Prologue.

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14 Gennaio 2014.

Mi rigirai nel letto per la terza volta prima che la porta si aprisse.
Ancora al buio, voltai lo sguardo verso i grandi numeri dell'orologio appeso alla parete bianca e lasciai andare un sospiro. Le sette in punto, ovvero l'orario in cui le assistenti passavano a svegliarci per la colazione.
E non appena accadde quel giorno, il mio primo pensiero fu: Meno settantasei giorni.
Meno settantasei giorni e sarei potuta uscire di lì.
Era passata solo una settimana da quando ero entrata nel centro riabilitativo della Georgia, e già escogitavo un ipotetico piano per scappare.
Avevo passato sette giorni d'inferno, e davanti a me avevo un ottavo giorno che non sembrava avere una prospettiva migliore.
«Marissa Preston e Samantha Bass, sono le sette della mattina, è ora di alzarsi. Tra mezz'ora c'è la colazione.» annunciò una ragazza minuta dalla carnagione, gli occhi e i capelli chiari, prima di scomparire dietro la porta.
La luce giallastra invase la stanza, portando la mia compagna di stanza a coprirsi il viso con il cuscino e a lamentarsi per l'orario.
Era frustrante avere qualcuno che ci svegliava alle sette del mattino, nonostante io mi svegliassi in ogni caso, puntualmente, alle sei e quaranta. Anche la domenica, dove potevamo dormire un'ora in più, il mio cervello si metteva in azione fin troppo presto.
«Credo che ucciderò un bel po' di croissants stamattina.» affermò Marissa, tirandosi a sedere e infilandosi gli stivali neri buttati al fianco del letto.
«Litigato di nuovo con Jason?» chiesi con voce monotona, sedendomi anche io sul materasso.
«Sì. E' un deficiente. Porca puttana, quale fottuto fidanzato ti dice che sei una malata e che meriti di stare qui dentro?!» Alzò le mani in aria e poi le infilò fra i suoi lunghi capelli neri opachi per scansarli dal viso consumato dalle sigarette e dalla droga.
Aggrottai le sopracciglia e la vidi cambiare espressione ed alzare gli occhi al cielo.
«Okay, magari non ha detto proprio così... ma l'intenzione era quella.»
Marissa era qui dentro da quattro mesi. Quattro fottuti mesi. Era entrata agli inizi di Settembre e sarebbe dovuta uscire a metà Novembre, ma la sua permanenza era stata prolungata perché non erano riusciti a risolvere i suoi problemi. Non erano riusciti a spiegarsi le recenti tracce di droga nel suo organismo.
La verità era che Jason, il suo ragazzo, insieme ai suoi amici, ogni settimana la venivano a trovare, e ogni volta, in modi e luoghi diversi, riuscivano a lasciargli sacchetti di droga o erba senza farsi beccare. Dalla debole sicurezza che c'era in questo centro nessuno credeva fosse seria la storia dei "controlli finali", quelli che tutti temevano o aspettavano con ansia.
Marissa faceva credere di essere una dura, tosta, di quelle a cui non frega un cazzo di nulla, e che quindi aveva fatto ciò che aveva fatto per piacere, ma la verità è che ce l'aveva a morte con i suoi genitori per averla spedita lì dentro, per non essere stati con lei nel momento in cui ne aveva più bisogno, per non esserla andata a trovare se non il giorno della decisione del prolungamento della sua permanenza. Un po' come me, insomma.
O almeno, un po' come la mia precedente me. E ogni volta che la guardavo imprecare contro i suoi genitori con gli occhi lucidi, ma senza mai piangere o accennare ad un po' di tristezza, mi chiedevo come io fossi diventata così fragile.
Mi mancava il periodo in cui non mi fregava niente di nessuno. O così fingevo. Era più facile.
Il primo giorno che ero arrivata, dopo dieci minuti che mi ero sistemata nella stanza e avevo realizzato di avere una compagna piuttosto stravagante, mi aveva detto di piacergli perché al contrario delle tre altre compagne che aveva avuto io non ero scoppiata a piangere, o peggio, ad urlare.
Almeno fino alla sera. Prima che tutto mi crollasse addosso e mi chiudessi in bagno contro la porta di legno a singhiozzare il più silenziosamente possibile.
Credevo che lei stesse dormendo, e forse era così ma i miei gemiti l'avevano svegliata; tanto è vero che si sedette contro l'altro lato della porta e cercò di confortarmi raccontandomi dei giorni passati lì dentro, del suo coglione di un ragazzo e dei suoi amici.
Aveva il prossimo "verdetto" –come lo chiamava lei– a distanza di un mese, il 15 Febbraio, ed io ero più che sicura che l'avrebbero fatta uscire.
Potrei dire che fosse per il suo impegno, visto che ogni santo giorno si lamentava in camera dicendo che gli mancava la sensazione di sballo che gli dava la cocaina o la canna, ma la verità è che si erano stancati tutti di sentirla sparare stronzate a colazione, pranzo, cena, ai gruppi di sostegno, ai corsi e in ogni altro santo momento. Si erano tutti stancati di averla fra i piedi, eccetto me.
Io avevo paura, paura di chi mi sarebbe potuto capitare. Di come avrei passato il mese successivo senza la ragazza che parla per ore pur sapendo che tu non la stai ascoltando, quella che ti chiama "stronzetta", "malaticcia" con un sorriso contagioso stampato sulla faccia.
Mi chiesi più volte come avevano potuto i genitori non vedere il buono in lei. Come avevano potuto non vedere che si drogava solo per nascondere un dolore peggiore, peggiore dello stare in questo centro.
Apprezzavo l'impegno che le assistenti, i volontari e ogni altro addetto ci mettevano nell'aiutare le persone, ma perché credono tutti che sia qualcosa di fisicamente curabile? Sinceramente, gli unici motivi per i quali ero crollata diverse volte in quei sette giorni erano: Justin e le immagini di lui e Matt insieme, Ben e il suo ritorno, e Cam.
Cam.
L'unica persona che avrei voluto vedere in quel momento e che mi avrebbe potuto far ridere. Non l'avevo sentito da quando dovevamo stare insieme a cena ma ero scappata dall'ospedale. Dio, sembrava passata un'eternità, ed invece era passata solamente poco più di una settimana.
E nonostante cercassi di immaginarlo qui con me a mangiare pizza e ridere, l'unico volto che mi tornava alla mente era Justin.
C'erano troppe domande, troppi dubbi... ma anche troppe certezze.
Come le volte in cui l'avevo visto parlare con Matt nella palestra della scuola, o il giorno che Justin mi difese da lui, il primo giorno che l'incontrai, poco prima di tirargli un pugno sul naso. Era tutto nel loro piano.
Ma se cominciavo a pensare a quei momenti mi tornavano alla mente anche l'Halloween passato nella casa dei suoi bisnonni, i litigi e i sorrisi, la notte a casa sua, la corsa di macchine, le canne, la pizza e la granita da Luke, lo zoo e il parco, sua nonna e sua mamma, noi sotto la pioggia a dormire uno accanto all'altro, la sua preoccupazione per la mia malattia e la sua dedizione nei miei confronti.
E se cominciavo a pensare a tutto quello che avevamo passato, cominciavo a pensare anche al fatto che era tutto falso. Tutto un montaggio solo per il loro scopo finale.
Ogni secondo speso insieme, ogni sorriso e sentimento, era come una pugnalata in pieno stomaco.
Era un dolore talmente forte, talmente lacerante, da essere quasi fisico. Non avevo fede che l'avrei superato. Non avevo mai provato qualcosa così intensamente. E io sapevo perché.
Perché lo amavo.
E questo era ciò che più di tutto mi faceva male. Un male al cuore.
Mi ero innamorata dell'idea che avevo di lui, delle bugie, e di un Justin che non era reale.
Allora perché si era picchiato con Juan per me? Anche quello faceva parte del piano?
"Io ti voglio bene, Sam. Non dimenticarlo mai." Cazzo, se faceva male.
Perché me lo aveva detto? Per infliggere altro dolore? E perché quando avevo iniziato a frequentare Cam era diventato geloso e protettivo? Era solo una mia illusione?
E poi c'era Ben. Pensare di andare avanti senza di lui ancora era un tabù per me.
Era stato la mia quotidianità per troppo tempo. Non ero ancora pronta a lasciarlo andare. Non ero pronta per lasciar andare tutto ciò che avevamo passato. I pomeriggi ad immaginarci in un ipotetico futuro come personaggi famosi, i pomeriggi a fantasticare su Lizzie, la ragazza per cui aveva una cotta, le ore spese ad organizzare le feste di Halloween... erano ferite troppo recenti per rimarginarle.
Come poteva avermi fatto questo? Gli amici non dovrebbero essere quelle persone che ci sono sempre? E allora perché mi aveva lasciata andare così facilmente?
Tutte le persone a cui tenevo di più mi avevano tradito... compresi i miei genitori.
Come potevo andare avanti e farcela?
«Mas?» mi richiamò Marissa sventolando una mano davanti al mio viso. Mas era il nome che mi aveva dato il giorno che ero entrata, perché aveva detto che 'Sam' era il modo con cui tutti fuori da quella clinica mi chiamavano e lei voleva qualcosa che non mi ricordasse la vecchia me. Così, aveva invertito le lettere di Sam ed era uscito Mas. Non che ci andassi matta, ma riguardo il discorso della vecchia me da dimenticare –o qualcosa del genere– ero d'accordo con lei, così avevo accettato quel nomignolo. Non che mi importasse poi più di tanto. Lei invece si faceva chiamare semplicemente Mar, e guai a chi si azzardava a chiamarla con il nome per intero.
Mi guardò ancora una volta prima che rispondessi con un sorriso.
Indossava ancora gli stessi pantaloncini di jeans e la canotta nera del giorno prima, con i quali aveva anche dormito. Gli era bastato infilarsi i suoi fidatissimi stivali neri in pelle tutti rovinati ed il gioco era fatto.
In questo eravamo piuttosto simili: le uniche scarpe che mi ero portata erano le mie converse bianche rovinate e i Dr. Martens neri.
Infilai questi ultimi ai piedi, lasciando i lacci penzolare al di fuori, e guardai la mia compagna.
«Andiamo?» chiese con un sorriso. Annuii e sospirai prima di alzarmi e seguirla fuori dalla porta.
Un altro giorno stava per iniziare.

                                                                                 (https://www.youtube.com/watch?v=SFGvmrJ5rjM)

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E' ufficialmente uscita 'Insanity' e io sono al settimo cielo! So che il trailer è uscito con poco preavviso, ma voi siete state ugualmente gentilissime e mi avete fatto molti complimenti, perciò grazie.
Sono elettrizzata per questo sequel, devono accadere così tante cose.
Spero che vi piaccia almeno un pò di quanto vi è piaciuta The Monster. Ho dedicato settimane per il trailer della storia -anche se non ne sono ancora soddisfatta- e idem per i capitoli di Insanity.
Li ho letti e riletti e ho provato a seguire i vostri consigli (Come quelli delle virgole) e sono migliorata.
Come spero abbiate letto dal trailer, ci saranno nuovi personaggi (avete visto Mar), nuove scene, sarà quasi totalmente diversa da The Monster.

Loro saranno completamente diversi.

Vedrete un Justin come non lo avrete mai visto, una Samantha come non l'avreste mai immaginata.
La verità vi sconvolgerà.

Insanity:
EFP - http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2852098&i=1

The Monster:
EFP - http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2209345&i=1
WATTPAD - http://www.wattpad.com/story/21751331-the-monster

TRAILER 'Insanity': https://youtu.be/_LkmsPoOXdo

see you next time,
xoxo.

Insanity. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora