Capitolo 39

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Anche quella mattina pioveva, mentre percorrevano la strada che li avrebbe portati al loro secondo colloquio. Alex era più agitata del solito, non tanto per quello che sarebbe accaduto, quanto all'avvicinarsi del compleanno di Jason e la "festa"organizzata da Mike.

Quando vide l'edificio davanti a loro, sospirò e scese dall'auto, venendo raggiunta subito da Jason che la coprì con l'ombrello che aveva portato, le passò una mano sulle spalle per tenerla vicino a sé e non bagnare entrambi; Alex si beò e si calmò sentendo il calore che Jason emanava, così come il suo profumo inconfondibile che ora sapeva anche di sigaretta, avendone già fatte fuori almeno tre nel giro di mezz'ora, e pensare che quella mattina le aveva detto di sentirsi tranquillo, un sorriso le spuntò sulle labbra ricordando la loro breve conversazione mentre lei finiva di bere il caffè e lui scalpitata tra il salone e la cucina.

Arrivati davanti al solito ufficio bussarono e vennero accolti dai due funzionari che li salutarono con una stretta di mano e li fecero accomodare

-Come state?- chiese gentilmente il Signor Miller ad entrambi

-Bene, grazie- rispose Jason sforzandosi di sorridere, l'uomo fece un cenno d'assenso e prese una cartellina con alcuni fogli e la solita penna

-Signor Parker, Signorina Savelli- esordì incrociando le mani sul tavolo sospirando –vogliamo essere sinceri, perché perdere tempo, non è nelle nostre corde e credo non esserlo neanche per voi- si fermò un attimo, Alex vide gli occhi dell'uomo guardarli attentamente e si ritrovò a deglutire un po' preoccupata –con la mia collega abbiamo già da subito delle riserve rispetto alla veridicità della vostra relazione- quelle parole fecero fermare il cuore di Alex che guardò verso Jason fermo come una statua con lo sguardo fisso davanti a sé

–Questo non vuol dire che verrete denunciati per ora, ma il fatto che lei, Signor Parker conoscesse la madre della Signorina Savelli, fa presupporre che la vostra sia una relazione dettata da un'amicizia di vecchia data, potrebbe benissimo trattarsi di un favore per poter far prendere la cittadinanza alla Signorina Savelli- Alex sentì chiaramente le forze scivolarle via

–Abbiamo parlato con il suo legale, Signorina Savelli- si inserì la Larson- confermandoci che fu sua madre a volerla far venire qui e che lei non conosce nessuno dei suoi parenti in Italia- si fermò un attimo sospirando-ci ha anche rivelato di una diatriba tra sua madre e suo nonno, per cui credo sia normale che lei non conosca i suoi parenti- aggiunse

-Neanche abbiamo iniziato i colloqui e già avete dato la vostra fottuta sentenza!- Alex si girò di scatto verso Jason e gli posò una mano sul braccio per farlo calmare

-Signor Parker- sospirò il Signor Miller –il rapporto che c'era sicuramente avrà inciso su quello che è ora la vostra relazione..- Jason rise in maniera sarcastica interrompendolo

-E questo cosa centra? E' come dire che ci ha fatto conoscere una persona in comune!- si portò con il busto verso il tavolo –Anche lei è sposato, vista la fede che indossa, Signor Miller, magari ha conosciuto sua moglie tramite amici in comune- l'uomo in questione si mosse sulla sedia in modo spazientito

-Sì, ha ragione, mia moglie però è Inglese, mentre voi avete nazionalità diverse e questo ci obbliga a mettere in dubbio ogni cosa- disse severo, perdendo quel sorrisetto che aveva sempre manifestato

-Mettere in dubbio ogni cosa, così come ha appena detto, fa apparire il vostro lavoro già segnato da preconcetti- gli occhi di tutti si concentrarono su Alex che si sforzò di sorridere – questo metterebbe comunque in dubbio la lucidità e oggettività del vostro lavoro, tanto da poterci consentire un ricorso- non sapeva come avesse trovato il coraggio di parlare, ma non voleva perdere quella battaglia, andando a ripescare uno degli articoli di legge del regolamento compilato.

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