Prologo

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"Guarda... guarda che cosa hai fatto!
È tutta colpa tua!"

"Riesci solo a fare del male alle persone
intorno a te!"

"Guardatela, ancora il suo quirk non
si è manifestato,eppure pretende
di fare l'eroina, povera illusa!"

La bambina era rannicchiata in un
angolino della casa, le mani sulle orecchie e lacrime amare che le rigavano il volto. Quelle parole erano impresse nella sua mente e non volevano saperne di andarsene.
Aveva undici anni, e non riusciva ad elaborare quello che era successo solo qualche giorno prima in quella casa.

Suo padre che stringeva tra le braccia il corpo senza vita di sua madre, tra le lacrime. La sua unicità si era manifestata. Così. All'improvviso.
Non sapeva esattamente cosa fosse successo. All'improvviso aveva cominciato a vedere nero. Tutto nero.

"Guarda... guarda che cosa hai fatto! È tutta colpa tua!"

Ma lei non aveva fatto niente, almeno così credeva. Alcuni momenti prima che la sua vista venisse offuscata da quell'oscurità, ricordava di essere arrabbiata.

Ma lei non aveva un quirk, ormai si era rassegnata. Le sue coetanee l'avevano presa in giro una miriade di volte per questo, così tante che ormai lei stessa si era convinta.

Con quella rabbia derivante da un futile motivo era riuscita ad uccidere sua madre, la donna che la aveva messa al mondo e a cui lei era legata come a nessun altro.

Era tutta colpa sua.

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