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"Do you dare to look him
right in the eyes?
Oh, 'cause they will
run you down,
down 'til the dark."
― Way Down We Go, Kaleo

Atterrando, mi sbilanciai in avanti e sprofondai nel fango malleabile fino alle ginocchia. Allungai le mani in avanti per non cadere di faccia e rimasi quasi del tutto intrappolata.

Ero abbastanza sicura di aver superato la metà del percorso, ma il dolore che mi attraversava ogni singola fibra muscolare mi fece seriamente dubitare che sarei arrivata al fondo.

Aryan era caduto poco più avanti di me, ci eravamo lanciati in quella palude da un'altezza di circa tre metri, dopo aver scalato una parete ripida e sconnessa aggrappandoci a una rete di corde. Mi ritrovai incapace di muovermi. Avevamo già corso e nuotato per diverse centinaia di metri e le mie gambe non ne volevano più sapere.

«Non ce la faccio,» boccheggiai.

«Sì che ce la fai,» mi giunse la voce di Aryan. «Muoviti lentamente, una gamba alla volta!»

Attorno a noi, altri nostri compagni cadevano nel fango o si liberavano e riprendevano a correre. Sentivo la terra umida come una morsa stretta attorno alle mie gambe.

«Fai come me, una gamba alla volta ed esci fuori!» ripetè Aryan.

Alzai lo sguardo su di lui e vidi che pian piano era riuscito a liberarsi, ormai si trovava quasi in ginocchio sul manto marrone. Mi aggrappai al fango con le mani e, non avendo altra scelta, smossi lentamente prima una gamba, poi l'altra, in modo alternato, trattenendo il fiato a ogni movimento, finchè non riuscii a strisciare fuori. Prima che potessi lasciarmi cadere a terra, distrutta, un paio di mani mi afferrarono e mi tirarono in piedi.

«Ci sei, hai visto?» mi confermò Aryan, sostenendomi. «Andiamo avanti.»

Lo guardai con leggera disapprovazione e presi un respiro, «Non dovresti aiutarmi, stai perdendo tempo.»

«No,» mi disse con sicurezza. «Non me ne importa del punteggio finale. Preferisco prendere un voto basso piuttosto che perdere un'amica.»

Rimasi in silenzio, lasciando che quelle parole mi riecheggiassero nella mente. Era la seconda volta che quel ragazzo mi coglieva di sorpresa. Non seppi cosa rispondere, non ero brava come lui con me parole, ma provai un profondo senso di gratitudine. Incontrai i suoi occhi che avevano lo stesso colore della nostra uniforme, circondati da ciuffi castani scompigliati e umidi. Scossi leggermente la testa e accennai un sorriso, mentre insieme ci spingemmo ad andare oltre.

Dopo una breve corsa con le gambe pesanti come macigni, ci ritrovammo sul bordo di un precipizio. Dieci metri più in basso, l'acqua di un piccolo fiume in piena scorreva lenta. Alcune funi erano legate a un palo accanto a noi, mentre le altre estremità erano saldate ad un'alta arcata di cemento sull'altra sponda, un po' più in basso. L'obiettivo sembrava essere quello di appendersi e giungere dall'altra parte, dove vidi una bandiera bianca che indicava la fine del percorso.

«Se questa dev'essere la mia fine,» cominciai con tono drammatico, avvicinandomi al palo. «Così sia.»

Sentii Aryan ridere leggermente, ma onestamente non ero così sicura di star scherzando. Slegai una delle funi e Aryan ne slegò una per sè.

«Vuoi che ti tenga?» mi chiese una volta che fummo entrambi sul bordo.

«È meglio se ti aggrappi con entrambe le mani,» risposi senza guardarlo. Deglutii. «E poi sarebbe decisamente troppo romantico.»

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