Apro gli occhi e noto che è mattina ma per fortuna il sole non filtra in camera.
Mi alzo e vado verso la finestra, ci sono un sacco di nuvoloni e sta iniziando a piovere.
Io amo la pioggia e perciò oggi sicuramente sarò di buonumore. Decido di scendere al piano inferiore e prepararmi una tazza di latte.
Oggi non voglio uscire, preferisco rimanere in casa quando il tempo è cosi. Decido di fare qualche pulizia.
Prima c'era mia madre che controllava se avevo messo la cameretta apposto e mi sgridava quando non gli davo ascolto.
Tutto ciò mi manca ma è proprio per questo che non ho venduto questa casa, ma ho preferito abitarci, viverci come se i miei genitori fossero qui.
Eravamo la famiglia perfetta, fino a quel 25 novembre, tutto è successo per colpa di un incidente stradale.
Una macchina li ha presi frontali, ma la colpa non era di mio padre, bensì del guidatore dell'altra auto che era ubriaco e che è stato in coma ma è riuscito a sopravvivere. I miei genitori sono morti all'istante essendo sui sedili davanti,mio fratello invece ha subito un trauma cranico ed è andato in coma. Ho sperato per giorni che si risvegliasse, l'ho implorato ma il destino per lui ha voluto altro.
Quella sera io non ero in auto con loro perché ero rimasta a dormire da una mia amica e quando mi hanno chiamata e mi hanno detto dell'incidente sono corsa in ospedale dove c'era solamente mio fratello, un vigile del fuoco mi ha raccontato tutto quello che è successo e il mondo mi è crollato addosso.
Nei primi mesi mi incolpavo di tutto e mi chiedevo perché era successo a loro e non a me. Questi sensi di colpa li ho avvertiti nel primo anno dalla morte della mia famiglia, quello è stato l'anno più brutto della mia vita.
Mi sono ritrovata a sedici anni senza avere più nulla, le amiche che avevo prima mi sono rimaste accanto nei primi due mesi poi si sono allontanate e non so nemmeno che fine hanno fatto, i parenti si sono presentati al funerale mi hanno dato le condoglianze e poi addio alla fortuna, l'unica che mi è rimasta accanto è stata mia nonna che appena ha scoperto tutto ha preso il primo volo ed è rimasta con me per un anno intero, poi gli ho detto io di ritornare a casa sua, li aveva la sua vita e per colpa mia si trovava bloccata a Chicago.
Al funerale ci sono stati anche tutti i colleghi di papà che io ammiravo perché amo il lavoro che fanno. Lavorano tutti in ospedale come medici o infermieri e hanno cercato di convincermi a seguire le orme di mio padre così facendo il suo lavoro sarebbe stato sempre vicino a me.
Negli ultimi due anni ho cambiato idea, per quanto io ami studiare medicina non sento che sia la scelta giusta, avere mio padre sempre nei pensieri mi fa sentire triste perché ricordo che non è veramente accanto a me e che non potrà regalarmi un altro dei suoi abbracci, ma forse potrebbe essere la cosa migliore per il mio futuro dato che è una cosa che mi piace fare. Sto iniziando a frequentare questo college che ti da ampia possibilità di scelta in tutti i campi basta scegliere le materie giuste...non so realmente cosa voglio dal futuro a volte ci penso a come potrebbe essere ma ho poca fiducia in me.
Tra i vari pensieri ho ripulito casa,decido di farmi una doccia dato che stamattina non l'ho ancora fatta. Vado nel bagno e decido di lavarmi nella vasca.La riempio e metto un po di oli profumati alla vaniglia. Mi immergo nell'acqua e mi rilasso per un po.
Dopo mezz'ora decido di uscire dato che l'acqua stava diventando fredda.
Mi asciugo e indosso una felpa larga e dei leggins per stare in casa, siamo a settembre però quando piove fa un po' freddo perciò non ho caldo con la felpa. Asciugo i capelli e poi vado in camera mia.
STAI LEGGENDO
Fammi credere in noi...
RomanceEmma Anderson 19 anni vive a Chicago da sola. I suoi genitori e suo fratello minore sono morti in un incidente di anni fa. Emma era una ragazza solare, positiva e gentile fino a quel 25 novembre che gli ha cambiato la vita. Ha perso la sua famiglia...