Capitolo 9-🌱Combattimento🌱

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"Quindi... siamo amici?"

"Mhm"

Si sentiva un idiota. Mhm? Che risposta era? E da lui poi? Il ragazzo si passò una mano tra i capelli biondi, mentre camminava verso casa di Akira. Erano passate due settimane da quell'episodio, eppure lui non faceva altro che pensarci. Non sapeva praticamente niente di quella ragazza, tranne il suo passato e che aveva una sottospecie di amicizia con quel nerd di merda. Era solito scegliere i propri amici solo dopo averne saggiato le abilità, ma con lei...era diverso. Era certo che in quella ragazza ci fosse una potenza assurda ed era curioso di scoprirla. Doveva scoprirla. Si schiaffeggiò una guancia, attirando verso di sé lo sguardo di un passante. 'Ma cosa diavolo vado a pensare?? Smettila di fare l'idiota!!'

Suonò il campanello con un gesto sbrigativo, rimettendosi la mano nella tasca dei pantaloni della tuta sblusati. Il cancelletto della villa si aprì con uno scatto. 'Eh? Perché non esce lei?'

Cominciò a camminare con titubanza per il vialetto di ghiaia. Quando suonò il campanello della porta principale gli aprì una donna dai capelli lilla tagliati a caschetto e degli occhi viola e languidi. "Ciao! Tu devi essere Bakugou, giusto? Io sono sua madre Ishikawa!" Disse lei amichevolmente tendendogli la mano. Il ragazzo la strinse con diffidenza. 'Tsk e ti pareva.'

"Accomodati! Akira sta finendo di prepararsi." Si spostò dall'entrata per far spazio a Bakugou che entrò guardandosi intorno, visto che la prima volta che era stato in quella casa non ne aveva avuto l'occasione. Era una casa molto grande, solo l'atrio era grande quanto camera sua. "Da questa parte." Disse la giovane donna guidando il ragazzo verso il salotto. Era una grande stanza con dei lunghi divani disposti attorno a un tavolino da caffè di vetro. Al muro c'erano diversi quadri antichi e grandi librerie di legno, come il pavimento, su cui erano stati messi dei tappeti pregiati. Il biondo si sedette su uno dei divani, notando che in uno scomparto della libreria era stata posizionata un enorme schermopiatto che andava a contrastare l'atmosfera che creava il mobilio antico. Dopo un po' la donna di cui aveva già dimenticato il nome riapparve, stavolta con un vassoio con sopra una teiera e delle tazzine. Le poggiò sul tavolino di vetro, poi si sedette sul divano davanti al suo. "Prego, serviti." Disse la donna, con un sorriso. Bakugou prese una tazzina e bevve un sorso della bevanda all'interno. 'Tè nero... è proprio ricca da far schifo."

"Allora..." cominciò la donna. "Da quanto state insieme? Tu e Akira intendo."

Il ragazzo per poco non si strozzò. "Cosa??"

"Beh sì, è da un po' che si comporta in modo strano. È più... solare, ecco. Volevo solo sapere se fossi tu la causa, per ringraziarti."

Il biondo si accigliò. "Noi non stiamo mica insieme! Figurati... con quella svitata? Tsk."

Ripose la tazza sul vassoio, ancora mezza piena. "Oh, scusa! N-non volevo fraintendere! È solo che, beh sai... dopo quello che è successo a sua madre... quella biologica intendo... Akira si è completamente chiusa in sé stessa, anche a causa del suo quirk. Ormai era raro vederla sorridere o di buon umore. Lei non mi sopporta, crede che abbia rimpiazzato sua madre, anche se non è vero... comunque da un paio di settimane, almeno credo, ride, scherza e tollera persino la mia presenza. Mi è sembrato strano." Spiegò la donna. Bakugou rimase in silenzio per tutto il tempo, stravaccato sul lussuoso divano.

"Eccomi! Scusa per il ritardo, ho avuto un piccolo imprevisto..." disse la ragazza scendendo dalle scale con la mano dietro la nuca. "Tch, finalmente! Sei più lenta di una fottuta lumaca!" Il biondo si alzò andando verso la ragazza. "Si può sapere che cazzo hai fatto fino ad ora??"

"Fatti gli affaracci tuoi!" Rispose la castana facendo la linguaccia. Aveva i lunghi capelli castani, perennemente scompigliati, legati in una coda di cavallo, la frangetta le ricadeva sugli occhi, come sempre.

Indossava una felpa nera aperta di davanti, un top bianco che lasciava scoperto l'ombelico, dei pantaloncini da basket neri e delle scarpe da ginnastica nere con delle calze bianche che le coprivano i polpacci. "Allora noi andiamo, eh. Ciao Hikaru!"

"Oh, ciao Akira!" Rispose Hikaru con un sorriso, facendo un cenno con la mano.

I due cominciarono a camminare verso un parchetto là vicino, dove ormai non andava più nessuno. Il biondo aveva sfidato Akira qualche giorno prima e lei, ovviamente, aveva accettato.

"Che cosa ti ha detto?" Chiese lei all'improvviso rompendo il silenzio. "Eh? Chi?"

"Come chi? Hikaru deficiente!" Il biondo si girò di scatto, infastidito. "DEFICIENTE A CHI, EH? RIPETILO SE HAI IL CORAGGIO!"

"Rispondi." Gli intimò lei, guardando dritto davanti a sé.

"Non darmi ordini. Comunque niente di importante. Perché? Qualcosa da nascondere per caso?"

"Ma no stupido. Volevo saperlo e basta." Il silenzio tornò a regnare, interrotto talvolta da urla divertite di bambini e dal rumore delle auto in lontananza.

Arrivarono dopo qualche minuto. Il parco era deserto. Un prato erboso ricopriva il terreno, costellato qua e là da alberi grandi e forti sui quali erano state improvvisate delle altalene fatte da pneumatici. Akira si levò la felpa, rimanendo in top, lo stesso fece il biondo a pochi metri di distanza che a differenza della castana buttò la felpa dove capitava, facendola sporcare di terra.

"Che ci giochiamo?" Chiese lei con le mani sui fianchi. Il biondo sembrò pensarci un attimo.

"Se vinco io dovrai fare tutto quello che dico senza obiezioni per un mese, se vinci tu invece lo farò io."

Akira ebbe un attimo di esitazione.

"Che c'è? È troppo per te?" La derise lui, con il suo solito ghigno.

"No è che... sembra la tipica proposta che farebbe un pervertito ad una bambina innocente."

Il ragazzo sgranò gli occhi.

"M-MA CHE CAZZO TI SALTA IN MENTE? TI RICORDO CHE QUELLA CHE STA FACENDO PENSIERI SCONCI SUL SOTTOSCRITTO SEI TU!" La castana scrollò le spalle. "Pensieri sconci? Su di te? L'importante è essere convinti,  Katsuki."

"KATSUKI?? COS'È TUTTA QUESTA CONFIDENZA?? COMBATTI STRONZA!"

La ragazza lasciò andare una risatina divertita, poi respirò profondaalmente, concentrandosi.

Lo stesso fece Bakugou, che cominciò  a scrutare la ragazza con attenzione, cercando qualche punto debole. 'Devo fare io la prima mossa!'

Fece partire un'esplosione da entrambi le mani, venendo così slanciato verso Akira, che si mise sulla difensiva. La colpì con un'ulteriore esplosione sulle braccia che si era messa davanti alla faccia. Continuò a sferrare attacchi simili finché Akira non aprì gli occhi e manipolando gli abiti del ragazzo lo spinse dall'altra parte del parco, buttandolo a terra. Cominciò a fissare il terreno intorno al ragazzo che diventò liquido inghiottendolo. Lui riuscì a liberarsi, e con un movimento veloce la prese per un braccio e, facendola roteare, la buttò in un punto lontano aiutandosi con un esplosione. La ragazza atterrò su dei cespugli finendoci in mezzo. "Ma porca... QUESTO È GIOCARE SPORCO!" Urlò lei per farsi sentire. Il biondo non si fece deconcentrare e rimase in posizione d'attacco. 'Per tutto il tempo non ha fatto altro che fissare il terreno e i miei vestiti e poco fa, quando ho sferrato il primo attacco, lei si è subito coperta gli occhi. Il suo punto debole sono gli occhi.' Aspettò che la ragazza si liberasse, poi si ributtò a capofitto, usando un'esplosione più potente della precedente. Non appena le fu abbastanza vicino mise avanti i due palmi da cui si liberò una luce accecante. Akira si coprì istintivamente gli occhi, allora Bakugou non esitò a saltarle addosso, facendola cadere a terra. Prima che la castana potesse fare qualcosa lui le coprì gli occhi con una mano, con l'altra le bloccò i polsi mentre con una gamba schiacciò le sue per impedirle alcun movimento.

"Ho vinto." Disse vittorioso con il suo solito ghigno.

"Pensi che faccia affidamento solo sul mio quirk, stupido?" Con un movimento veloce riuscì a liberare una mano dalla stretta del ragazzo e gli sferrò un pugno in pieno viso, invertendo le posizioni. Fuse le mani e i piedi di Bakugou al terreno, imprigionandolo.

"Sono io ad aver vinto." Disse la ragazza, con il fiatone.

"Maledetta..." sibilò lui tra i denti.

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