caos che regnava. Iniziò dal tavolino, buttando ciò che evidentemente stava facendo la muffa e sistemando le riviste nella libreria, stando ben attenta a non impicciarsi, le era bastato la prima volta, seguì poi con prendere un bel panno dalla cucina e iniziare a spolverare. Quando sentì di nuovo tossire Jason che non aveva tirato ancora fuori il naso dalla sua camera, decise di preparagli qualcosa di caldo, così nel giro di mezz'ora aveva cucinato una buona minestra di patate che posizionò in una scodella con un po' di pane e dell'acqua che sistemò sul vassoio, lo stesso che le era stato portato quando era lei ad essere allettata. Con attenzione iniziò a risalire le scale, ringraziando il ginocchio e la fasciatura che le permettevano di muoversi con più scioltezza, ma una volta davanti la porta l'imbarazzo l'assalì nel pensare di entrare in quella stanza perchè da quando viveva lì non c'aveva mai messo piede, come se fosse una zona "Off Limits" per lei; rimuginò su questa cosa per qualche istante, ma alla fine si fece coraggio e bussò piano prima di aprire e sbirciare all'interno: la camera era avvolta dalla luce, le persiane come quelle della sua camera, erano per lo più rotte, ma la cosa che la colpì, fu soprattutto il profumo di Jason che per un attimo le fecero girare la testa. Osservò imbarazzata quell'ambiente piuttosto semplice, puntando lo sguardo sul bel comò scuro addossato sulla parete di destra, con vicino una poltrona completamente ricoperta di abiti buttati a casaccio, mentre sulla parete accanto alla porta c'era l'armadio con le ante semi aperte e dal quale sbucavano vestiti ammucchiati, anche qui la carta da parati era sui toni del verde con qualche intarsio giallino da rendere l'ambiente un po' retrò, alla fine puntò i suoi occhi sul letto matrimoniale e quindi su Jason. Un sorriso le colorì il viso vedendolo completamente avvolto sotto un piumone bianco con elementi dorati, gli si avvicinò piano
-Jason- lo chiamò, ma l'uomo non rispose rimanendo sotto quella coltre, Alex si mosse accanto al letto e posò il vassoio sopra il comodino dove dovette spostare una lampada che la colpì per la bellezza: ritraeva la figura di una donna, semidistesa e completamente nuda con i capelli lunghi che le ricadevano dietro la schiena, le sue mani erano alzate a sorreggere il vetro e la lampadina, era in legno scuro, quasi nero e Alex non seppe spiegarsi perché, ma guardandola immaginò subito che fosse opera sua
-Jason - lo chiamò e stavolta si fece coraggio e posò una mano sul suo corpo scuotendolo appena
-Jason, svegliati- gli disse a bassa voce, ma improvvisamente una mano le arpionò il polso tirandola violentemente.
Quando gli occhi di Jason misero a fuoco l'immagine di Alex scosse la testa non capendo bene cosa fosse accaduto, poi vide l'espressione spaventata della ragazza che gli stava praticamente sopra e si rese conto di tenerle il polso stretto in una morsa
-Alex- biascicò lasciandola subito come scottato, dal canto suo la ragazza ancora sconvolta per quella reazione, si tirò in piedi, il cuore le martellava nel petto quasi a farle male, per un attimo non era riuscita a capire cosa fosse accaduto
-Scusami se ti ho spaventato- si sbrigò a dire, lui lentamente si mise a sedere sul letto passandosi una mano sul volto, non riuscendo a trattenere qualche colpo di tosse
-Ti ho portato qualcosa da mangiare, ma non so dove siano le medicine, dovresti prenderle, hai sicuramente la febbre- gli disse mentre lo vide osservare stupito il vassoio sul comodino, per poi guardarla con curiosità -Si sono invertite le posizioni?- chiese non trattenendo un sorrisetto derisorio, Alex avvampò abbassando la testa
-Ho pensato che ti sarebbe andata un po' di minestra, ti ho sentito tossire molto anche prima e già da ieri non avevi una gran bella cera-spiegò stringendosi convulsamente le mani; lui non disse nulla obbligando Alex ad alzare la testa ed incrociare quello sguardo rimanendone come sempre abbagliata
-Non dovevi preoccuparti- le disse lui dopo attimi di silenzio, Alex si strinse nelle spalle e fece un gesto con la mano verso il vassoio
-Non è niente di che, però almeno è qualcosa di caldo- si sbrigò a dire, poi lo guardò e lo vide sorridere con un angolo della bocca mentre si prendeva il vassoio e se lo sistemava sopra le gambe
-Se mi dici dove sono le aspirine te ne prendo qualcuna- disse Alex osservandolo mentre iniziava a mangiare, lui deglutì il primo boccone e involontariamente chiuse gli occhi assaporando quella minestra che stranamente gli aveva subito scaldato l'animo
-Va bene?-chiese Alex preoccupata, Jason riaprì gli occhi e le sorrise lasciandola piuttosto sorpresa
-E' perfetta- disse facendola arrossire ancora una volta -le aspirine sono nel primo cassetto del comò- aggiunse indicandolo con un gesto del capo e Alex si girò andando subito a prenderle; si fermò un attimo ad osservare una foto sopra il mobile che ritraeva un Jason più giovane, forse sui 13-14 anni accanto a Mike anche lui giovanissimo ma già rasato e quella ragazza, Jane, anche lei più piccola, seduti su un muretto con dietro lo sfondo di una bella giornata di sole e un mare cristallino
-E' stata scattata poco prima che partissi per l'Italia- a quella frase Alex si ridestò e incrociò lo sguardo di Jason attraverso lo specchio sopra il mobile, non chiese nulla, nonostante la curiosità e si limitò ad aprire il cassetto pieno di scartoffie dove trovò il tubicino delle aspirine accanto a un'altra foto che però non riuscì a vedere bene perché in parte coperta. Si costrinse a chiudere il cassetto e portare le aspirine a Jason che intanto aveva ripreso a mangiare con calma
-Sei sicuro che possa restare?- chiese infine non riuscendo più a trattenersi dal fargli quella domanda. Lui finì la minestra e solo dopo alzò il viso e puntò i suoi occhi in quelli di Alex
-No, non lo sono- ammise lasciandola basita da quella risposta
-Ma ieri notte..- Alex iniziò a parlare facendolo subito sbuffare mentre incrociava le braccia al petto
-Mi ricordo e non c'è bisogno di partire in quarta!- le disse seccato interrompendola, Alex dal canto suo si sentì sulle spine, sperò che in quelle ore non ci avesse ripensato, in fondo restare non le sarebbe dispiaciuto e nonostante il caratteraccio, Jason era davvero una persona di cui ci si poteva fidare, proprio come le avevano detto la madre e Francesca, inoltre lo aveva dimostrato
-Alex - sentendo pronunciare il suo nome, la ragazza si irrigidì inconsapevolmente -voglio essere sincero- le disse-non sono convinto che questa convivenza sia una buona idea, non solo per te- era serio, si fermò per prendere un paio di aspirine e scioglierle nel bicchiere d'acqua
-Capisco- rispose lei amareggiata puntando i suoi occhi alle sue scarpe, in fondo non poteva dargli torto, evidentemente quello che aveva capito lei era diverso da quello che aveva voluto intendere Jason -Invece non credo che tu capisca- la riprese lui stavolta inacidendo la voce, Alex alzò lo sguardo e lo vide serio che la fissava
-Intendo che non credo sia un'ottima idea per te, stare qui con uno come me e..- si fermò un attimo sospirando -e viceversa- soffiò con un gesto della mano ad indicare entrambi; Alex a quelle parole, non trattenne un sorriso, era strano vederlo impacciato, ma ora sembrava esattamente così -Ma se vuoi rimanere, per me va bene, non ti forzerò ad andartene- aggiunse e in quel momento il cuore di Alex ebbe un vero e proprio sussulto -voglio però che tu ci pensi bene, come abbiamo visto non siamo esattamente compatibili- proseguì lui stavolta guardando verso la finestra - e io ho la tendenza a reagire male- aggiunse
-Possiamo però provarci?- chiese Alex non mascherando la sua gioia, Jason si voltò a fissare il volto sorridente e di nuovo sereno della ragazza e non capì perché, ma qualcosa nel suo petto aveva fatto un suono strano -Possiamo, se vuoi- le disse e lei ampliò quel sorriso magnifico che le arrivò a colorirle gli occhi azzurri -Grazie davvero, Jason!- gli disse e lui si sentì immediatamente in imbarazzo, così voltò la testa verso il vassoio che risistemò sul comodino
-Si, beh, non c'è bisogno di fare così, in fondo non credo che ti stia facendo propriamente un regalo- disse incerto e la sentì ridere divertita
-Oh, ma per me lo è!- rispose sorprendendolo, poi la vide prendere il vassoio con ancora il sorriso -Ora riposati, a dopo- gli disse uscendo velocemente dalla stanza, lasciandolo più confuso che mai.

Con TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora